La chiusura

Orzi di Baganza saluta Pio, Marco e Grazia, i «suoi» bottegai storici

Gian Luca Zurlini

Addio agli ultimi "bottegai" del quartiere: da ieri Orzi di Baganza è rimasto di fatto senza negozi di alimentari di vicinato con la chiusura, dopo 55 anni di attività, del negozio gestito dai fratelli Pio, Marco e Grazia Ubaldi.

E mai come in questo caso si può ben dire che valeva il detto "casa e bottega", visto che i tre fratelli abitano negli appartamenti che si trovano sopra a quello che fino a ieri è stato il loro "regno". Un negozio che era un punto di riferimento per molti residenti del quartiere e dove ognuno dei fratelli aveva un ruolo ben preciso. Pio si è sempre occupato del bancone dei salumi e formaggi, Marco dell'angolo dedicato a frutta e verdura, mentre Grazia era alla cassa, sempre pronta ad andare col sorriso in "soccorso" di chi magari non riusciva a trovare un prodotto.

È Pio, molto noto nell'ambiente dei tifosi del Parma per essere stato il fondatore, e presidente del Parma Club Farnese, a raccontare la storia del negozio. «I miei genitori avevano una piccola bottega di alimentari a Collecchio vicino alla stazione. Mio papà voleva però ampliare l'attività e allora trovò un negozio qui in città, a poche decine di metri da via Farnese. All'epoca qui c'erano 5 negozi di alimentari, due macellai e altrettanti fruttivendoli e noi adesso siamo gli ultimi a chiudere».

L'attività parte subito bene, ma dopo qualche anno, ancora giovane, il papà muore improvvisamente. «Allora io, che ero il più grande dei tre fratelli, sono entrato in negozio per aiutare mia mamma, Ada Marchesi. Nel frattempo ci eravamo trasferiti dove siamo rimasti finora. Negli anni successivi sono arrivati anche mio fratello e mia sorella e abbiamo proseguito fino adesso». A far decidere per la chiusura è stato il fatto che «purtroppo per negozi come questi la concorrenza di discount e supermercati è molto pesante. Avevamo avuto un rilancio ai tempi del Covid ma una volta finita l'emergenza siamo tornati alla situazione precedente. La decisione di chiudere adesso è arrivata perché anche mia sorella ha maturato il diritto alla pensione e quindi abbiamo pensato che fosse il momento giusto per salutare, anche se con grande dispiacere, i nostri clienti, che ringraziamo per l'affetto e la fedeltà».

Una bottega d'altri tempi che cede il passo alla modernità, e che fa perdere alla città e a questo piccolo scorcio di periferia un punto di riferimento. Dove, oltre a prodotti di buona qualità, venivano offerti in più ai clienti sorrisi, cortesia e quell'umanità caratteristiche "d'il botéghi d'na volta" e che è impossibile ritrovare negli esercizi della grande distribuzione. Per i fratelli Ubaldi è arrivato il momento di godersi una meritata pensione con Pio che confessa «che ora avrò più tempo per tornare a seguire il Parma e il club». Ma gli ancora tanti e affezionati clienti che fino agli ultimi giorni, nonostante gli scaffali ormai vuoti, hanno continuato a servirsi nella loro "bottega" da oggi si sentiranno un po' più soli. E la città ha perso un altro pezzo importante di quel commercio fatto di tante piccole realtà famigliari che sta lentamente ma inesorabilmente lasciando il passo a una modernità sempre più omologata e indifferenziata.

Gian Luca Zurlini