REPORTAGE

Fidenza, preoccupazione per spaccio e sicurezza. Parla un «pentito della droga»

Silvio Marvisi

Fidenza è una «capitale della droga»? Siamo andati a verificare sul campo, dopo la pubblicazione dei dati dell'istituto Negri sul consumo di stupefacenti, che vedono Fidenza ai primi posti per consumi di eroina, cocaina e cannabis. Girando per la città, non trova droga solo chi non la cerca. E lo spaccio porta con sé altri problemi, in primis la sicurezza e le relative preoccupazioni dei cittadini.

Uno studio nazionale

Lo studio presentato dall’istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, inserito nella relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, ha lo scopo di anticipare l’insorgenza di un’eventuale crisi e tenere sotto controllo nel modo meno invasivo possibile l’uso e abuso di stupefacenti. I risultati sono stati pubblicati con ampio spazio dalla Gazzetta di Parma il 4 agosto scorso. Nell’indagine sono stati presi in esame i campioni di acque reflue dei depuratori dei 33 comuni che hanno accettato di entrare nello studio. Solo due di questi risultano sotto i 30mila abitanti: Fidenza e Montichiari.

Lo studio ha evidenziato l’aumento di consumo di alcuni stupefacenti ma non vuole certo rendere una graduatoria in cui una grande città come Bologna può essere paragonata a una città di dimensioni più ridotte. È evidente che il consumo di droga è ormai ovunque, monitorare l’arrivo di alcune sostanze altamente tossiche come il Fentanil (ancora poco consumato in Italia) è fondamentale, per la salute pubblica. L’attenzione sul tema non deve mai venire meno.

Il nostro reportage

Lunedì mattina, settimana prima di Ferragosto. Il treno da Parma è più deserto del solito. La linea Milano-Roma è un’ottima via per far transitare piccole quantità di stupefacenti. In stazione incontriamo un uomo che ha passato i 60 anni. Viene a Fidenza per lavoro di tanto in tanto da Milano. Dice che qui non ci sono grossi problemi, mentre negli ultimi anni la stazione centrale di Milano è molto peggiorata.

Porta in tasca un coltello e ammette che durante l’inverno ha dovuto tirarlo fuori un paio di volte, nella zona della stazione centrale di Milano, giusto per prendere il tempo necessario per andarsene ed evitare ulteriori problemi. Non dice il suo nome e se ne va. Ma è chiaro che quel coltello in tasca è abusivo.

Movimenti sospetti

Bastano pochi minuti a un occhio allenato per notare i primi movimenti sospetti. Nella piazzetta all’ombra dei grandi alberi fra via Cornini Malpeli e via Agostino Berenini qualcuno attende. Non una semplice pausa al riparo dal sole ma un’attesa nervosa di chi non vede l’ora di poter avere quel che desidera disperatamente.

Chi porta la «roba» pare che passi da lì diverse volte al giorno. Ci sono poi tre parcheggi prospicienti la stazione dove, a quanto affermano i residenti, non c’è da star tranquilli. Porte e finestre si chiudono ancor prima di poter chiedere il nome: la paura è palpabile.

A poche decine di metri da piazza Garibaldi un giovane molto nervoso attende a margine strada. Nello stesso istante un’utilitaria entra nel parcheggio poco distante, suona il clacson, riceve denaro e se ne va. Nessuno scambio in questo caso ma la situazione è particolarmente strana, specie vedendo chi guida la vettura. Dopo qualche secondo il «tarantolato» è già scomparso.

Verso il centro

In via Berenini, pieno centro, un negoziante racconta che a volte si trova una siringa, vicino a un incrocio con una via stretta. Mostra il posto, in una zona di pieno passaggio pedonale, che viene pulita spesso con la motospazzatrice.

Una siringa piccola, da insulina con evidenti residui di sangue, solitamente viene abbandonata sul marciapiedi a pochi metri dal cestino per i rifiuti. Se si trattasse di un diabetico quella siringa non verrebbe abbandonata sul selciato e non vi sarebbero quelle tracce così evidenti di sangue.

In una via parallela un altro esercente dice che la clientela non passa più da lì, tanto che deve fare le consegne a domicilio.

