Parco Ducale

Le adozioni gay e i «valori» di Vasco: le migliori battute di Checco Zalone

Pietro Razzini

«Amore+Iva» non è un semplice spettacolo. Così come Checco Zalone non è semplicemente un comico. Nello show che ieri sera ha riempito i posti di «Parma Cittàdella Musica» (show iniziato con mezz'ora di ritardo, forse anche per consentire l'accesso a tutto il pubblico), l'artista pugliese mostra le contraddizioni della società contemporanea. A modo suo.

Abbatte i luoghi comuni, cavalcandoli. Si traveste da paladino del conservatorismo ma, attraverso questa maschera, mette a nudo il perbenismo di facciata. E lo fa attraverso un intreccio di personaggi e canzoni che si inseriscono in un quadro di lezioni d’amore (da qui il titolo titolo). Il professor Zalone interpreta le diverse sfaccettature di un sentimento che, nel corso di questi anni, ha visto ribaltamenti drastici in cui lui sguazza, tra irriverenza, punzecchiature ironiche e quel carico di sfacciataggine che il pubblico si aspetta, ricordando gli sketch in tv e i film campioni di incasso.

Proprio a proposito di sketch, anche durante «Amore+iva» ne propone alcuni irresistibili, toccando temi di grande attualità. Come quello dell'adozione di un bambino che deve scegliere tra una coppia tradizionale e una omosessuale. Il piccolo Italo è spinto a seguire il consiglio della suora che gestisce l'orfanotrofio di Predappio, integralista e poco al passo con i tempi. Poi la svolta: «Si presenta una coppia arcobaleno con la villa di Los Angeles e a Saint-Moritz, con l’aereo e lo yacht». Sono Dolce e Gabbana. Il ragazzo supera i suoi dubbi: «Meglio ricco e arcobaleno, che povero e tradizionale». Ma non è tutto: Zalone canta, reinterpreta, scrive testi che applica a melodie note. Così «Come saprei amarti io» di Giorgia diventa «Come saprei armarti io» e «Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte» di Morandi si trasforma in «Fatti mandare dall'Imam a prendere curcuma». Non mancano le richiestissime «Angela» e «Uomini sessuali». Poi è il turno di Riccardo Muti, modesto al punto da richiedere di essere chiamato semplicemente «genio». Il maestro ricorda la sua prima interrogazione a scuola. In educazione musicale: «Proprio questa materia. È come fare una domanda a Gesù sulla religione». C'è infine un anziano Vasco Rossi che si ritrova pieno di ansie, dopo aver vissuto una «vita spericolata»: è cambiato, ha altri valori a cui bada con grande attenzione... «Come quello dell'emoglobina», racconta dal palco. Le soddisfazioni, ora, sono quelle legate alla scoperta che le sue analisi del sangue sono migliori rispetto a quelle di Ligabue. Tuttavia un pizzico di nostalgia si percepisce: «Ti ricordi che belle canzoni scrivevi quando ti drogavi?». Ma la scelta è definitiva: basta marijuana, solo passiflora. Ecco, la nostalgia. Quella che prende la maggior parte degli spettatori a fine serata. Nostalgia delle risate ormai terminate. Perché «Amore+iva» non è un semplice spettacolo. E Checco Zalone non è semplicemente un comico.

Pietro Razzini