Ultimi atti delle conferenza dei servizi

Aeroporto, ora è il momento del decollo

I piloti lo sanno: per decollare l'aereo ha bisogno di prendere velocità. Poi, dopo la corsa, arriva quello che si chiama «punto di non ritorno», il momento in cui non si torna indietro. Ecco, il punto di non ritorno per l'aeroporto di Parma è arrivato. Nei prossimi giorni, infatti, si concluderà la conferenza dei servizi che dovrà dare il via ai lavori indispensabili per quel decollo. E il primo intervento dovrà essere l'allungamento della pista necessario, finalmente, per staccarsi da terra.

Da parte di qualuno, però, prosegue l'opposizione ad ogni tipo di intervento. E questo tenace dire «no» nasconde, è evidente, la volontà di bloccare l'aeroporto. Per il quale c'è chi sogna una sospensione definitiva delle attività.

Un desiderio che, però, non si potrà realizzare. Questo perchè l'aeroporto di Parma, come tutti gli scali italiani, è una infrastruttura di rilevanza nazionale sottoposta al controllo dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, l'autorità unica di regolazione, certificazione e sorveglianza nel settore del trasporto aereo. Se quindi, per qualsiasi motivo la Sogeap, la società che gestisce ora l'aeroporto decidesse di cessare la propria attività, sciogliendosi, questo comporterebbe solo la chiusura dell'azienda che si limiterebbe a restituire la concessione all'Enac. E l'ente, dopo un opportuno periodo di transizione, metterà di nuovo a gara la concessione del «Verdi» che potrà così riprendere ad operare con una nuova compagine societaria.

E i lavori sulla infrastruttura? Gli allungamenti della pista e la creazione di nuovi spazi per gli aeromobili? Riprenderebbero tranquillamente con la nuova società che potrà contare sul fatto che al progetto attuale si è arrivati dopo una serie di attente valutazioni dei progetti e di approvazione degli stessi da parte di tutti ministeri interpellati. E il primo è il ministero dell'Ambiente che ha anche di recente approvato il piano di sviluppo dello scalo.

Questo vorrebbe dire cambiare tutto perchè, alla fine, ogni cosa resti uguale? Si potrebbe dire proprio così: d'altra parte nessuno potrebbe pensare che l'Autostrada del Sole smetta di funzionare se la società che ne ha la concessione decidesse di sciogliersi.

Ma questa riflessione sembra non coinvolgere coloro che sono preoccupati dalla presenza di un aeroporto che, non è chiaro perchè, viene tenacemente raccontato come destinato solo alla logistica. Un timore che, in realtà, non si spiega. Il piano di sviluppo del «Parma PMF» infatti mette chiaramente nero su bianco quale sarà il futuro: lo scalo servirà per accogliere il traffico passeggeri, potenziandolo al servizio del territorio e come attrattore di turismo, limitando i voli destinati alla logistica ad un solo volo e mezzo al giorno (il mezzo volo non faccia sorridere: significa solo che atterrerà un giorno per decollare il successivo).

E, l'ulteriore conferma che il piano non prevede il temuto viavai di velivoli per le merci la si trova nel progetto. E non è raccontata a parole. Ma inciso nell'asfalto.

Le piazzole di sosta per gli aerei cargo permetteranno la sosta contemporanea di massimo 2/3 mezzi. Calcolando che per il carico-scarico di uno di questi aerei servono a parecchie ore è facile capire, e dimostrare, che la temuta invasione di mezzi, uno ogni pochi minuti, non è possibile. Gli aerei non avrebbero le aree di sosta e il tempo tecnico per essere caricati e scaricati. E quindi il loro numero resterà quello ipotizzato.

Al contrario un aumento dei voli passeggeri, invece, avrebbe una ricaduta assolutamente positiva sulla ricchezza della nostra provincia. Tutti gli studi degli addetti ai lavori ribadiscono che un aeroporto è un «agente di marketing territoriale». Tradotto, significa che accresce il valore della zona che lo ospita e i soliti analisti, in questo caso quelli dell'Airport Council International Europe, hanno anche provato a quatificare il vantaggio: ad ogni 10% in più della connettività aerea il Pil pro capite cresce dello 0,5%. Fare crescere di questo 10% l'attività del «Verdi» produrrebbe sulla nostra economia una ricaduta di qualche milione di euro.

Un tesoro a cui gli oppositori, caparbiamente, sono pronti a rinunciare sperando che un pronunciamento della politica locale possa, di fatto, far finire in picchiata il «Verdi». E anche questa ipotesi, in realtà, analizzando i dati in maniera oggettiva, prontamente decade. A dire l'ultima parola sugli interventi allo scalo sarà la conferenza dei servizi in corso in questo periodo. E forse vale la pena di ricordare che questo strumento, nato per semplificare l’azione della pubblica amministrazione, si concentra sull'esame contestuale dei vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo. Viene indetta quando l’inerzia di una o più amministrazioni rischia di impedire l’adozione di un provvedimento ed è volta a scongiurare la possibile paralisi dell’attività amministrativa e gli effetti negativi che verrebbero a subirne i privati. Anche qui, banalizzando, si capisce che è stata introdotta per impedire che una serie di no, ripetuti e spesso non giustificati, finiscano per congelare decisioni necessarie. Perchè chi vola lo sa: ad un certo punto si arriva al punto di non ritorno. E allora, finalmente, ci si deve staccare da terra e iniziare a salire.

r.c.