La confessione
Il rogo di via Emilio Lepido: «Sono stati i miei figli»
«Sono stati i miei figli». L'incendio di via Emilio Lepido, almeno sotto l'aspetto delle cause che l'hanno scatenato, sarebbe arrivato a una svolta. Sarebbe stata una donna, madre di alcuni bambini, a recarsi dalle forze dell'ordine e dichiarare che sarebbero stati i suoi figli minorenni ad appiccare l'incendio all'interno di Happy Home, il mercatone di prodotti per la casa gestito dai cinesi. Fiamme che poi si sarebbero propagate al vicino Bimbo Store distruggendo l'intera struttura.
Ad appiccare l'incendio, dunque, sarebbero stati alcuni bambini.
Una notizia, questa, che aveva cominciato a circolare subito dopo l'inizio del rogo di via Emilio Lepido, quando il cielo era nero, il fumo si spargeva dappertutto e in questo pezzo di città risuonavano le grida delle persone e il rumore delle sirene dei soccorritori.
Nella concitazione del momento e nel fuggi fuggi dei dipendenti che si sono messi in salvo raggiungendo il marciapiede davanti all'ex Salamini, che si trova proprio di fronte ai negozi, questo sospetto aleggiava.
Era stata una dipendente di Bimbo Store a raccontare alla Gazzetta di questa voce, che le era stata riportata da alcuni colleghi e che adesso troverebbe fondamento.
Lo aveva fatto scandendo bene il condizionale, ma spiegandosi molto chiaramente: «Sembrerebbe che dei bambini stessero giocando all'interno di Happy Home con degli accendini. Non posso dirlo con certezza, perché non ero lì. Però questa voce l'ho sentita».
E come lei l'avrebbero sentita altri e, infine, tutto forse sarebbe arrivato alle orecchie della madre che a quel punto si sarebbe recata dalle forze dell'ordine. Per raccontare l'accaduto. E mettere la parola fine a questo versante della storia. Che, però, sarà ancora lunga per altri aspetti.
Un pomeriggio nero per la città, di paura e disagi, quello di giovedì scorso. Momenti che difficilmente verranno dimenticati. Come non verrà dimenticata l'abnegazione e la passione dei vigili del fuoco e di tutte le forze dell'ordine che subito si sono prodigati, ognuno con le loro specifiche preparazioni, per far sì che il pericolo non si trasformasse in qualcosa di ancora più grave. Missione compiuta dal momento che nessuno è rimasto ferito o intossicato dal fumo che per ore ha aleggiato sulla zona, arrivando anche in altri punti di Parma.
Una vicenda che è stata seguita costantemente dal sindaco Michele Guerra e dal suo staff, giovedì rimasti a lungo sul luogo dell'incendio, e che venerdì è approdata in consiglio comunale dove, tra gli altri interventi, il capogruppo del Partito democratico Sandro Campanini ha rivolto un pensiero «a chi ha subito danni e ai lavoratori delle attività danneggiate».
Proprio questo costituisce uno dei terribili «lasciti» di questo incendio.
Che non ha solamente devastato un capannone, ma ha anche tolto il lavoro, che è uno dei beni più importanti, a numerose persone, dipendenti dei due negozi distrutti.
Quelle ragazze e quei ragazzi, italiani e cinesi, sul marciapiede che guardavano il loro posto di lavoro bruciare è una delle immagini più difficili da dimenticare. Ancora più amara se si pensa che domani è il primo maggio. Ma per loro non ci sarà nulla da festeggiare.
Difficile scacciare dagli occhi anche l'immagine dei dipendenti cinesi dell'Happy Home che ieri mattina sono andati a prendere i loro effetti personali nell'appartamento che occupavano sopra il negozio. Le fiamme non l'hanno danneggiato ma adesso tutta l'area è stata dichiarata inagibile. E quindi loro, oltre a doversi procurare un altro lavoro, dovranno anche trovarsi una nuova casa. «Si ricomincia» sospira uno mentre insieme ad alcune sue colleghe stipa l'auto di borse e valigie.
«L'importante è lavorare» conclude quasi abbozzando un sorriso mentre se ne va verso un futuro incerto.
Michele Ceparano