Rimessa in libertà
L'aquila impallinata ha ripreso a volare alla Pietra di Bismantova
Castelnovo ne' Monti Chi c'era, ne è stato testimone incredulo. Erano le 11 di ieri, in una zona pochissimo frequentata della Pietra di Bismantova, «e quando abbiamo aperto la cassetta di legno ha spiccato il volo immediatamente, come se non avesse mai smesso».
Nonostante quei due pallini ancora in corpo, in posizioni troppo delicate per essere rimosse. Nonostante quando l'avevano recuperata in un pollaio, ridotta - come avevamo raccontato - a trasformarsi da grande cacciatrice a ladra di polli, nessuno avrebbe scommesso in un finale che almeno per ora pare lieto.
Il protagonista è lui, il maschio adulto di aquila reale al centro di una storia (fortunatamente) capovolta: è stato il proprietario dei polli predati a capire che le incursioni del rapace erano segno di una sua enorme difficoltà a sopravvivere.
Appostandosi, è riuscito a intrappolarlo e a far arrivare a San Polo d'Enza i volontari del Rifugio Matildico, facendo in modo che l'aquila reale venisse immediatamente affidata alle cure del responsabile sanitario della struttura, il veterinario parmigiano Tiziano Iemmi. E nelle ore successive si è potuta scrivere l'ultima parte della sua biografia: parlava di tre pallini di piombo conficcati uno nell’ala, uno intracranico tra i due bulbi oculari e uno sotto l’occhio destro, sparati inequivocabilmente dal basso verso l’alto.
Le ferite si erano rimarginate facendo restare come «coinquilino» il contenuto delle munizioni. Ma è così che il piombo aveva creato un problema in più: una pesante intossicazione al fegato.
«Se oggi la reintroduzione di quest'aquila in natura è possibile, è perché un veterinario straordinario come Iemmi ha fatto di tutto per salvare un animale con una situazione davvero molto compromessa - sottolinea il presidente della Lipu Michele Mendi -. Rispetto alle scarse speranze iniziali, diventa anche un precedente importante e incoraggiante in caso di salvataggi di animali in gravi condizioni».
Il ritorno alla libertà dell'aquila reale è avvenuto, e a favore di vento, sotto gli occhi dei responsabili della Lipu del Comando dei carabinieri forestali di San Polo d'Enza e di quello di Reggio Emilia (che continuano le indagini per arrivare all'autore del ferimento di un animale a rischio di estinzione), di una funzionaria della Regione Emilia Romagna, e del presidente del Rifugio Matildico Ivano Chiapponi.
Cruciali saranno però i prossimi giorni.
«Scopriremo subito - dice Mendi - se l'aquila reale andrà di nuovo in difficoltà e se sarà necessario un nuovo recupero». A permettere da ieri il monitoraggio continuo è il ricevitore satellitare applicato dall’Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. «Con un errore massimo di 15 minuti, potremo seguire i suoi spostamenti, capire come si posizionerà sul territorio - continua il presidente Lipu -. E pure se si posizionerà o deciderà di andare via».
Perché cambiare residenza? Un motivo potrebbe essere prevalente: il maschio salvato fa parte di una delle 7-8 coppie di aquila reale che oggi popolano i cieli dell’Appennino tra Parma e Reggio ma la stagione della riproduzione è già partita. Dovrà probabilmente cercare una nuova compagna e una nuova casa, e da lì dipenderà la direzione del suo volare.
Il monitoraggio minuto per minuto durerà per qualche anno, come successo nel tempo a altre aquile ferite e poi restituite ai cieli. Sarebbe bello che anche i «non addetti ai lavori» potessero seguire in diretta questo affasciante e curioso «Grande fratello della natura», ma se «la cultura nel tempo un po' è migliorata, il bracconaggio resta ancora e non possiamo permetterci che venga localizzata da chiunque». E' proprio la sua storia di impallinata e intossicata che lo insegna, purtroppo.
Chiara Cacciani