Cozzano
Pasqualino Soi, 10 anni dopo: dichiarazione di morte presunta
Langhirano Le fotografie hanno sospeso il tempo. Chissà come gli anni avrebbero cambiato il suo aspetto, in che modo il tempo avrebbe segnato il suo volto. Sono passati 10 anni da quando Pasqualino Soi è sparito nel nulla a Cozzano, lasciando i famigliari in un limbo di dolore, di domande e ipotesi, vedendo affievolirsi sempre di più la speranza, un giorno dopo l’altro.
E ormai è prossima la parola fine a questa vicenda, almeno dal punto di vista giudiziario: il Tribunale infatti, come prevede la legge, presto emetterà la sentenza con la dichiarazione di morte presunta. Un atto formale che però difficilmente riuscirà a darà pace ai familiari. Era il 23 febbraio 2013 quando l’abitazione dove l’allora 44enne, originario del Cagliaritano ma residente da anni nella frazione di Langhirano, era andata in fiamme. In casa però non c’era nessuno. Di lui nessuna traccia, nessuna pista da seguire, se non quella delle ipotesi. La notte era nevicato molto, rendendo più complicati eventuali spostamenti. L’uomo poi non guidava e sarebbe stato complesso anche muoversi a piedi. I giorni e i mesi successivi le forze dell’ordine lo hanno cercato ovunque nella zona, con battute di ricerca che hanno visto in campo diverse forze.
Parallelamente la famiglia si era mobilitata, lanciando appelli sui social, sui giornali. Viene trovata una lettera lasciata dall’uomo, carica del disagio che stava attraversando. Parole che lasciavano intendere che abbia deciso di togliersi la vita, ma non trovando ulteriori prove i familiari hanno sperato in un allontanamento e si era anche fatto strada il timore che qualcun altro fosse coinvolto. La priorità per un po’ è stata la tutela dell’anziana madre, protetta dai figli dal clamore della vicenda, incapace di rassegnarsi.
«Le abbiamo detto che era all’estero per lavoro, ma si chiedeva il perché di nessuna telefonata – racconta la sorella Alba -. Ho cercato di rasserenarla più che ho potuto, ma fino alla sua morte, nel 2016, ha sempre avuto questo pensiero in testa, “il suo bambino”, il più piccolo dei suoi figli».
Nel 2017, i familiari hanno chiesto aiuto a «Chi l’ha visto?» per dare nuovo impulso alle indagini. Una troupe era giunta a Cozzano, ascoltando le testimonianze anche degli amici. Anche lo scorso anno la sorella era nuovamente tornata a lanciare il proprio appello tramite i canali della trasmissione di Rai 3, sul cui sito ancora oggi è presente la segnalazione dell’uomo. «Mi sono aggrappata ad ogni singolo dettaglio, non mi sono mai arresa – prosegue -. Pensi tutto, anche quello che appare inverosimile, perché non si svanisce così nel nulla. Mio fratello era una persona sociale, aveva una marea di amici che si sono mobilitati per trovarlo. La lettera che è stata trovata era molto cruda, sentivo la difficoltà che stava attraversando. Penso fosse arrabbiato con la vita, non gli piaceva la sconfitta. Ma d’altra parte non abbiamo mai avuto prove che confermassero quella ipotesi. E, conoscendolo, non era il tipo da bruciare tutte le sue cose in quel modo. Piuttosto le avrebbe regalate».
Dieci anni di interrogativi, di speranze in un segnale che non è mai arrivato. Ora giungerà la dichiarazione di morte presunta. «Siamo consapevoli del tempo passato, non ci sono state novità e lo abbiamo accettato per forza, non possiamo fare diversamente. Prendiamo atto di quello che è stato deciso, anche se non ci piace, perché è come arrivare ad una fine che fine non è. Non abbiamo certezze, nessuna prova. E quindi manterremo acceso quel filo di speranza - conclude Alba -. Impari a conviverci, la vita deve andare avanti, però è nostro fratello».
Maria Chiara Pezzani