Paura in città
A fuoco un capannone in via Emilio Lepido. Parlano i testimoni
Qui c'erano Happy Home Mercatone e Bimbo Store. Articoli per la casa uno e per bambini l'altro. Ma quell'incendio, divampato all'interno del primo, per cause che andranno chiarite, si è mangiato anche il secondo. E il capannone di via Emilio Lepido, in cui si trovavano entrambi gli esercizi commerciali, in poco tempo è collassato. Svanito.
Una giornata terribile, quella di ieri in città. Di paura e disagi. «Addolcita» solo dal fatto che nessuno è rimasto ferito o intossicato. Ma i danni sono stati ingenti.
Sono passate da poco le 16 quando i parmigiani vedono «qualcosa» alzarsi minaccioso nel cielo. Una colonna nerissima di fumo. È altissima e agitata dal vento. Sembra un tornado e si vede benissimo da ogni dove. Dall'autostrada, dal Campus, da via Mantova e dalle tangenziali. La vede, insomma, tutta la città e dintorni. Dove l'odore acre di bruciato si è avvertito fino a notte. E tanti danno l'allarme telefonando al centralino dei vigili del fuoco in via Chiavari.
Il luogo da cui sono divampate le fiamme sarebbe, precisamente, l'Happy Home, gestito da cinesi. Da lì si sono propagate a Bimbo Store. Subito dipendenti e clienti che si trovavano all'interno dei due negozi, sono scappati in strada, mettendosi in salvo sul marciapiede di fronte all'area ex Salamini. Appena in tempo per vedere la struttura divorata dalle fiamme. Un'agonia lunga - dal momento che l'incendio ha continuato a flagellare la via Emilia per diverse ore - e con un verdetto già scritto.
E il vento ci ha messo del suo, dal momento che ogni tanto sembrava che quel drago di fumo fosse ormai domato. Invece, no.
Spinto da una nuova brezza, tornava a farsi più alto che mai e minaccioso.
Sul luogo dell'incendio è scattata immediatamente la macchina dei soccorsi. Sono arrivate numerose squadre dei vigili del fuoco, agli ordini del comandante provinciale Annalicia Vitullo, che hanno lottato per ore per avere ragione del fuoco.
Ma sono arrivate anche numerose pattuglie delle forze dell'ordine: polizia di Stato e stradale, locale e penitenziaria, carabinieri. Anche il loro lavoro è stato prezioso. Il tratto della via Emilia tra le due rotatorie è stato immediatamente chiuso al traffico, creando qualche disagio, ma facendo sì che nessuno si mettesse in ulteriori pericoli.
Non sempre, però, gli inviti, continui, delle forze dell'ordine alle persone a non sostare dalla parte dell'ex Salamini o nei paraggi sono stati ascoltati. «Il fumo può essere nocivo, allontanatevi» hanno proseguito a urlare gli uomini in divisa. Difficili, però, riuscire a «disperdere» una marea di uomini e donne, un po' di tutte le età, che, armati di smartphone, hanno proseguito, rischiando, a fotografare, filmare e postare.
Nel frattempo, sul luogo dell'incendio è arrivato il personale di Arpae (per effettuare i rilievi stabilendo l'entità del rilascio del fumo) e della Protezione civile. In via Emilio Lepido anche il sindaco Michele Guerra e l'assessore Francesco De Vanna. Il primo cittadino, appena dopo l'incendio, ha diffuso al telefono un alert in cui ha raccomandato di «tenere chiuse le finestre e di limitare il più possibile gli spostamenti». Successivamente ha emesso un'ordinanza.
Ma Guerra e il suo staff sono stati a lungo sul luogo dell'incendio, informandosi con gli addetti ai lavori e incontrando anche i dipendenti dei negozi distrutti. Nel corso delle operazioni di spegnimento delle fiamme non ci sono state evacuazioni. Anche se i residenti di una villa, davvero vicinissima al capannone distrutto dalle fiamme, hanno lasciato precauzionalmente la loro abitazione.
I vigili del fuoco, inoltre, hanno permesso ai dipendenti dei negozi distrutti dall'incendio di riavere i loro effetti personali, abbandonati da alcuni nella precipitosa fuga. In questo modo, recuperando tra le altre cose le loro chiavi, hanno salvato le auto dei dipendenti che erano parcheggiate fuori dal capannone e che forse sarebbero state anch'esse divorate dalle fiamme.
Michele Ceparano
La nube investe Parma: allarme e divieti
Finestre chiuse e tenersi lontano dal fumo denso e nero del rogo. Questo il primo consiglio diramato dal sindaco Michele Guerra nel messaggio di allerta telefonico inviato a incendio ancora in corso e ribadito nell'ordinanza pubblicata poco dopo le 19.15 di ieri. Il documento però stabilisce anche il divieto «per le prossime 24 ore» di «raccolta e di consumo di prodotti ortofrutticoli dei terreni circostanti all’area interessata dall’incendio del punto vendita». Stop anche a «pascolo e razzolamelo degli animali da cortile e d’affezione e divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali, raccolti nell’area interessata dall’incendio». Il sindaco poi invita la cittadinanza ad evitare gli spostamenti attorno al capannone distrutto dalle fiamme.
