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Il Parma a caccia del centravanti: con Coda si va sul sicuro

Paolo Grossi

Tante voci lasciano presagire che, con due anni ritardo (possiamo ben dirlo guardando i risultati delle squadra e il rendimento dei suoi centravanti) il Parma si sia convinto a rimettere la maglia crociata a Massimo Coda. La sua prima avventura in gialloblù, nella sciagurata stagione 2014-15, s'era conclusa dolorosamente con una lesione ai legamenti dopo che s'erano visti buoni segnali e due gol.

Coda nel frattempo è invecchiato: bene, certo, ma il tempo passa anche a casa sua. A novembre farà 34 anni ma Krause, sia pur a malincuore, in passato ha già ingaggiato Pandev (classe '‘83) e Schiattarella (classe '87) con risultati a dire il vero modesti. Perché allora con Coda potrebbe andare diversamente?

Intanto perché parliamo di una vera icona della serie B: con Salernitana, Benevento, Lecce e Genoa ha messo assieme 111 gol in 246 presenze, alla media di un gol ogni due partite, che farebbero 19 in un campionato. E in più 42 assist.

Se il Parma darà un'altra chance a Charpentier, mentre la darà sicuramente a Bonny, lui avrà tanto da insegnare a due elementi che gli daranno il cambio in campo quando il fiato si accorcerà. Comunque quest'anno, pur pagando qualche frizione con Gilardino, è stato titolare per 28 volte. L'arrivo di Coda avrebbe un significato anche tattico: con lui si deve giocare palla a terrà, (pur avendo in carriera anche segnato diversi gol di testa grazie a fiuto e tempismo) e se vuoi giocare palla a terra significa che vuoi esprimere supremazia tecnica sull'avversario. Insomma, parti bello carico.

Pensi a Coda pensi a una volpe da area di rigore: un po' è vero ma sarebbe riduttivo. L'ormai ex Genoa sa cucire anche il gioco e integrarsi con movimenti e tagli dei suoi esterni. Basta ricordarselo a Lecce con Strefezza e Di Mariano, ma anche quest'anno in rossoblù ha spesso duettato con Gudmundsson. Negli ultimi due anni, per dire, ha sfornato più assist lui di Franco Vazquez: significa (oltre che i suoi compagni vedevano la porta più di quelli del Mudo), che sa capire il gioco e anche essere generoso. Tanta manna per Partipilo, che parla la stessa lingua, ma anche per chi, tra Man, Mihaila, Benek e Zanimacchia, gli giocherà vicino.

Paolo Grossi