Allarme minori
Già a 11 anni fumano le "monouso". "Possono creare dipendenza"
La lettera dell'Istituto Parma Centro alle famiglie: "Collaboriamo"
A chiedere di «puff» nel mondo adulto è frequente avere una risposta che oscilla tra l’«eeeh?» e la seduta d’arredo. Tra gli adolescenti, nelle tabaccherie e online è tutta un’altra storia.
Racconta di sigarette elettroniche usa e getta che hanno fatto diventare un nome commerciale anche nome comune, alternato al più colloquiale «pipetta». Piccole, aromatizzate, accattivanti nei colori, somigliano a evidenziatori o a chiavette Usb. Il principio è quello delle e-cig: si attivano nel momento in cui si aspira e contengono spesso una quantità di nicotina. E come per gli alcolici sono vietate (vendita compresa) ai minorenni perché causano dipendenza e rischi per la salute. Eppure. Eppure sono diffuse già tra gli 11enni. «Fino a qualche settimana fa non le conoscevamo nemmeno noi: ci siamo incappati per caso e si è aperto un mondo - ammette Maurizio Olivieri, dirigente dell’Istituto Parma Centro -. Già a quella età si usano, si scambiano e c'è chi le procura in modi ingegnosi e chi fa da “basista”. E ci preoccupa perché è evidentemente un “entry level” nel mondo del fumo».
Insieme alla vicepreside Maria Romano ha deciso di inviare una lettera alle famiglie perché quel mondo si aprisse anche ai loro occhi, ignari o poco consapevoli, anche dei rischi penali che possono coinvolgerle. E da lì innescare una ricaduta positiva - e educativa - sui ragazzi. «E' nato tutto dalla segnalazione di alcuni genitori, preoccupati dal cambiamento d'umore dei figli - spiega Romano -. Abbiamo cercato segnali e è venuto fuori che l'utilizzo di queste e-cig così mimetizzabili tra gli oggetti scolastici erano diffusi e diventati rito di gruppo». Il gusto del proibito in adolescenza. Senonché, «pure una minima percentuale di nicotina influisce sulla fisicità di chi è in una fase delicatissima per il metabolismo». Non solo: se si è cercato di fare fronte comune coi genitori è anche perché «l'età si abbassa: prima affrontavamo il problema delle dipendenze in terza media, oggi in prima. E c'è chi ha già fatto il salto verso la sigaretta a combustione».
Su una cosa vuole essere chiara, Romano: «I ragazzi non sono colpevoli e la nostra non è un caccia alle streghe o proibizionismo: è attivare meccanismi di prevenzione in ottica educativa, collaborando con le famiglie e anche con esperti che possano spiegare cosa può accadere a livello legale». Ossia - soprattutto per gli under 14 - che le responsabilità giuridiche ricadono sugli adulti.
Un bagno di realtà arriva da uno dei genitori che hanno dato l'allerta: più volte il figlio aveva sottratto la sua tessera sanitaria per fare acquisti al distributore automatico di una tabaccheria. Se avesse dato una delle «pipette» a un compagno e la famiglia di quest'ultimo l'avessero scoperto e denunciato, nei guai sarebbero finiti loro.
C'è poi chi usa gli account degli adulti di casa per acquistare online: problema dell'età aggirato, ma rischi simili. «I ragazzi: non si rendono conto che possono mettere in difficoltà i genitori - prosegue Romano -. Rispetto a se stessi, invece, tante volte ci sentiamo dire “Ma io smetto quando voglio”. Non è così: c'è la dipendenza e i meccanismi psicologici non controllabili che vanno ad agire sulle fragilità che compaiono durante la crisi adolescenziale».
Nella lettera c'è la sollecitazione a «riflettere sugli stili educativi. Non è facile controllare, ma si può stringere un patto coi propri figli, conquistandone la fiducia e favorendo un'auto-responsabilizzazione». Ma c'è anche l'invito a ragionare su un malinteso concetto di privacy: «Tante volte - sottolinea Olivieri - gli abboccamenti arrivano dai social e a 11 anni non hai la consapevolezza necessaria. E' per questo che serve l'occhio dell'adulto». Oltre alla sensibilizzazione di chi le vende o chi sfrutta la maggiore età per rifornire chi è (ancor) meno maturo.
Chiara Cacciani