IL CASO

Carcere di via Burla, situazione critica

Gian Luca Zurlini

Un carcere, quella di via Burla, dove c'è una situazione critica, per non dire esplosiva come affermato da alcuni dei rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria. E per il quale occorrono interventi in tempi rapidi del Governo per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.

E' questo il quadro emerso dagli interventi fatti ieri durante la commissione Welfare che aveva come tema proprio la situazione del carcere cittadino. La presidente Annarita Maurizio aveva convocato tutti gli «attori» in campo a partire da Valerio Pappalardo, direttore del carcere da settembre 2020. Nel suo intervento il dirigente ha cercato di minimizzare i problemi del carcere sottolineando come «non ci sia sovraffollamento adesso visto che sono presenti 648 detenuti a fronte di una capienza di 654. Ci sono però problemi sul fronte dell'assistenza sanitaria, che viene prestata, ma i detenuti vorrebbero un maggiore rapporto con i medici». Il direttore ha però lamentato «una minore considerazione a livello di amministrazione centrale del carcere di Parma rispetto a quello di Bologna, simile per dimensioni, ma molto meno complesso nella sua organizzazione».

Mancanza di personale

Ai rilievi del direttore ha replicato polemicamente il dg del Maggiore Massimo Fabi sottolineando che «le risposte alle esigenze sanitarie dei detenuti vengono date in tempi congrui, inferiori spesso a quelli della sanità civile, e comunque per poter eventualmente migliorare il servizio dobbiamo avere indicazioni precise e non affermazioni generiche». I rappresentanti dei sindacati degli agenti di polizia penitenziaria hanno per contro evidenziato i numeri delle carenze di organico del personale all'interno del carcere di via Burla: «Mancano 2/3 dei dirigenti, con il direttore che è in pratica da solo, il 75% dei funzionari e il 60% degli assistenti. L'unico dato in linea con la dotazione organiza è quello degli agenti, che nel 2019 erano l'8% in più della pianta organica, ma va considerato che poi si sono aggiunti 200 detenuti del nuovo reparto». La replica arriva anche sul fronte del non sovraffollamento: «E' vero, ma in questo momento ci sono due reparti chiusi per lavori e in ogni caso c'è un sovraffollamento qualitativo, vista l'elevata presenza di detenuti malati, oltre 200, che complica il lavoro degli agenti oltre a vederli spesso impiegati nelle traduzioni in ospedale».

«Struttura inadeguata»

La garante dei detenuti Veronica Valenti (in collegamento video) ha sottolineato «la totale inadeguatezza alle esigenze attuali della struttura sanitaria interna, il Sai, dove ci sono ambienti pensati con criteri vecchi. E inoltre c'è una presenza troppo elevata di detenuti da fuori regione per motivi sanitari». Dato confermato anche dal responsabile del Sai Michele Serventi che ha parlato di «250 detenuti pluripatologici a fronte di 16 posti disponibili nel Sai». In chiusura la presidente Maurizio ha provocatoriamente lanciato la proposta di «declassare il carcere perché viene considerato un istituto di alto livello, ma così non è nella realtà quotidiana».

Gian Luca Zurlini