Incontro

Il lupo, gli altri animali selvatici e l'uomo: guida per conoscere e convivere

Chiara De Carli

Il lupo fotografato a fine febbraio a «passeggio» nel quartiere Montanara era diventato, suo malgrado, famoso. La sua foto, finita su tutti i giornali e «rimbalzata» da una chat all’altra, aveva creato un po’ di apprensione nei residenti anche se, a dirla tutta, a vederlo dal vivo erano stati in pochi e la sua presenza non aveva causato «incidenti».

Alla luce di questa esperienza, l’associazione «Montanara per il futuro» ha voluto cercare di dare una risposta a tutti coloro che si sono chiesti se, al di là del battage mediatico, il lupo - e con lui tutti gli animali selvatici - sia davvero pericoloso per gli umani o se sia possibile una convivenza serena.

E, grazie all’impegno dei soci, la sala riunioni della chiesa di Sant’Andrea ha ospitato l’incontro, coordinato da Vincenzo Villani, con Fabio Ghirardi, divulgatore naturalistico e direttore dell’associazione italiana esperti d’Africa; Emanuele Fior, tecnico del Servizio conservazione dei Parchi del Ducato; Ivano Chiapponi, responsabile del Rifugio Matildico e il veterinario Tiziano Iemmi: esperti che quotidianamente lavorano a contatto con gli animali selvatici.

«Quale approccio tenere nei confronti della fauna selvatica - ha esordito Ghirardi -? Oggi abbiamo una polarizzazione molto forte: pro o contro selvatici, con persone col dito pronto sul grilletto e persone che darebbero una ciotola di croccantini ai lupi. Entrambe le posizioni sono sbagliate: la valutazione del rischio dipende da quanto ci si espone ad esso. L’animale si comporta da animale, ma noi, conoscendolo, possiamo governare il rischio che comporta la sua presenza». Conoscere però non basta, ci vuole anche la giusta formazione e la capacità di mettere in atto quello che si è appreso, come ha sottolineato Fior illustrando le «buone abitudini» da avere sia in ambito urbano che in mezzo ai boschi e rispondendo alle domande dei presenti.

«Ci sono due livelli di rischio, quello reale e quello percepito, e spesso sono disallineati. L’Emilia-Romagna è una regione particolarmente antropizzata e gli animali selvatici si avvicinano, ma spesso non ce ne accorgiamo nemmeno. Per non avere problemi, però, non dobbiamo sottovalutare il rischio: un po’ di paura “buona” ci serve per fare un passo avanti nella convivenza. Andare nei boschi con il cane non è rischioso: basta tenerlo al guinzaglio e in questo modo lo proteggerete anche da eventuali bocconi messi dai bracconieri». Tra le domande non sono mancate nemmeno quelle relative alla gestione degli uccelli «molesti», cornacchie e gazze in primis. A rispondere è stato Iemmi, esperto di rapaci e volatili in genere.

«Gli interventi che vengono fatti sono spesso sull’effetto e non sulla causa. L’ambiente che creiamo in città agevola alcune specie: dove ci sono poche piante, troviamo più cornacchie. Ucciderle non serve: ne arriveranno altre. Per questo bisogna avere una visione complessiva di dove si vuole arrivare».

Chiara De Carli