In tarda serata, Annalicia Vitullo, comandante dei vigili del fuoco, traccia il bilancio di un pomeriggio massacrante. «Siamo riusciti ad aggredire l'incendio con acqua e schiuma nel minor tempo possibile», racconta, mentre 25 vigili del fuoco e dieci mezzi provenienti da Parma, Langhirano e Sant'Ilario continuavano a lottare con fumo e fiamme.
Con loro c'erano i tecnici di Arpae muniti di sacche di campionamento e fiale di assorbimento per monitorare monossido di carbonio, fenoli, aldeidi, idrocarburi e anche diossine. Queste ultime sono state monitorate grazie ad una pompa ad alto volume posizionata nei pressi del poliambulatorio Ausl in via XXIV Maggio. «I campioni verranno spediti nei laboratori di Reggio e Ravenna e avremo una risposta entro 72 ore», spiega Michele Frascari, responsabile di area di Arpae. «Le diossine sono il parametro più noto e temuto, ma solitamente, durante questi incendi con temperature elevate, non vengono misurate quantità rilevanti». Speriamo che Parma non faccia eccezione.
Anche quattro professionisti (due medici e due tecnici della prevenzione) del Dipartimento di sanità pubblica dell'Azienda Usl si sono precipitati in via Emilio Lepido, per raccordarsi con i tecnici di Arpae, vigili del fuoco e forze dell'ordine. «Non si è registrato nessun accesso al Pronto soccorso del Maggiore e nemmeno a quello di Vaio, ospedale dove è presente la camera iperbarica per le intossicazioni da monossido di carbonio. Mezzi e professionisti del 118 sono arrivati da subito sul posto dove sono rimasti fino a sera, senza necessità di trasporti in ospedale», si legge in una nota congiunta di Ausl e Azienda ospedaliero universitaria, diramata in serata. Per oggi, il consiglio è di tenersi alla larga dalla zona del rogo.
Pierluigi Dallapina
«Quei bambini visti giocare con in mano degli accendini»
«Subito ho pensato che fosse il terremoto». C'è chi ha visto l'incendio da lontano e chi da dentro. Tra questi ultimi Tania, dello staff di Bimbo Store che racconta quei terribili momenti. Ma riporta anche una voce sulle cause che avrebbero scatenato l'inferno. Che da Happy Home, dov'è partito tutto, ha poi aggredito anche l'esercizio in cui lavorano lei e i suoi colleghi. Devastando l'intera struttura. «A un certo punto, mentre stavamo lavorando - racconta - verso le 16 abbiamo sentito una specie di rumore. Sono andata subito ad aprire la porta del magazzino e ho visto dalla parte di Happy Home, che è attaccato al nostro negozio, una grande nuvola di fumo nero». Un pericolo molto più che imminente. Un pericolo che era già lì, tra articoli regalo e scansie. «Abbiamo iniziato a urlare come pazzi - continua - dicendo a tutti, dipendenti e clienti, di uscire il più presto possibile. Poi, una volta fuori, ci siamo contati e per fortuna c'eravamo tutti. Ma la paura è stata tanta. Così come la tristezza». Dall'altra parte della strada, infatti, a loro non è rimasto altro da fare che osservare le fiamme che inghiottivano i due esercizi commerciali. Dove avevano lavorato fino a pochi minuti prima. Ma c'è una voce che gira tra i dipendenti dei due negozi andati distrutti. Spiega sempre Tania, scandendo però bene il condizionale: «Sembrerebbe che dei bambini stessero giocando all'interno con degli accendini. Non posso dirlo con certezza, ovviamente, perché non ero lì in quel preciso momento. Però questa voce l'ho sentita». C'è, invece, chi l'incendio lo ha visto da lontano e precisamente dal Campus, dov'era andato a studiare, e si è fiondato a casa. «Abito in questa zona - dice un ragazzo - e, quando ho visto la colonna di fumo, sono tornato subito. A casa mia per fortuna tutto bene. Però guarda qui che disastro...».
M.Cep.
Vent'anni fa devastata la ditta Cingi e Campari
Tra pochi giorni saranno trascorsi 20 anni dal violento incendio che il 30 aprile 2003 distrusse il magazzino della dita Cingi e Campari in via Beneceto, incenerendo qualcosa come 40mila articoli, soprattutto in plastica. La colonna di fuoco, alta decine di metri, brucio tonnellate di materiale e la pericolosità del rogo obbligò i soccorritori ad evacuare una trentina di persone che abitavano nei pressi del magazzino. Per spegnere le fiamme i vigili del fuoco di Parma, Langhirano, Fidenza, Reggio Emilia, Modena e Piacenza impiegarono quattro giorni. Quel rogo devastante ebbe anche un risvolto giudiziario e a finire nei guai fu un ex dipendente 27enne autore di una telefonata anonima al 118: «La Metro e la Cingi e Campari scoppieranno e prenderanno fuoco». Il giovane venne assolto per insufficienza di prove. L'incendio non causò feriti.
Nella notte fra il 21 e 22 luglio 2007 un altro rogo mando in fumo gli 11mila metri quadrati della ex Tarasconi, che si affacciava su via San Leonardo e dove lavoravano circa 300 persone. L'area venne sequestrata e la procura condusse lunghe indagini per capire le responsabilità del rogo di natura dolosa. A inizio agosto 2008 ad andare in fumo furono invece i 2mila metri quadrati della Eurosughero a Castelguelfo.
P.Dall.