Tra viale Mentana e viale Fratti
Materassi e immondizie: un bivacco vicino al Duc
Il cartello recita «stradello Porta Pia». E mai nome parve più adeguato. Sì, perché questa non è una via ma una breccia, una trincea. Meglio: un crepaccio. Da una parte il Duc, dall'altra la Casa della Salute con in mezzo, inspiegabile in quel luogo così frequentato, quella ferita di cemento e immondizia, un covo di materassi e abiti sporchi. Bottiglie vuote e disperazione.
«Da quanto tempo è così? Da anni e nessuno fa niente. Anzi, un po' è migliorato da quando, almeno, hanno chiuso una porta impedendo di accedere ad una stanza sotterranea che era diventata una specie di casa».
E a chiamarla casa ci vuole del coraggio. Sì, perché quello stradello interrato, da un lato protetto da una cancellata sempre aperta e dall'altra bloccato da un grumo di filo metallico ossidato e strisce di plastica, è comunque il rifugio di disperati che qui vengono a dormire e stordirsi: lo dimostrano i materassi lerci, le bottiglie e i coriandoli di stagnola che hanno avvolto le dosi di sostanze di ogni genere. «So che sono stati fatti esposti, segnalazioni, ma fino ad ora non è stato fatto quasi niente», prosegue un altro dei tanti che qui passano ogni giorno. Ma che preferisce glissare sul nome perché «non si sa mai».
Eppure che qui si sopravviva è evidente: non si può non notarlo andando a farsi visitare dai medici che operano nella Casa della Salute o entrando negli uffici del Duc che sono a fianco: anzi, visto dall'alto, dai finestroni dei piani superiori della sede del Comune, il degrado deve apparire ancora più sfacciato.
«E poi ci sono parecchi che dormono nel piazzale antistante la Casa della Salute», aggiunge un altro dipendente che indica col dito le coperte che durante il giorno restano esposte in bella vista. Di notte invece servono ad addomesticare il freddo. In mezzo alla piazza, da molti mesi poi, una serie di barriere in metallo suggerisce «lavori in corso». Ma secondo chi passa spesso di lavori non se ne vedono. In compenso si nota che qui tutti sono rassegnati.
«Adesso, con la bella stagione, la situazione migliora appena, la luce riduce il timore. Ma d'inverno, col buio che arriva presto, si ha la sensazione di arrivare in una terra di nessuno e il timore è che qualcuno di questi senzatetto, che si infrattano cercando un riparo, possa uscire e affrontare a muso duro noi che siamo costretti a passare di qui», è la frase ripetuta più volte. «Questi poveretti cosa hanno da perdere?». Una domanda che resta amaramente senza risposta mentre saltano all'occhio le bandiere che danzano al vento: c'è quella italiana e quella della Ue. Ma chissà perché da stradello Porta Pia l'Europa sembra molto lontana.
Luca Pelagatti