Gli abitanti della zona di via Garibaldi

«Pedonalizzare? Prima occorre riportare il decoro in strada»

Luca Pelagatti

«Isola pedonale? Nulla in contrario. Ma è come in una casa: prima di imbiancare i muri si pulisce lo sporco in giro. Ecco, qui è la stessa cosa: prima di allontanare le auto occorre ripulire la zona. Perché in caso contrario l'effetto potrebbe essere devastante. E dare la botta finale a queste strade».

A dirlo, con sincera preoccupazione. sono alcuni residenti della zona di via Garibaldi e via Verdi che, dopo i «P Days», la prima chiusura del tratto intorno alla piazza di via Mazzini e via Repubblica andata in scena nello scorso weekend, guardano con timore alle prossime pedonalizzazioni che, è l'ipotesi già ventilata, potrebbero arrivare anche dalle loro parti. Inutile ribadirlo: a qualcuno fa paura.

«Lo ripetiamo: avere le strade sgombre per i pedoni, in teoria, potrebbe voler dire che la qualità della vita si alza. Ma questo è vero dove ci sono locali, negozi, luoghi da vivere che possono occupare lo spazio finalmente senza macchine. Qui invece, in particolare nella zona finale delle strade, verso barriera Garibaldi, le laterali sono ormai in condizioni di degrado e abbandono. Ridurre ulteriormente il passaggio potrebbe creare dei veri ghetti».

E per spiegarlo tutti puntano il dito verso via Borghesi, via Albertelli, via Magnani. La sensazione di insicurezza è diffusa: c'è chi dice di fare il giro lungo per evitare di passarci.

«Via Magnani, ad esempio, è diventata, ad ogni ora del giorno, il rifugio di tossici che fumano il crack: si piazzano sul marciapiede, si nascondono tra le auto in sosta. Il rischio che qualcuno fuori di testa faccia del danno è molto alto».

Un allarme che, secondo i residenti, si potrebbe risolvere con una presenza costante di pattuglie delle forze dell'ordine. «Mentre ora è una zona franca: qui sanno di essere tranquilli».

Più complessa, invece, la situazione in via Borghesi dove un negozio etnico scatena da anni proteste riassunte anche in decine di proteste ed esposti.

«L'ultima volta è stato chiuso pochi mesi fa per una serie di violazioni alle norme igieniche. Risultato? Poche ore dopo ha riaperto, fregandosene altamente delle sanzioni». Ma non solo incuria e scarsa igiene: i residenti parlano di schiamazzi, liti continue, presenza di soggetti poco raccomandabili: «E' ormai impossibile passare sul marciapiede: chi lo frequenta blocca il passaggio, sono aggressivi, molesti».

Il lamento dei soliti brontoloni ammalati di razzismo? Sembra di no visto che per altri negozi etnici della zona non ci sono rimostranze mentre un coro di proteste riguarda lo slargo di via Verdi dove si trova ora un bagno pubblico e la struttura di conferimento delle immondizie: «Ci sono sfaccendati ammassati fino a tarda sera, tutti bevono e poi urinano in giro: persino contro le pareti del bagno che, spesso, viene usato per scopi di tutt'altra natura. E non ci vuole un investigatore per capirlo: basta fermarsi a guardare».

Insomma, una zona difficile che molti dei residenti vorrebbero bonificata. E quindi popolata e vivibile come un tempo. «Ecco perchè le pedonalizzazioni sono una opportunità: se ci fossero dei locali normali e dei negozi attrarrebbero persone che potrebbero godere degli spazi pedonali. Ma adesso, così com'è si avrebbe solo il paradossale risultato di regalare più spazio e libertà a chi sporca, disturba, spaccia. E francamente non ci pare che ne abbiano bisogno».

Luca Pelagatti