Appennino
Comunalie in liquidazione, quale futuro?
È bastata la proverbiale crepa per rompere le dighe e a farne le spese. Nel caso specifico, è il «Consorzio comunalie parmensi», la realtà consortile nata nel 1957 per iniziativa delle Comunalie di Trefiumi e Valditacca, in quel di Monchio delle Corti.
È infatti di questi giorni la notizia della sua messa in liquidazione giudiziale. L’origine delle attuali magagne, che ora aprono una serie di scomodi quesiti sul fronte della gestione dei fondi e delle tante progettualità in essere, va fatta risalire a un esposto di un ex lavoratore del Consorzio che, per mancati versamenti, ha di fatto dato il via a una causa per insolvenza: la cifra contestata ammonta a poco più di 1.000 euro.
Una goccia, nell’oceano delle cifre puntualmente riportate nella sentenza. Leggendola, infatti, si apprende che al 31 dicembre 2022 il deficit di liquidità risulta essere pari a poco più di 190mila euro (differenza tra il passivo esigibile di oltre 1 milione di euro a fronte di un attivo circolante di circa 811.000 euro), che diventa, come si legge oltre nella sentenza, «pari a 938.000 euro circa se si detraggono dall’attivo circolante i crediti “verso altri”, di fatto immobilizzati e non prontamente liquidabili».
E ora? Già ci si chiede che fine farà la gestione delle Comunalie, proprietà collettive frazionali che non appartengono ai singoli ma alla comunità che vive in quei territori (il che significa che ogni utente o abitante ha diritto di godere dei beni collettivi gratuitamente e in proporzione alle proprie necessità). Nelle maglie della realtà consortile passano peraltro anche i finanziamenti del Gal e della Regione, nonché la gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale degli associati, così come vi confluisce la gestione dei biglietti per la raccolta dei funghi (un giro di peso: basti pensare che nel 2022 sono stati venduti più di 48mila permessi, per un incasso complessivo di 554.867 euro).
A proposito di funghi: non va dimenticato che il Consorzio, grazie anche alla lungimiranza del compianto ex sindaco di Borgotaro nonché ex presidente del Consorzio Pier Luigi Ferrari, è stato l’incubatore e il motore di sviluppo dell’Igp del fungo di Borgotaro. Se è vero che lo scopo delle comunalie è preservare e migliorare il patrimonio collettivo per le future generazioni, che fine farà l’organo di gestione tecnica che sottende allo sviluppo dei progetti?
L’opera del Consorzio nei territori del Taro, del Ceno e dell’Enza negli anni è stata centrale e ha svolto un ruolo essenziale per lo sviluppo della montagna parmense, offrendo anche lavoro a centinaia di operai forestali. Progetti che in passato hanno il via alla creazione di una viabilità forestale e di una rete di collegamenti tra le frazioni; a una selvicoltura razionale; al miglioramento di boschi e pascoli; alla costruzione di acquedotti; al recupero ambientale di cave abbandonate; alla sistemazione degli alvei e delle pendici dei torrenti; alla valorizzazione turistica del territorio grazie alla realizzazione di una sentieristica attrezzata. Chi poi guarda al sodo (e al borsello), infine, si chiede: ma qual è esattamente il rapporto tra le comunalie (una trentina in tutto, per un territorio di migliaia di ettari) e il Consorzio? Ovvero: dovranno le prime rispondere in solido della situazione fallimentare del secondo? All’udienza fissata per il prossimo 4 ottobre 2023, il compito di dipanare la matassa.
Monica Rossi