Lutto
Il Regio piange «Toninè» Giovannini morto a 102 anni
È stato per tanti anni l’anima amministrativa del Regio lavorando (è proprio il caso di dirlo riferendosi ad un teatro) dietro le quinte con passione e competenza rifuggendo sempre le luci dei riflettori. Antonio Giovannini (per gli amici «Toninè»), è deceduto nei giorni scorsi alla veneranda età di 102 anni.
Di antica famiglia originaria di San Lazzaro, trascorse la sua giovinezza prima in via Cairoli e poi in Borgo del Parmigianino. Inoltre, frequentava assiduamente l’oratorio Salesiano di Strada Saffi ai tempi di Monsignor Camisasca. Ricordava sempre le partite a calcio disputate sul campo dai salesiani e le pallonate date e ricevute. Si diplomò in ragioneria e, a soli vent’anni, dovette partire per la guerra che lo tenne lontano da Parma per 6 anni. Dal fronte greco-albanese, tornò in Italia, indi in Sardegna e poi confluì nel Corpo di Liberazione Nazionale.
La guerra gli lasciò indelebili tracce sia nel fisico, a causa di una scheggia di bomba, che nello spirito per la cocente delusione di una giovinezza, di fatto, non vissuta. Ritornato a Parma nel 1945, si trovò senza più i genitori, morti durante la guerra, con un diploma in tasca e tanta voglia di rifarsi una vita. Con il visto già ottenuto per l’Argentina, ricevette dal Comune una proposta di assunzione. L’amore per la sua città vinse la pur allettante tentazione di cercare fortuna all’estero. I primi anni si presentarono indubbiamente duri, ma Antonio sembrò incarnare alla perfezione quello spirito che si identificava nella voglia di ricostruire, tipica degli anni del dopoguerra, in una Parma devastata dalle bombe. Dopo alcuni anni in Municipio, accettò di occuparsi dell’amministrazione del Teatro Regio. Sono gli anni della gestione dell’assessore Negri con il quale, Antonio, formerà un binomio inossidabile che porterà il nostro «tempio della musica» alla fama internazionale.
Negri riuscì a far arrivare i migliori cantanti in circolazione a quei tempi mentre Giovannini gli assicurò rigore e dedizione totali. Il Teatro Regio diventò la sua seconda casa, sia per gli orari di lavoro, sia per la passione che viveva e trasmise a chi gli stava accanto.
«Toniné» si rese pure protagonista di episodi emblematici come quando arrivò in teatro un allarme-bomba per un ordigno che sarebbe stato messo nelle cantine del Regio. Erano gli anni della contestazione e del terrorismo e, tali pericoli, erano all’ordine del giorno. Giovannini, per non annullare la rappresentazione con inevitabile danno alle casse comunali, si prese la responsabilità di andare di persona a verificare la presenza della possibile bomba e, verificatane fortunatamente l’assenza, dispose di proseguire l’opera lirica in programma. Sul lavoro amministrativo fu di una precisione e di una professionalità esemplari, basti dire che, il 1° gennaio 1973, primo giorno di applicazione dell’IVA , ricevette una telefonata dal Ministero delle Finanze che chiedeva supporto di come l’avesse applicata, in quanto era stato uno dei pochi ad averla già inserita in contabilità. Spirito libero ma credente, nel 1959, si sposò con l’adorata Giuseppina che gli diede due figli: Beatrice e Roberto. Assistette amorevolmente la moglie, per dieci anni , provata da una grave malattia, poi il suo amore si proiettò sui nipoti Riccardo, Caterina e Veronica. Grazie alle amorevoli cure dei propri cari riuscì ad arrivare a 102 anni e a destinare i suoi sorrisi e i suoi abbracci al pronipote Marco.
Antonio era una di quelle figure mitiche di una Parma che non c’è più. Può sembrare il solito stereotipo che si ama ripetere in questi casi ma, chi l’ha conosciuto veramente, sa quanto invece tale giudizio sia vero ed appropriato per Toninè: «al ragàs äd bórgh dal Pramzanén».
Lorenzo Sartorio