EDITORIALE
Metaverso: quanti rischi. Tuteliamo i ragazzi
Ci mancava anche il metaverso, ad allontanarci ulteriormente dalla realtà. La transizione è già in atto e ci sta proiettando, sempre di più, in un mondo immaginario in cui possiamo interagire. Matrix, per dire, è roba da pivelli. È l'alba di una nuova epoca, il futuro post Internet, dove gli utenti, che accedono tramite visori 3d, vivono esperienze virtuali: possono creare avatar realistici, incontrare altri utenti, dare vita a oggetti o proprietà, andare a concerti, conferenze, viaggiare, acquistare e altro ancora. Da soli a casa, seduti su un divano. Non è un po’ come vivere un’allucinazione? Nei giorni scorsi ho approfondito il tema sulle pagine della Gazzetta, dal punto di vista del business e delle opportunità per l'e-commerce. Ebbene, chi conosce questa materia non ha dubbi: l'aspetto più importante da considerare è l'impatto sociale che questo spazio parallelo determinerà, ancor prima dei plus economici e di marketing che ne possono derivare.
Osservavamo giovani alienati nei mondi dei social, dei video games e di internet. Ragazzi e ragazze che si rapportavano tra loro sempre più telematicamente e meno «de visu», come se lo scudo protettivo del computer o dello smartphone fosse per loro una sicurezza, un modo per andare oltre le loro paure, utilizzando questi strumenti, anche smisuratamente, allo scopo di essere nel mondo dei coetanei senza il pericolo di esporsi troppo, di mettersi in gioco in prima persona. Anche il linguaggio ha subito nel tempo una notevole trasformazione e, mentre qualcuno si arricchiva con questo business molto redditizio, i nostri giovani crescevano con difficoltà nella vita reale, nell’affrontare le problematiche del quotidiano. Poi è arrivata la pandemia e la situazione è degenerata.
Al momento, si conosce solo una minima parte delle immense possibilità del metaverso, ma in una realtà distopica, che ricorda la saga dei fratelli Wachowski, quale sarà la linea di demarcazione che proteggerà in futuro dalle insidie facilmente intuibili? Quali saranno le misure, le regole, le tutele per chi entrerà in questa nuova dimensione? Chi ne sarà il giudice? Lo sa bene anche Meta, che già da un anno ha introdotto nel proprio metaverso la possibilità di evitare, ad esempio, interazioni indesiderate. E' una protezione virtuale a metà strada tra il blocco di un profilo social e un'ordinanza restrittiva. Problema risolto? Niente affatto. Perché si può bloccare un avatar, ma non una persona fisica. Non solo. Al momento il controllo è demandato alle singole piattaforme. Regole interne, non leggi. Comportamenti scorretti, non reati. Contratto tra utente e azienda, non norme.
Dunque, ciascuno potrà avere un alter ego (avatar) e potenzialmente potrà crearlo con le fattezze che preferisce. Ma in un mondo virtuale dove l’utente si vede, bello, alto, biondo e con il fisico palestrato, si può stare senza perdere il contatto con la realtà? Di certo sono condizioni effimere, comode e compensatorie. Significa voler vedere ciò che più ci dà benessere, ma al tempo stesso ci evita frustrazioni, che richiedono impegno e forza per essere superate.
Siamo in una società dove è continuo il tentativo di rimuovere il dolore; lo si evita, lo si rifugge, si va altrove, mentre la vita è fatta di inciampi e di sofferenza, di prove ed errori, di scoperte e successi grazie a tutto questo.
Nel frattempo, tra dieci o vent'anni, quando attraverso un avatar potremo uscire dal mondo reale, qualcuno starà osservando e analizzando tutto ciò che faremo attraverso gli occhiali o una maschera. È un allarme che va lanciato prima che sia troppo tardi. Nel momento in cui le persone si trasferiranno in uno spazio digital così perfetto, la capacità di manipolazione delle loro menti sarà estrema: tutto sarà credibile. Ma nella realtà vera quale sarà il risultato? I giovani diventeranno totalmente asociali, non vivranno la vita reale, studieranno con gli occhiali, isolati, incapaci di comunicare e, soprattutto, ci sarà qualcuno che entrerà nelle loro vite, in un modo infinitamente maggiore di quanto accade oggi. Di recente, un manager di Facebook ha dato le dimissioni per questo. Pensiamoci e non lasciamoci travolgere ancora una volta, tuteliamo le generazioni future prima che sia troppo tardi.
Patrizia Ginepri