Compleanno speciale
Isa Guastalla, festa per i 90 anni
I ricordi di una vita raccontati da Isa Guastalla durante la festa organizzata dall'Ammi per i suoi 90 anni
«Insegnare. La cosa migliore che ho fatto. E quella che mi ha dato le più grandi soddisfazioni. Se siamo qui vuol dire che ho seminato bene». Parola di Isa Guastalla, amata prof di tutti i suoi studenti. Insegnante che sapeva - e sa - trasmettere la passione per la letteratura, i libri e la lettura. Pare le riuscisse perfino di rendere piacevole le traduzioni di Cesare e Cicerone, il che è tutto dire. «Non so quante generazioni ho visto succedersi sui banchi davanti alla mia cattedra, ma sicuramente tante. Solo al liceo scientifico Marconi ho insegnato oltre vent'anni. E prima ci sono state varie scuole da Borgotaro a Reggio Emilia. Basti pensare che ho avuto i figli dei miei allievi!» dice sorridendo.
La voce di ragazza e la mente agile di donna colta: Isa Guastalla si racconta. L'occasione è la festa che l'Ammi (l'Associazione moglie dei medici), guidata da Adele Catelli, ha organizzato per festeggiare il 90esimo compleanno della sua speciale socia onoraria. Un pomeriggio a tratti commovente, per l'affetto che le amiche le hanno dimostrato, per lo più gioioso, all'insegna dei ricordi felici.
Brillante, interessante, sensibile: Isa Guastalla, una donna straordinaria. Docente di italiano e latino (a inizio carriera anche di storia), capace di trasmettere la passione per i classici, instancabile divulgatrice ancora oggi. Chi non ha avuto modo di ascoltarla almeno una volta dissertare intorno ai grandi della letteratura non sa cosa si è perso. Al Grand hotel de la Ville erano in tante, tutte insieme per lei, per renderle omaggio e ringraziarla: allieve, amiche, colleghe di scuola e compagne di viaggio nelle tante associazioni culturali che sulle conoscenze della prof hanno fatto e fanno affidamento.
Il racconto inizia dagli anni della giovinezza e in particolare dall'incontro con Mario Colombi Guidotti, l'avvocato umanista, l'uomo di legge e di lettere, scomparso troppo presto, a soli 32 anni nel '55. «Mia nonna regalò a me e a mia sorella due racchette da tennis così ci iscrivemmo al Circolo del tennis. Ci incontrammo lì. Avevo 16 anni. Mi fece giocare e tutto iniziò. Non potevamo immaginare che sarebbe morto in quel modo assurdo, in un incidente stradale stupidissimo, così giovane, sei mesi dopo il nostro matrimonio. Mario era gentile, colto e raffinato. Perderlo fu straziante. Suo padre lo voleva avvocato, ma lui amava le lettere, così ha sempre coltivato le sue passioni pur esercitando la professione legale. Scriveva, leggeva e, nel 1951, insieme ad alcuni amici, fondò il “Raccoglitore”, pagina letteraria quindicinale della “Gazzetta di Parma”, la prima in Italia, antesignana degli inserti culturali settimanali che oggi tutti quotidiani più importanti vantano. Su quelle pagine intervenivano i grandi scrittori del momento». Isa Guastalla ripercorre gli anni d'oro dell'«Officina parmigiana», quando in città si radunavano gli intellettuali migliori intorno ad Attilio Bertolucci, Gian Carlo Artoni, Colombi Guidotti e Pietrino Bianchi, solo per citarne alcuni. Nei caffè si incontravano («si sedevano nei tavolini all'esterno dell'Aragnino» racconta) e parlavano di libri, di cinema, di storia dell'arte. Anni speciali quelli, che lei ha vissuto affiancandoli, anche se avrebbe potuto, nonostante l'età giovanissima, farne parte da protagonista. «Anche se ero la morosa ufficiale di Mario, allora, non era concesso a una ragazza di partecipare a quei consessi nei caffè della città».
Ha talendo la giovanissima Isa. Colombi Guidotti lo riconosce e la indirizza all'Università di Firenze dove da studente conosce professori che la forgiano e le insegnano quello che lei poi trasmetterà ai suoi alunni: «A Firenze alloggiavo dalle suore, la sera non si poteva uscire, se non saltuariamente per andare a teatro, non al cinema però. Il cinema era “off limits”. All'Università ho avuto l'opportunità di studiare con Giuseppe De Robertis, mio professore di italiano, con quel genio di Roberto Longhi di storia dell'arte, con il grandissimo storico della lingua Giacomo Devoto. Non sono pentita di quell'esperienza. Ho imparato tanto. E' stato bellissimo». Il più grande degli insegnamenti? «Partire sempre dai testi. Non ha senso presentare gli autori in modo asettico elencando date e titoli. Bisogna partire dai testi. Poi, ovviamente vanno calati nel tempo in cui hanno vissuto, ma sono le loro parole a guidarci. E se di biografie ci si deve occupare meglio farlo sottolineando curiosità e aspetti umani, debolezze, peculiarità. Solo così possiamo rendere gli studenti partecipi di un'esperienza di vita in cui magari riconoscersi».
L'incontro spazia dai ricordi del passato alle considerazioni più generali riferite all'oggi, all'amore per la lettura, all'importanza di leggere. Nelle pagine dei grandi scrittori troviamo sempre qualcosa di noi. O qualcosa che non sapevamo e che è bello scoprire: «Leggere è fondamentale perché apre la nostra mente» dice la professoressa. Qualche consiglio di lettura? «Dai classici ai contemporanei direi che una volta individuato un autore che ci piace va bene leggere tutti i suoi libri. Tra i contemporanei... mi piace De Cataldo. Lo consiglio».
Quando la parola passa alle amiche presenti nella Sala Rigoletto la ridda dei ricordi riprende a ritmo intenso. Fino al momento del brindisi, al piano di sotto, nella sala grande del ristorante Parmigianino. Una scintillante candelina gigante sulla torta alla crema per dire alla cara, ineguagliabile, amica Isa: «Cento di questi giorni».
Katia Golini