Emergenza

Parma, un greto da paura

Michele Ceparano

Il «biglietto da visita» mette profonda tristezza. Un uomo avvolto in una coperta, dorme sul marciapiede dietro al parcheggio Toschi. Una scena che fotografa la situazione di una zona di Parma, non certo l'unica, in cui regnano degrado e insicurezza. Anche negli ultimi giorni, proprio dentro il parcheggio sotterraneo, «sfruttando» con ogni probabilità i lavori alla rampa d'uscita, i ladri si sono intrufolati rubando su alcune auto. Venerdì, ad esempio, è toccata a un docente parmigiano che ha raccontato la sua disavventura alla Gazzetta. L'uomo, a cui sono stati razziati lo zaino con il computer e alcuni preziosi documenti, nel greto del torrente ha però recuperato qualcosa a lui molto caro, la foto di suo nonno.

E se proprio si sbircia di sotto e lungo le scale che dal Lungoparma portano a quella «terra di nessuno» si vede di tutto. Rifiuti, certamente, ma anche altro, come zaini, borse e carte. «Resti» di razzie di cui i ladri si disfano. La «discarica» dei furti. Tra i resti, fra l'erba alta, c'è anche un bidone dei rifiuti di colore rosso, sradicato con ogni probabilità nelle vicinanze e gettato giù forse per «divertimento».

Ma quello che preoccupa maggiormente chi passa, sono gli strani movimenti tra il ponte Verdi, il ponte delle Nazioni e il ponte Nord. Quest'ultimo avrebbe dovuto chiamarsi Ponte delle Acque e ospitare gli uffici dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, oltre a spazi del Comune e della Provincia per convegni e mostre. Un ponte abitato, dunque. Quasi un unicum in Italia. Progetto naufragato.

A dire il vero il ponte è sì abitato, all'esterno, ma dai senzatetto che dormono su una lunga fila di materassi e altri giacigli di fortuna. E nei paraggi, particolare raccontato dai lettori, avvengono scambi poco chiari. Pusher stranieri e clienti, per lo più, italiani. Così come passanti e residenti puntano il dito contro le scale che, attraverso il parcheggio, portano da viale Toschi al Lungoparma. «Sono un ritrovo di “brutta gente” e sarebbero da chiudere» azzarda uno. «E poi adesso va ancora bene - spiega un altro -, vedrete quando riapriranno le scuole».

Michele Ceparano