Direttissima

«Bonnie e Clyde» condannati ma a casa: e di notte non potranno uscire

Roberto Longoni

Magri da far paura e a loro volta spauriti: tutto sembravano fuorché Bonnie Parker e Clyde Barrow, la coppia di rapinatori che - mitra in mano - quasi un secolo fa seminò panico e sangue negli Stati Uniti della Grande depressione. Spauriti lo erano per la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata nei loro confronti dalla procura, dopo la cattura nella notte tra domenica e lunedì. E forse nel loro incedere tremolante c'entravano pure le trenta ore abbondanti trascorse nella camera di sicurezza dei carabinieri. Quattro pareti di sicurezza anche per loro: almeno per quel lasso di tempo sono stati protetti da sé stessi e dagli effetti della droga (ma non da quelli dell'astinenza).

Lei parmigiana 36enne, lui 53enne marocchino, ieri mattina da strada delle Fonderie sono stati accompagnati in tribunale, davanti al giudice Paola Artusi, per la direttissima. Processati con rito abbreviato, ne sono usciti condannati ma liberi, tranne che per alcuni vincoli di spazio e di tempo.

La fama che li accompagnava, appunto, era di nuovi Bonnie & Clyde, ma ben diverso da quelli collezionati dai due gangster era il reato per il quale erano alla sbarra. Ai due era infatti contestato un solo furto, quello in flagranza del quale sono stati catturati verso le 4 di lunedì in via Melloni, dopo un raid nella farmacia Mantovani di strada Garibaldi. La donna e l'uomo (ma pare che il partner non sia sempre stato lo stesso: pare corretto parlare di terzetto più che di coppia) sono sospettati di essere gli autori di numerose recenti spaccate, sempre in centro e sempre di notte. Potrebbero essere stati loro in luglio a sfondare la vetrina della caffetteria San Leonardo, per poi accanirsi, con tanto di bis, sul ristorante Sorelle Picchi, in via Farini. A indicare soprattutto lei come presunta autrice sono le registrazioni delle telecamere di sorveglianza: immagini che si ripetono per il raid al Bistrot e al Bread (anche qui con bis tentato) in Piazza, all'Oenopolium di via Nazario Sauro, alla pasticceria San Biagio di via Pisacane, al pub Cantiere del Borgo in via XX Marzo e all'hotel Brenta di via Borghesi. Tutte ipotesi: spetterà agli inquirenti capire quanto siano fondate.

Come si è detto, il processo di ieri era solo per la spaccata alla farmacia Mantovani, quella durante la quale l'allarme è scattato alla rottura del vetro. Da quel varco è entrata la donna, procurandosi tagli a braccia e gambe. Derubata la farmacia della 70ina di euro del fondo cassa, la breve fuga e il vano tentativo di sfuggire alle pattuglie dei carabinieri subito intervenute.

Al momento dell'arresto, al 53enne sono stati sequestrati i fermagli che sarebbero serviti per forzare la serratura del cancelletto della farmacia. L'ex muratore, assistito dall'avvocato Cecilia Schettino, ha negato, raccontando di essere stato in giro per il centro in attesa di un treno per Fidenza, dove risiede con la moglie e i cinque figli. La 36enne, invece, difesa dall'avvocato Francesco Saggioro, ha ammesso di aver spaccato il vetro con il cacciavite dopo che l'altro le aveva aperto il cancelletto.

Giudicati con rito abbreviato, i due - entrambi senza precedenti di gran conto - sono stati condannati a un anno e 200 euro di multa, dopo che il pm Marirosa Parlangeli aveva richiesto un anno e due mesi, e 300 euro di multa e la custodia in carcere. Per entrambi il giudice ha stabilito l'obbligo di dimora: al 53enne a Fidenza e alla 36enne a Parma, nella casa in cui abita con la madre e i tre figlioletti. Viste le scorribande notturne, i due non potranno uscire dalle 21 alle 7. La donna, ex cassiera ed ex barista prima di farsi intrappolare dalla tossicodipendenza, ha promesso di chiedere aiuto al Sert. Innumerevoli i motivi per cui le conviene farlo. Il giudice le ha assicurato che un'eventuale prossima volta le costerebbe molto di più.

Roberto Longoni