OPERAZIONE «PAGA GLOBALE»
Maxi truffa dei malati immaginari: 7 condanne e via alla confisca di 1 milione di euro
Era il sistema del forfait. La cosiddetta «paga globale», per dirla con il nome con cui la Finanza aveva battezzato l'operazione scattata nel 2018: il lavoratore veniva retribuito con uno stipendio forfettario, sia che fosse in (finta) malattia che in regime di solidarietà. E l'altro ieri è stato condannato il nutrito gruppo di imputati che avevano scelto il rito ordinario: dipendenti, ma anche consulenti che avrebbero aiutato a dribblare le maglie del Fisco nell'operazione "paga globale". Vari i reati fiscali contestati, a vario titolo: false fatturazioni, indebita compensazione, dichiarazione infedele e truffa aggravata. Caduta, invece, l'associazione a delinquere. Luca Porta, consulente fiscale napoletano, è stato condannato a 3 anni; Enrico Ozzella, stessa professione e provenienza, a 2 anni; 2 anni anche per il commercialista parmigiano Giuseppe Capasso, per il consulente del lavoro napoletano Angelo Franco e per Mario Sassone. Pene sospesa per Ozzella, Capasso e Franco. Un anno, poi, per Mario Cordua e 8 mesi per Maximiliano Randazzo, entrambi con la condizionale. Assolti Marco Criscito, Daniele Criscito, Antonio Cau, Andrei Dragos Cobjuc, Vincenzo Di Tommaso, Vincenzo Licata, Giuseppe Lazzarini e Francesco Piscopo. In diversi casi i reati sono stati dichiarati prescritti.
Il collegio, presieduto da Paola Artusi, ha dato poi il via libera alla confisca di oltre 1 milione di euro complessivi nei confronti della L.S. Group, della A.M. Assistenza Meccanica e della K.L. Montaggi. Il risarcimento per l'Inps sarà stabilito in sede civile nei casi di Randazzo e Franco, mentre Cordua dovrà versare 40mila euro in via definitiva.
Semplice, ma efficace, il meccanismo secondo l'accusa. Con la retribuzione forfettaria, si potevano esibire crediti inesistenti in compensazione. Così lo Stato erogava indennità non dovute, e l'imprenditore si liberava sostanzialmente dalle imposte. Il surplus di stipendio ai lavoratori veniva dato in contanti, grazie alle false fatture, e spesso ciò andava bene anche ai dipendenti.
Finte malattie, ma anche contratto di solidarietà, quello previsto per le aziende in crisi, applicato senza che ci fosse una riduzione dell'orario di lavoro. Nel 2016, inoltre, secondo quanto accertato dalla Finanza, i dipendenti della L.S. Group, in liquidazione, erano stati licenziati a loro insaputa e riassunti dalla A.M.. Non c'erano, però, i requisiti per la mobilità. Ma ogni strada, con l'aiuto di consulenti amici, andava percorsa per risparmiare su quanto dovuto allo Stato.
Georgia Azzali