Quest’inverno una sua cliente abituale - racconta - è stata infastidita più volte tanto, che ha chiesto di essere accompagnata all’auto in parcheggio per non avere problemi. Da quel momento la cliente non si è più vista. La causa? Il fatto che i parcheggi si affacciano sulla strada diventino ritrovo per persone poco raccomandabili. Anche in centro - dice lo stesso esercente - dalle 8 di sera in poi non c’è più nessuno. Una volta, invece, c’era più vita.

«Io, pentito della droga, si diventa solo più deboli» La testimonianza di un ex tossicodipendente fidentino

Ha provato stupefacenti per la prima volta negli anni dell'adolescenza. Ha fatto uso di cocaina e di crack. Ma ora è un «pentito» della droga e in questa intervista (in anonimato) raccomanda ai giovani «non provarci nemmeno»: gli effetti sono pesanti e, in pratica, con gli stupefacenti «si diventa sempre più fragili».

Di quali droghe ha fatto uso?

«Cocaina soprattutto. Ho provato anche crack».

Ha mai acquistato droga a Fidenza?

«Sì, diverse volte, specie qualche tempo fa».

Quali sono i «punti sensibili»?

«Ci sono persone che girano attorno alcuni bar da cui si può acquistare droga. Mi dicono che in un punto si può acquistare un po’ tutto il giorno. Anche alla notte, sapendo dove andare. Come in tutti i paesi i distributori ci sono, gravitano attorno ai bar, ai locali, dove c’è movimento. Spesso c’è movimento perché si possono acquistare stupefacenti».

Ci sono stupefacenti disponibili anche in centro? «Sì».

Come le veniva passata la “roba”?

«Se non hai il telefono della persona da cui acquistare basta far chiamare da chi è conosciuto. Arrivi e puoi acquistare direttamente, magari dicendo prima la quantità. Mi hanno riferito che uno di questi girava con moglie e bambino piccolo, anche in auto. Forse sarebbe disponibile a portarla anche a casa ma non ho mai acquistato da lui».

Quali sono gli stupefacenti più pericolosi?

«Sicuramente il crack, si fumano i vapori dopo aver depurato la cocaina con bicarbonato o ammoniaca. Con quest’ultima il pericolo aumenta perché dà immediatamente dipendenza. Ci sono anche le droghe sintetiche. Non ne ho mai provate ma ho visto gli effetti su alcune persone. Non puoi sapere che roba è, quale sarà il suo effetto e nemmeno il grado di dipendenza. Il crack in questo senso è molto forte infatti ho smesso subito perché ho capito che avrebbe vinto lui».

Come ha iniziato?

«Con altri più grandi, in compagnia, per provare. Iniziano tutti così, avevo 17 anni. La persona con cui ero mi ha detto di non prendere il vizio e poi mi ha detto “Se ti infili un ago in vena ti ammazzo io”. Non l’ho mai fatto perché mi dicono che lo sballo è forte e continuerai a cercarlo così che non ne vieni più fuori».

Per quale motivo ha deciso di smettere?

«Non sono giovanissimo, sento il peso anche fisicamente. Si fatica a recuperare le forze. Qualche volta l’ho fatto per divertirmi, qualche altra volta per superare qualche momento difficile».

È in carico al Serdp?

«No, ci sono andato da solo per alcune informazioni ma per fortuna non ho avuto bisogno».

Ha valutato di farsi aiutare dai servizi sociali?

«Non ho mai avuto problemi, ho una buona forza di volontà, forza interiore. Conosco persone che hanno passato 6 mesi a disintossicarsi, dopo una serata con amici e giusto una bevuta, ci sono ricascati subito».

Cosa direbbe a un giovane sull'uso di stupefacenti?

«Non provarci nemmeno: la curiosità è tanta per vedere la sensazione. Poi non ci si ferma più e non c’è più via d’uscita e si diventa sempre più fragili. I giovani sono fragili perché i genitori non sanno reagire, non hanno la possibilità di essere attenti e quindi di capire cosa sta succedendo. Una volta si stava in casa, c’era più controllo e più relazioni con la famiglia. Ci si sosteneva a vicenda. Ora non accade più e quindi si cercano altre cose».

Silvio Marvisi