On the road da 13 mesi
Andrea il vespanauta e la strada infinita
Tornata da sola via nave carica di chilometri asiatici (20mila in cinque mesi), Ronzinante lo attende in Italia da quel dì. Ora Andrea Delsoldato cavalca la Maledetta: sempre una Vespa, non più Px 125, bensì Sprint 150, ancora più vecchia. Ronzinante, promossa Highlander per meriti stradali, è del 1980, questa del 1974. Quella del febbraio scorso, dell’annunciato ritorno dopo aprile, era una promessa da marinaio a due ruote. E poi, di quale anno, Delsoldato non lo ha mai detto... Che la Sprint prestata a costo zero da un rivenditore di Giakarta fosse da rodeo di accidenti, il vespanauta (così si chiama anche il suo blog: il_vespanauta) lo ha capito alla prima accensione: la marmitta sparava botti ed eruttava nerofumo, mentre la frizione dava subito forfait. «C’è poco da lamentarsi - dice Andrea al telefono dall’Indonesia -. Il proprietario me l'ha offerta dicendomi: “La strada è la nostra casa, tienila per il tempo che ti serve..."».
Tempo incerto, quando una meta tira l’altra. Raggiunto il Bangladesh da Parma la vigilia di Natale, dopo essere partito a fine luglio 2022, Delsoldato ha deciso di proseguire fino a Timor Est, una delle fini del mondo, incontrando perfino Giuseppe Verdi sull'etichetta di un whisky («Chiamato Ha Buck, credo una storpiatura di Nabucco» dice). Ha percorso sterrati costellati di buche, ha attraversato foreste e guadato fiumi, ha comunicato con Google translate e più ancora a gesti, ha dormito nella tenda piantata sulle spiagge dei chioschi dove aveva cenato. «E spesso non mi facevano nemmeno pagare la cena». Ora, sta tornando, in teoria.
Il viaggio non è solo sulla strada, ma anche tra gli abbracci: come in Iran, quando Andrea si è sentito protetto, mentre divampavano le proteste per l’uccisione di Masha Amini. Di chilometri ne ha fatti fare parecchi pure al cuore, anche stando fermo. Del resto, il cuore gli aveva ispirato la partenza: il desiderio di conoscere Kakuli, una bangladese di nove anni, della quale per il trentesimo compleanno Andrea si era regalato l’adozione a distanza. «E il ricordo degli ultimi chilometri, percorsi con le lacrime agli occhi il 24 dicembre, prima di entrare nel suo villaggio, resta il più intenso».
Poi, si è dedicato all’«adozione» di migliaia di famiglie. Professionista della protezione delle acque, Delsoldato per mesi è rimasto con l’onlus Rishilpi fondata nel 1975 da Vincenzo Falcone e Graziella Melano per insegnare un mestiere ai fuori casta. Ha base nel sudovest del Paese, dove è impegnata a evitare alla popolazione di avvelenarsi con acque contaminate da arsenico e ferro (oltre che dai liquami sversati direttamente nell’ambiente). «A Satkhira - racconta Delsoldato - Rishilpi potabilizza l’acqua e la rivende a un prezzo nominale a privati, ma anche a ristoranti e aziende. In 42 villaggi, invece, siamo riusciti a installare filtri a sabbia di basso prezzo e facile manutenzione». La missione Bangladesh si è protratta fino al 9 maggio, dopo che per un mese, in sella a Ronzinante, Andrea ha esplorato il Paese, sempre aiutato (a costo zero) da Vespa club onnipresenti, espressione di una religione che affratella il mondo. «Poi, sono ripartito, ed è stato straziante». Molto per chi si lasciava, un po’ anche perché Delsoldato ha dovuto caricare su una nave diretta in Italia colei che era diventata Highlander: come previsto, senza di lui però. Assuefatto alla strada, il vespanauta aveva ancora sete di distanza, fame di oriente. «Ma la via del Myanmar era preclusa dalla guerra civile. Mentre dalla Cina sarei potuto andare in Laos solo accompagnato da una guida, a tappe prestabilite e dormendo in determinati alberghi: servivano oltre 1.700 dollari». Tremila ce ne sarebbero invece voluti per il traghetto per lui e Ronzinante fino alla Malesia.
Così, Delsoldato è volato a Bangkok. «Zaino in spalla, ho viaggiato in Thailandia in treno e con una moto a noleggio» racconta. Ma troppa era la solitudine senza il brontolio del motore Piaggio in sottofondo. Così, sbarcato in Malesia, Andrea si è rivolto ai Vespa club, ottenendo ospitalità e scooter in prestito. Ma l’Indonesia lo chiamava: è la patria assoluta dei vespisti. «Sono i più fanatici al mondo. Arrivano a decorare Px e altri modelli con teschi di montone o perfino a trasformarli in carri armati. Ho chiesto una Vespa in prestito». Desiderio esaudito, dopo una deviazione breve nello spazio, ma lunga millenni, verso Sumatra. «Un saveriano mi ha portato su un’isola e con lui sono stato ospite di una tribù che vive fuori dal mondo».
A Giakarta si sarebbe riacceso il motore, con tutti gli imprevisti: Andrea era atteso dalla folle comunità dei Vespa club dalla quale è stato ospitato (dormiva in una casetta su un albero accanto al circolo-officina) durante la revisione della Maledetta. Altre tre volte il motore della Sprint è stato aperto a Bali. «Ma non mi sono mai fermato... Una sera, è stato un vespista di passaggio a rimontare con un cavetto da freni la marmitta persa per strada. E intanto molte miglia le ho percorse da un'isola all'altra, su piccoli traghetti che partivano senza orari, stipati al centimetro, inadeguati per le onde da affrontare». Come sarà per lui tornare al mondo «di prima», dopo tutto questo? «Mesi fa temevo di non riuscirci, ma ora non più. Mi mancano la famiglia e gli amici, la nostra cucina... Ora so quanto siano importanti le relazioni tra le persone, anche quelle sconosciute, ho scoperto il valore del senso di comunità. Mi ascolterò molto di più e altrettanto farò con il mondo di cui mi sento parte». Anche tornare sarà un andare avanti.
Roberto Longoni