Storie di ex
Bernardo Corradi, ct dell'Under 20, ricorda le sue due esperienze in maglia crociata
Impegnato alla Bobo Summer Cup, reduce dall’Europeo come allenatore della Nazionale italiana Under 17 (ma venerdì è stato scelto come nuovo ct dell'Under 20 campione d'Europa), Bernardo Corradi mostra ancora una invidiabile tenuta fisica sulla spiaggia della Versilia.
L’ex bomber del Parma è riandato con la memoria alle sue due esperienze in maglia crociata.
Il tutto sotto l’occhio attento di Christian Vieri che supervisiona, in maniera scherzosa, la nostra intervista: «Bobo Vieri è il minimo comune denominatore che raggruppa tutti i presenti a questa manifestazione. Ci uniscono l’amicizia, la voglia di stare insieme e di fare del bene. Non bisogna mai dimenticare che la bontà genera bontà».
Questo tour, infatti, aiuta la Fondazione Bambino Gesù Onlus.
«È una realtà all’avanguardia. Riuscire a dare un piccolo contributo, per me, è motivo di orgoglio perché non si può prescindere dalla ricerca. Io sono stato una persona fortunata: sono convinto sia mio dovere mettermi a disposizione e cercare di aiutare queste associazioni. Felice di vedere tanti ex calciatori presenti, alcuni dei quali hanno anche giocato a Parma».
Lei ha vestito la maglia crociata addirittura in due momenti diversi. La prima nella stagione 2005/06.
«C’era ancora l’eco della Serie A con le sette sorelle. Era un Parma con grande qualità. Infatti terminammo il campionato al settimo posto togliendoci anche alcune soddisfazioni di prestigio (vittoria contro l’Inter e pareggio con la Juventus, ndr).
Quell’anno andò in doppia cifra per numero di gol realizzati in campionato.
«Avevo alle spalle tre giocatori come Marchionni, Bresciano e Morfeo. Era tutto più semplice così. Poi, a centrocampo, c’erano Grella, che dava sostanza, e Simplicio, autore di una grande stagione anche a livello realizzativo».
Morfeo era una garanzia nella posizione di trequartista.
«Ho giocato con tanti grandi calciatori ma Domenico entra di diritto tra i cinque migliori. Forse è addirittura sul podio. Vedeva spazi dove fare passare il pallone che pochi atleti riuscivano anche solo a immaginare. Il 90% delle occasioni in cui sembrava avesse sbagliato un passaggio, era colpa dell’attaccante che non aveva capito una sua geniale intuizione».
Quella squadra era allenata da Mario Beretta: ha ereditato qualcosa da lui?
«Innanzitutto è stato in grado di farci giocare bene. Questo perché cercava di mettere i suoi ragazzi nelle posizioni più congeniali alle loro caratteristiche. Inoltre mi è sempre piaciuto come gestiva il gruppo».
Poi è arrivato il Corradi bis, annata 2007/08. Campionato meno positivo.
«Tornai per amore di una città in cui mi ero trovato benissimo. Amavo andare in bicicletta, parlare con la gente, andare la sera al ristorante. Papá ha lavorato tre anni a Parma. Arrivai con grande spirito di sacrificio: volevo aiutare una società che “navigava a vista.” Ma, nonostante tutto, il nostro spogliatoio era molto unito».
A gennaio fu acquistato Cristiano Lucarelli nel suo stesso ruolo.
«Io ero in prestito dal Manchester City. Fu presa questa scelta: comprarono un attaccante con le mie stesse caratteristiche e lo spazio, per me, diminuì. Avevo intuito sin dall’inizio che non sarebbe stata un’annata semplice: un atleta con esperienza capisce da tanti piccoli segni come rischiano di indirizzarsi i campionati. Mi spiace tantissimo per quella retrocessione».
L’impressione è che voglia ancora bene alla nostra città.
«Assolutamente sì e mi auguro sinceramente che torni presto lá dove le spetta: in Serie A. Buffon? Penso che lui, per ciò che ha fatto in carriera e per il tipo di persona che è, possa permettersi di prendere qualsiasi decisione senza che nessuno possa controbattere. È e sarà sempre più di un fuoriclasse».
Pietro Razzini