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Il vocabolario del derby: da arlia a zero
Arlìa. La prima parola che viene in mente pensando al derby che poi non è altro che, scrive l'esperto di dialetto parmigiano Giuseppe Mezzadri, «la capacità di titillare la suscettibilità del prossimo con una canzonatura così garbata e bonaria da suonare raramente offensiva». Basta questo fra tifoserie avversarie.
Biglietti. Sono stati uno degli argomenti più dibattuti nei giorni precedenti alla sfida del Tardini. Alla fine ai tifosi ospiti ne sono andati 1.500. Visto quanto successo se ne potevano prevedere almeno mille in più. Anche perché qualcuno è riuscito comunque ad entrare anche senza biglietto.
Capitano. Nel Parma era Delprato, nella Reggiana Rozzio. E quello granata è stato impeccabile alla fine del primo tempo quando ha richiamato «all'ordine» il portiere Bardi, reo di qualche parola di troppo con Estevez e di una scenata in mezzo alla porta quando ha simulato di essere stato colpito, e affondato, da un oggetto lanciato dalla curva nord.
Difesa. Quella Reggiana arrivava alla sfida del Tardini con al passivo ben sei reti. Nesta questa volta non ha sbagliato.
Esperienza. Quella che Pecchia ha voluto in campo scegliendo Ansaldi sulla fascia destra in difesa. È servita e non poco in una gara così delicata e sentita. Peccato il giocatore non abbia nelle gambe novanta minuti.
Fumogeni. Dieci quelli lanciati in campo dai tifosi della Reggiana dal loro ingresso allo stadio. Uno dai parmigiani con grande, e comprensibile, disappunto di mister Pecchia. Si poteva evitare.
Guerra. È bene ricordare sempre che l'unica battaglia fra Parma e Reggio Emilia fu combattuta nel 1152. La prima, l'unica ed anche l'ultima. Lo sport è sempre un'altra cosa.
Hastag, il simbolo che indica un tema sul web. #parmareggiana ieri è stato decisamente cliccatissimo.
Idioti. Leggi alla voce fimogeni. Gli unici spettatori che meritavano di restare comodamente sul salotto di casa.
Junior, cioè Hernani. Una certezza sempre, anche questa volta che si è spinto più avanti nello scacchiere crociato. Fondamentale. Ma può fare anche di più.
Krause. È stato il suo primo derby e lui lo ha commentato come sempre sui social: «Let's go boys! Big day today». Non ha vinto ma avrà capito cosa significa per i tifosi crociati.
Lanci. Meno del solito quelli in profondità di Chichizola. Peccato, soprattutto nella ripresa quando i cambi avevano regalato freschezza all'attacco del Parma.
Maschere. Meglio questa parola al termine steward o security. Per la sfida di ieri il servizio allo stadio è stato potenziato e loro, le maschere, hanno fatto come sempre il loro dovere. È bene ricordarlo: si può giocare anche grazie a loro.
Novanta. I minuti del match del Tardini più i 12 complessivi di recupero. Ma il derby è durato molto più di più: è iniziato lo scorso 4 giugno quando al Parma è stato scippato il passaggio del turno nei playoff ed era certa della sfida con la Reggiana. E, per la verità, non finirà mai nelle discussioni fra tifosi.
Ordine. Quello dimostrato in campo dalla Reggiana di mister Nesta. Gli avversari del Parma hanno poi sempre giocato a visto aperto. Insomma niente barricate e, come ama ripetere il tecnico granata, «tanto coraggio».
Pareggio. Inutile sottolinearlo: resterà la parola regina di questo derby numero 82. Da quando c'è la sfida fra Parma
e “Regia” è il risultato più frequente con 27 vittorie per parte. Per rompere l'equilibro appuntamento al Mapei stadium per l'ultima giornata di campionato.
Quattro. I risultati utili consecutivi del Parma in questo avvio di stagione. Ruolino di marcia molto promettente che permette alla formazione di Pecchia di andare alla pausa prima in classifica.
Rincalzi. Nel Parma sono entrati in campo Begic, Colak, Sohm, Partipilo e Zagaritis. Avevano le carte in regole per rompere gli equilibri. Qualche sprazzo ma niente di più.
Sanzioni. I cartellini sono stati solo tre. Tutti gialli e all'indirizzo di Kabashi, Estevez e Delprato. Segno che la partita è stata sì sentita, combattuta, ma non cattiva.
Tacco. Il tiro d'istinto con il tallone destro di Hernani all'8' minuto della ripresa su assist di Benedyczak. Meritava miglior sorte che finire miseramente alto.
Ultrà. Si sono fatti sentire dall'una e dall'altra parte prima, dopo e soprattutto durante la partita. Peccato gli scontri fuori dallo stadio per chi è arrivato in treno in ritardo da Reggio. Ma se tiri il freno di emergenza quando sei in viaggio non puoi pretendere di arrivare in orario.
Varela. Entrato in campo nella ripresa, ha provato ad innervosire i difensori del Parma con qualche colpo di troppo ed un paio di simulazioni. Per fortuna non ci è riuscito.
Zero. Come i gol segnati oggi al Tardini ma anche come le reti subite dal Parma nelle prime quattro giornate di campionato. Niente male la seconda statistica. La prima invece...