Compiano
Orsi e Orsanti, sul «Corriere della Sera» un episodio del 1844 legato all'attualità
La tragica vicenda dell’orso che ha attaccato, uccidendolo, il runner Andrea Papi, tocca anche la montagna parmense perché rispolvera lo storico rapporto intessuto dai migranti della Valtaro e Valceno dell’800 e 900 con i plantigradi. Mentre ancora non si sa che fine farà Jj4 (e con lei, gli altri orsi considerati pericolosi, vale a dire Mj5 e Kj2), ecco che l’eco della notizia trentina si prende una paginata sul Corriere della Sera in chiave nostrana: Gian Antonio Stella parla, infatti, del rapporto particolare tutto parmense tra orso e uomo, o meglio tra orso e Orsanti.
E ripesca un fatto risalente al lontano 1844, riportato dal podestà di Bedonia Giuseppe Serpagli nella sua missiva al pretore di Compiano, dove calca l’accento sulla pericolosità degli orsi definiti «nocivi alla società illuminata». Serpagli spiega come l’orsante Bernardo Dallara fosse rimasto vittima dei tre plantigradi con cui girava l’Europa mostrandoli nelle fiere. La vicenda, riportata in «Per procacciarsi il vitto - L’emigrazione dalle valli del Taro e del Ceno dall’ancien régime al Regno d’Italia» di Giuliano Mortali e Corrado Truffelli (Diabasis, 2004), finì male per gli orsi: vennero infatti abbattuti e qui Stella aggiunge che non vi erano allora «Tar che osassero bloccare questi abbattimenti».
Decisamente altri tempi, sui quali torna però il sindaco di Bedonia: «Il rapporto orsi e Orsanti per il nostro territorio è un rapporto antico – commenta Gianpaolo Serpagli, che con il podestà condivide solo il cognome –: l’ingegno della nostra gente seppe utilizzare questo rapporto a fini circensi. E in tempi recenti, lo seppe anche raccontare con successo. Basti citare i volumi di Arturo Curà e le ricerche storiche dei citati Truffelli e del compianto Mortali, che con il «Centro Studi Casaroli» hanno dato vita in Seminario a un archivio ancora oggi consultato da tanti studiosi».
Monica Rossi