Lutto

Fontanellato: addio a Rastelli, anima genuina del ciclismo

Alberto Dallatana

Verace e genuino. Tra una battuta (in dialetto) e l’altra, Bruno Rastelli era uno che non esitava a rimboccarsi le maniche quando il caso lo richiedeva. Si trattasse di aiutare un amico, di organizzare una sagra o una gara di ciclismo, la sua grande passione.

Ed è così che, dopo la sua improvvisa scomparsa a 83 anni, lo ricordano in tanti nella sua Fontanellato e nel mondo delle due ruote a pedali. Abitava in strada Ghiara Sabbioni e in paese era conosciutissimo, per i tanti anni al lavoro come idraulico e per le tante iniziative nelle quali si buttava con anima e corpo. Un uomo pieno di energia, provato negli ultimi anni da alcuni guai di salute.

Ma Rastelli era riuscito comunque a superarli, fino al malore improvviso che non gli ha dato scampo. Lascia la moglie Franca e i quattro figli, Barbara, Marzia, Cinzia e Davide. Stamattina i funerali, alle 10 nella chiesa di San Salvatore a Ghiara. È, come detto, soprattutto nel ciclismo che si è dipanata la dimensione pubblica della vita di Rastelli. È stato, per ben 14 anni (dal 2000 al 2014) presidente provinciale della Federciclismo, oltre che anima dell’Associazione Ciclistica Eiffel e poi, negli ultimi tempi, del Velo Club Fidenza, dove creò una squadra tutta al femminile, una delle prime in Emilia. Ma fu anche organizzatore di tante manifestazioni. Su tutte il Trofeo Bussolati Asfalti a Bianconese, gara per le categorie femminili, il cui testimone organizzativo è passato all’attuale comitato provinciale, capitanato da Fiorenzo Zuelli: «Bruno aveva un carattere poco incline ai compromessi – ricorda -, ma quando prendeva una persona sotto la sua ala protettrice si faceva in quattro per aiutarla. Abbiamo proseguito il suo impegno a Bianconese per quella che oggi è la “Giornata Rosa”. L’anno scorso lo premiammo alla festa di fine anno del ciclismo parmense e lui mi fece commuovere dicendomi “ho lasciato il Comitato in buone mani…”».

Lo ricorda anche la salsese Daniela Isetti, consigliere dell’Unione Ciclistica Internazionale, il «governo» del ciclismo, sottolineando «il grande vuoto che Bruno lascia nella famiglia del ciclismo parmense. È stato un dirigente buono, generoso e appassionato. A volte burbero, è vero, ma sapeva interpretare questo sport come momento di aggregazione e di crescita sociale». Rastelli ha avviato al ciclismo decine di bambini e bambine. Come i gemelli Simone e Vania Canvelli (la quale negli anni scorsi ha anche partecipato al Giro d’Italia Donne), o come Thomas Pesenti, che oggi è tra i più forti Dilettanti italiani e sogna il passaggio al professionismo.

Rastelli era suo vicino di casa: «Quando avevo sei anni – racconta Pesenti, che oggi ne ha 23 – un bel giorno, Bruno entrò nel bar dov’ero con mio nonno: “Tu vieni a correre con me!”, mi disse. E io: “Prima devo chiederlo alla mamma”. La sera suonò il campanello, rispose mia mamma. E lui, ridendo: “Sono venuto a «comprare» tuo figlio”. Da lì in poi non sono più sceso dalla bici e ricordo sempre con piacere e anche nostalgia i sei anni all’Ac Eiffel con lui. Ha sempre continuato a tifare per me, ci vedevamo spesso. La sua, qui a Fontanellato e non solo, è un’assenza che si farà sentire».