CERIMONIA

Arrivano i nuovi timbri per 32 «architette»

Claudia Olimpia Rossi

Orgogliose di essere architette. Altre 32 iscritte all’ordine degli architetti Ppc di Parma hanno ricevuto ieri il timbro con l’appellativo professionale al femminile, ex delibera del consiglio dell’ordine del 2 marzo 2022: un’iniziativa nel desiderio di onorare la memoria della sua promotrice, l’architetta consigliera Marisa Pizzi.

Lo sguardo delle colleghe sui timbri, creati rossi, mentre i gemelli con il titolo al maschile (che comunque resta nella disponibilità d’uso) sono blu, racchiudeva la valenza di una conquista. «Marisa Pizzi - questo l’intento dell’ordine di Parma - ha strenuamente sostenuto la necessità di opporsi a discriminazioni di genere nella professione. Tutte noi possiamo oggi legittimamente e ufficialmente utilizzare il titolo declinato al femminile. Non più architetto a tutti i costi, dunque, ma liberamente e orgogliosamente architetta».

Il presidente dell’ordine Daniele Pezzali, durante la cerimonia nella sede di borgo Retto, ha espresso «il senso di libertà che questa delibera concede nell’usare l’appellativo nel modo più confacente alla personalità di ciascuno». Perché no, dunque, un uomo timbrato architetta? Caterina Bonetti, assessora comunale con delega alle Pari opportunità, ha rimarcato «il passo verso il diritto alla parità di trattamento salariale e di dignità operativa delle donne nel mondo del lavoro». Su 1000 iscritti all’ordine degli architetti Ppc di Parma, il 51% è composto da donne. Già (o solo?) 42 hanno deciso di firmarsi con l’appellativo professionale al femminile. «In un settore ancora prevalentemente maschile nelle posizioni apicali - così l’architetta consigliera Malda Frai Eman - le parole influenzano il modo di pensare». «L’appellativo femminile - secondo l’architetta Silvia Settimj - non è una cosa folkloristica, ma afferma la presenza delle donne nell’architettura anche attraverso il linguaggio». «Questo timbro - ha raccontato l’architetta Emma Tassi Carboni - mi avrebbe salvata da anni di umiliazioni: quando condividevo lo studio con mio fratello collega, sentendo la mia voce al telefono, i clienti mi chiedevano di passare loro l’architetto». Aneddoti a profusione, dal classico appellativo signora o signorina rivolto alla professionista, agli atteggiamenti di diffidenza «di genere».

«Sarebbe interessante portare avanti questo tema con nuove iniziative»: il suggerimento del presidente Pezzali. Infine, il pensiero che guarda avanti si fa tributo a chi ha saputo vedervi. «Lo scorso anno - il commosso intervento dell’architetta Gabriella Incerti - incontrai Marisa mentre aveva appena ritirato il timbro di architetta all’Ordine. "Oggi è una giornata felice: si è realizzata una cosa per cui ho tanto combattuto e ho questo sogno tra le mani" mi disse. Lei ne aveva capito l’importanza».

Claudia Olimpia Rossi