Intervista
Enrico Vanzina: «”Sapore di mare”, un successo che dura da 40 anni»
Che anno il 1983 per Enrico e Carlo Vanzina. Proprio quarant’anni fa, infatti, uscì una coppia di pellicole che fece il botto: «Sapore di mare» e «Vacanze di Natale». Una «ditta», la loro, che alla lunga ha saputo convincere i critici e fare divertire - da subito - il pubblico. Con Enrico Vanzina - il fratello Carlo è morto nel 2018 -, che nel 2016 a Salsomaggiore vinse il premio «Mangiacinema - Creatore di sogni», ideato dal giornalista Gianluigi Negri, abbiamo ripercorso quell’annata di successi che ha cambiato la storia della commedia all’italiana.
Come nacque l’idea di «Sapore di mare»?
«Nei primi anni ‘80 io e Carlo realizzavamo film popolari per i giovani ma non era quello che volevamo fare. Grazie alla forza contrattuale dei nostri successi, riuscimmo a realizzare una pellicola più personale, appunto “Sapore di mare”, che rispecchia un senso, un sentimento e un’atmosfera che si respirava negli anni ‘60: le vacanze estive in Versilia che noi conoscevamo bene. Un film importante che, però, all’inizio della lavorazione suscitò le perplessità dei produttori che non erano d’accordo sulla storia che andavamo a raccontare perché pescava nella memoria».
Fu difficile la scelta degli attori?
«Anche in questo caso la produzione aveva dei dubbi sulla scelta di Christian De Sica e di Virna Lisi. Christian non era ancora molto conosciuto e Virna perché, forse, non la ritenevano adatta al ruolo. Ma io mi imposi e questa mia scelta fu ben ripagata: la carriera di De Sica decollò e la Lisi vinse il David di Donatello e il Nastro d’argento».
Cosa disse suo padre (il regista Stefano Vanzina, in arte Steno ndr) di questa pellicola?
«Sia “Sapore di mare” che il successivo “Vacanze di Natale” gli erano piaciuti molto. Dino Risi amava “Sapore di mare”: fu proprio lui che ci insegnò di mettere la musica a rinforzare la storia, come seppe fare mirabilmente nel suo film “Il sorpasso”. E così abbiamo fatto».
Ma proprio i diritti legati alle canzoni crearono non pochi problemi ai produttori.
«Proprio così. Fu Claudio Bonivento, all’epoca agente di Jerry Calà, ad occuparsi della delicata questione delle canzoni inserite nella colonna sonora. Un compito difficile, che riuscì a portare a termine e gli valse il titolo di coproduttore del film. Ricordo, infine, che la musica del film è di Edoardo Vianello».
Perché «Sapore di mare» e non «Sapore di sale» come cantava Gino Paoli negli anni Sessanta?
«Non abbiamo potuto comprare i diritti di quella canzone e così abbiamo scelto “Sapore di mare” per distinguerci. E’ curioso il fatto che, nel sequel (“Sapore di mare 2 - un anno dopo” di Bruno Cortini ndr), compaia lo stesso Paoli che canta proprio “Sapore di sale”. Ma è andata bene così».
Si aspettava tutto questo successo? E che il film, dopo 40 anni, conservi la freschezza di allora?
«Avevamo un budget limitato: girammo a Forte dei Marmi ma anche a Ostia e Fregene per ridurre i costi. Questo film è il “romanzo di formazione” mio e di Carlo: racconta l’amicizia, l’amore, i primi baci, la prima lettera, il rapporto con i genitori, un mondo lontano e ingenuo, una gioventù spensierata. Il tempo è stata galantuomo riconoscendo la forza e la freschezza del nostro film».
Dopo il successo di “Sapore di mare” perché lei e suo fratello non faceste il sequel?
«Non facciamo mai i sequel, lasciammo il soggetto”.
Sarebbe possibile oggi un nuovo “Sapore di mare”?
«È possibile tutto. Io e Carlo abbiamo realizzato, nel 2014, “Sapore di te”, più malinconico. Partendo dal finale di “Sapore di mare”, sulle note di “Celeste nostalgia”, per ambientare negli anni ‘80 la nuova pellicola».
Sempre nel 1983, il 23 dicembre, uscì “Vacanze di Natale”, la versione invernale di “Sapore di mare”: lei e suo fratello avevate già un progetto?
«Fu una magnifica doppietta: “Sapore di mare” e “Vacanze di Natale”. Completata, sempre nel 1983, da “Eccezzziunale… veramente”: tutto in un anno, davvero irripetibile. Ritornando a “Vacanze di Natale”, dopo la prima di “Sapore di mare”, Aurelio De Laurentiis chiamò me e Carlo a pranzo perché voleva realizzare una pellicola sulle vacanze invernali a Cortina d’Ampezzo, luogo che noi Vanzina conoscevamo bene, ma stavolta ambientato nel presente, negli anni ‘80, sulla contemporaneità. Raggiungemmo subito l’accordo e firmammo il contratto su di un tovagliolo. Questa volta io e Carlo avevamo un film di riferimento del passato come “Vacanze d’inverno” di Camillo Mastrocinque con Alberto Sordi e Vittorio De Sica, uscito nel 1959 e ambientato proprio a Cortina d’Ampezzo. Posso aggiungere una curiosità legata a due nostre pellicole: qualcuno disse che i film sulla neve e quelli legati al calcio non andavano bene. Fu decisamente smentite dai fatti».
Ritorniamo al presente: è in arrivo un nuovo film? E anche un libro?
«Sto lavorando per una pellicola per la sala ma è un compito non facile. Conclusa la trilogia «La sera a Roma», «Una giornata di nebbia a Milano» e «Il cadavere del Canal Grande», uscito lo scorso anno, nel 2024 dovrebbe uscire un libro sulla volatilità dei rapporti al giorno d’oggi».
Vanni Buttasi