Codice della strada: pareri sul nuovo Ddl

«Sì alle regole più severe, ma in strada solo i controlli funzionano davvero»

Chiara Cacciani

C’è la revoca della patente fino a tre anni per chi guida sotto l'effetto dell'alcol. Tolleranza zero – inteso proprio come 0 g/l di tasso alcolemico - per chi è già stato condannato per guida in stato di ebbrezza con tanto di Alcolock. Ma il nuovo Ddl sulle modifiche al Codice della Strada approvato martedì dal Consiglio dei Ministri prevede anche che chi verrà sorpreso a guidare utilizzando un telefono venga punito con una sospensione breve della patente di guida da 7 a 20 giorni a seconda dei punti rimasti, con raddoppio nel caso abbia causato un incidente. E ancora: i tre anni - era uno -in cui i neopatentati non potranno guidare auto a volte erroneamente definite «di grossa cilindrata»; casco, targa e assicurazione obbligatori per i monopattini elettrici; bici non superabili se non sarà a distanza di 1,5 metri. E lo sbandierato «ergastolo della patente» per i recidivi per fatti gravissimi. Un Ddl ora al vaglio del Parlamento e passibile - va detto - di modifiche.

I commenti

«Bisognerà aspettare la fine del percorso, ma il Codice attuale è davvero molto datato – dice Marco Corradi, segretario provinciale di Unasca Parma, l’associazione delle scuole guida - . L'intervento sulla micromobilità elettrica è importante sia per chi la utilizza, sia per chi la incrocia. Affollano le strade: era necessario dare regole certe. Così come è giusto inasprire le pene per l'uso del telefonino: è la causa di troppi incidenti. Per droghe e alcol le norme già esistono: sì, verranno aumentate le sanzioni ma alla base di tutto deve esserci una formazione che inizi a scuola». Ecco perché promuove i corsi previsti alle superiori con la possibilità di ottenere un bonus di due punti sulla futura patente. «Possono portare davvero benefici a lunga scadenza, se fatti con personale specializzato - continua - Oggi da noi arrivano ragazzi di 18 anni non abituati a mettere la cintura quando sono sui sedili posteriori: difficile poi inculcare tante norme insieme. Ma il vero punto è che devono esserci più controlli quotidiani, altrimenti il resto è inutile».

Lo pensa anche Tonino Morreale, referente parmigiano dell'Associazione italiana familiari vittime della strada: «Al posto dell’inasprimento delle pene, avrei preferito più controlli sulle strade: quelli sì che sono sostanza. Il resto rischia di essere sceneggiata sull'onda emotiva del caso Lamborghini, mentre la sicurezza stradale è fatta di visione». «Il problema è chi scrive sul telefono: sa quanti ne vedo viaggiando col camion? - prosegue - Quella che funziona è la polizia svizzera: guarda dall’alto, vede nell'abitacolo e poi ferma. Qui invece di migliaia di macchine, se ne stoppano cinque dando a quei cinque pene severe. Ma bisogna lavorare sulla massa». Sul tema, il presidente dell'Aci Alessandro Cocconcelli si dice da sempre sostenitore «dei vigili in bici o in motorino per spostarsi con facilità e controllare molto più di quello che avviene oggi». Tornando ai punti specifici del Ddl, «non sono d’accordo sui nuovi limiti di potenza per neopatentati: hanno bisogno di una macchina normale, non di un macchinino ancor più pericoloso. È importante un buon esame per la patente, ma non riduco il problema riducendo la potenza dell'auto». «Sacrosante» invece le norme più severe per chi guida dopo aver assunto di alcol e droghe, «e pure le regole sui monopattini elettrici. Anzi, per me andrebbero aboliti: pericolosissimi anche col casco».

«È un Ddl, può cambiare molto: preferisco non entrare nel dettaglio – spiega il comandante della Polizia municipale Enrico Usai- . Ma in generale tutto quello che può contribuire a migliorare la sicurezza, ben venga». Cita i numerosi incidenti causati da alcol, droghe e uso del telefonino. E sul capitolo monopattini elettrici dice: «È un settore in cui in effetti bisognerebbe disciplinare in maniera più dettagliata alcune condotte». Le nuove norme aprono uno scenario particolare per il sharing, Parma compresa. «Sono in contatto con Infomobility e i nostri operatori di monopattini condivisi: tutti quelli presenti in città sono già assicurati e dotati di numero di riconoscimento - spiega l'assessore alla Mobilità Gianluca Borghi -. L’obbligatorietà del casco è invece un tema molto delicato, che sicuramente non incentiva la mobilità dolce: e saremmo i primi in Ue a farlo». «Nei Paesi più evoluti da questo punto di vista - continua - c'è l'idea del “Safety in numbers”: le strade diventano più sicure all'aumentare dei ciclisti e la sicurezza si ottiene in primis con la moderazione della velocità (zone 30), le infrastrutture e l'educazione di tutta l'utenza stradale».

Chiara Cacciani