Terremoto

Seirs, quattro container giganti pronti a partire per la Siria

Roberto Longoni

«I miracoli si avverano, se gli uomini uniscono i cuori». Radwan Kawathmi osserva i bancali di aiuti stipati nel grande magazzino del Seirs, in via Mantova. Con sé ha una lettera della Mezzaluna rossa destinata agli «angeli inviati dalla provvidenza, i fratelli di Parma che non sapevamo di avere. È nei momenti del bisogno che si vedono i veri uomini». Non si può definire miracolo quanto ha portato a impilare cartoni su cartoni di cibo, vestiario, medicine e prodotti per l’igiene, shelter prefabbricati in grado di trasformarsi in ambulatori (grazie anche ai letti messi a disposizione dall'Azienda ospedaliera e a otto respiratori per affrontare le numerose emergenze polmonari). «Anche per questo non smetterò di ringraziare: due dei principali ospedali di Aleppo - ricorda Kawathmi - sono crollati...». Gli shelter, dotati di pannello fotovoltaici per una minima autosufficienza energetica, possono anche diventare rifugi ben più confortevoli delle tende per è senza casa. A confrontarsi con i «magazzini dell'altruismo» Luigi Iannaccone e i volontari del Seirs Croce gialla sono abituati: dal 1991 pesano in tonnellate di solidarietà il cuore delle aziende e dei privati parmigiani. Ucraina docet.

I 400mila senzatetto

Semmai l'intervento «superiore» verrebbe da sospettarlo analizzando la parte logistica della campagna di aiuti. Nel sisma siriano è come se Madre terra avesse voluto accanirsi su un territorio già dannato dall'uomo. Le scosse a volte hanno dato la spallata finale a edifici già danneggiati da anni di guerra: mentre il muro delle sanzioni subito era rimasto intatto. Ora, un varco si è aperto, e Parma ha svolto un ruolo da apripista per aiutare, anche la Siria, dove oltre agli 8.500 morti si contano 400mila «vittime viventi»: i senzatetto privi di qualsiasi fonte di sostentamento. Fino a poche settimane fa erano irraggiungibili dalla gran parte degli aiuti internazionali.

«Attraverso la Gazzetta di Parma - racconta Kawathmi, 70 anni, presidente di una società di import-export a Parma molto attiva nella distribuzione di elettrodomestici in Africa Settentrionale e in Asia - subito dopo il terremoto avevo lanciato l’appello affinché fossero tolte le sanzioni. Due giorni dopo, sono stato ricevuto alla Farnesina, dove ho potuto vedere con i miei occhi una copia del giornale negli uffici governativi: l’articolo era stato preso in considerazione e aveva già smosso le coscienze». Verificata la piena disponibilità all'ascolto da parte del governo italiano, Kawathmi ha inviato una mail a Washington, descrivendo la situazione disperata della gente che vive nella zona di Aleppo. Da questa antichissima e popolosa città lui stesso era partito da ragazzo, fresco di maturità scientifica per iscriversi a Economia e commercio a Parma, giovanissimo fan di Verdi. Ora è innamorato anche di Parma, «città unica nel suo genere».

La risposta degli Usa

La «colpa» dei terremotati d’Aleppo sarebbe quella di trovarsi al di qua del confine, a sessanta chilometri dalla Turchia così congestionata dagli aiuti internazionali da aver chiesto il loro stop. «Il Dipartimento di Stato - spiega Kawathmi - ha impiegato 48 ore a rispondermi, comunicandomi di aver deciso di sospendere le sanzioni internazionali fino al 22 agosto». Magari l’emergenza umanitaria si concludesse a quella data. In ogni caso, è già qualcosa, e infatti Kawathnmi commenta: «Siamo riusciti a risolvere un problema immenso». Attraverso la Fondazione Aga Khan (che ha già ricostruito l'antico suk di Aleppo distrutto dall'Isis perché emblema della multireligiosità della Siria), della quale è membro del consiglio d’amministrazione, l’italo-siriano è così subito riuscito a inviare nella sua città d'origine un C-130 con due ambulanze, cibo, plasma per i tanti feriti e medicinali, in particolare per curare le infezioni polmonari molto diffuse anche a causa del freddo del periodo.

L'«alleanza» con il Seirs

Intanto, si sono intensificati i suoi rapporti con Iannaccone e i volontari di via Mantova impegnati come sempre a fare da collettore dello slancio della solidarietà parmigiana. Grazie ai rapporti con la Msc Shipping e con la Msc Foundation di Ginevra, si è potuto organizzare una spedizione via mare per Latakia, l’antica Laodicea. «Gli aiuti sbarcheranno direttamente in Siria, a 60 chilometri da Aleppo - annuncia Kawathmi -. Saranno subito immagazzinati dalla Mezzaluna rossa, che con i suoi mezzi provvederà a trasportare ogni bancale nelle zone devastate dal terremoto. In sei giorni dalla partenza saranno a destinazione». Si evita così di passare dal Libano, dove hanno fatto scalo altri carichi, sottoposti a ritardi e «alleggerimenti» prima di giungere alla meta.

Container giganti

Al porto di Genova, i quattro high cube container arriveranno grazie alla Lanzi trasporti, con la quale il Seirs ha più volte collaborato nel corso degli anni. In attesa di essere caricati sulla nave della Msc diretta a Latakia, staranno nei magazzini della stessa ditta parmigiana di logistica. Il presidente del Seirs sottolinea come, per la riuscita di questa spedizione «intermodale» abbia collaborato il Coordinamento provinciale delle associazioni di Protezione civile Parma. Lo sforzo del nostro territorio (e non solo, perché molti aiuti vengono anche da fuori provincia e regione) è stato notevole.

La schiera dei donatori

«Le donazioni più consistenti - ricorda Iannaccone - sono state effettuate da Ikea International e Ikea Parma, dalla Pubblica assistenza Seirs Croce gialla Parma, Barillla (inviate direttamente dallo stabilimento di Bolu Tisisceri, in Turchia), Newlat di Reggio Emilia, Parmalat, Azienda ospedaliera universitaria di Parma, Fondazione Munus, scatolificio Sandra, ditta Mo.El, associazione Acp Humanitarian Aid, istituto Bodoni e liceo Ulivi di Parma, Roby profumi di Roberto Curà, Comune di Parma, Assistenza pubblica di Traversetolo, sezione di Parma dell'Unione nazionale cavalieri d'Italia, Associazione Amar costruire solidarietà di Reggio Emilia, azienda Woodly di Lesignano, Fondazione Azimut, Associazione chiesa evangelica di Reggio Emilia. Inoltre, dobbiamo ringraziare i numerosissimi cittadini che non si sono voltati dall'altra parte. Ancora una volta, ci siamo sentiti parte di una grande squadra che gioca davvero con il cuore».

Roberto Longoni