La storia
Annarita e Mario: ecco il segreto di 60 anni insieme
Le piccole cose, i gesti spontanei e generosi sono il loro alfabeto: una teglia di lasagne per chi, all’improvviso, suona il campanello, gli ovetti Kinder per i nipoti, il colletto della polo aggiustato prima di uscire sostituiscono le parole in una straordinaria dimostrazione d’affetto. Una forma d’amore forte e delicata quella che unisce, da 60 anni, Annarita Bracchi e Mario Puddu. Che proprio oggi, il 18 luglio, festeggiano questo importante traguardo, vicino ai loro cari e probabilmente un po’ stupiti, magari anche commossi, mentre leggono questo articolo, che è una dichiarazione d’amore, a sorpresa, voluta da tutta la famiglia.
La loro storia parte da un incontro lavorativo e, da subito, Annarita pensa (così spiega Giovanna, una dei figli): «Però, interessante questo Mario, devo tenerlo d’occhio». E da lì, Mario e Annarita non si sono più persi. Inizia la loro storia, arriva il matrimonio, i figli Federico, Pietro, Giovanna, le nipoti Cleo, Nicole e Maria Ludovica.
Il loro segreto? «Non hanno una ricetta - racconta Giovanna -, ma penso che l’equilibrio sia stato fondamentale: mio papà è tranquillo, sembra burbero ma ha un cuore enorme. Mia mamma è sempre stata quella “frizzante e sbarazzina” e anche lei è di una generosità immensa».
Un affetto «esemplare», fatto di complicità e aiuto reciproco (dalle faccende di casa, agli ostacoli della vita). E questo amore che non si dice, ma si dimostra deve essere parte del loro patrimonio genetico affettivo, tramandabile come il sorriso spontaneo di Annarita o lo sguardo intenso di Mario.
Perché la loro nipote Cleo Cantù, studentessa diciottenne del liceo Bertolucci, ha deciso di dedicare loro, con un amore che passa la pagina e commuove (e a cui non aggiungiamo altro), questo scritto: «”Io e il babbo non ci arriveremo mai alle nozze d’oro”, invece sono già a quelle di diamante. Annarita e Mario ci sono arrivati senza accorgersene, tenendosi per mano ogni volta che uscivano di casa. Dopo sessant’anni di matrimonio, tre figli e tre nipoti, lei ancora guarda che la polo di lui sia in ordine prima di mandarlo a comprare i giornali e lui la sveglia nel primo pomeriggio per portarle un espresso corto».
«Due storie completamente diverse che si sono fuse in una sola insegnando a chiunque li incontri cos’è l’amore: uno il fratello maggiore di una grande famiglia sarda che ancora non ha perso l’accento, l’altra figlia unica cresciuta a Parma. Lei racconta a tutti come si sono incontrati, come da subito sapeva che sarebbe stato quello giusto: ne ha avuto la conferma il giorno in cui lui le ha detto che sarebbe partito prima di lei dal posto in cui erano in villeggiatura, ma l’ha aspettata in stazione per tornare insieme. Lui è di poche parole e si limita a precisare: “Ne abbiamo fatte di cose”, generalmente ricordando quel viaggio di nozze in una Spagna lontana raggiunta in macchina. Le storie si rincorrono nei loro occhi mentre si guardano, tanto che a volte li trovi ancora a sorridersi senza motivo. Loro non devono aver seguito nessuna ricetta per il matrimonio perfetto o per mantenere acceso l’amore, il loro è stato come il fuoco greco: come questo è ravvivato da ciò che dovrebbe spegnerlo, il loro amore si è fatto strada tra gli imprevisti della vita crescendo fino ad oggi. Auguri nonni, Cleo».
Anna Pinazzi