lettere al direttore

Mancini il saudita

Raffaele Crispo

Egregio direttore,
abbiamo saputo dei primi due insuccessi di Mancini in terra araba e la cosa ci lascia indifferenti... anzi l'Italia si è sentita tradita 25 milioni di volte dall’ex CT da quando è stato ufficializzato il suo contratto come nuovo allenatore dell’Arabia Saudita. Dopo le sue dimissioni c’è stata una bufera di considerazioni e opinioni perché tutti gli italiani non hanno gradito il voltafaccia da parte di un uomo al quale più volte è stata rinnovata ciecamente la fiducia. È vero che lo sport è un’industria ma il calcio, in particolar modo, fa parte anche del patrimonio culturale della nostra nazione, del suo dna e vedersi strappare per soldi un pezzo della propria storia fa male. Noi non possiamo e non vogliamo unirci al coro di quei tifosi che puntano il dito contro Mancini per la sua scelta dettata da ragioni economiche ma l’amarezza è dovuta soprattutto alle poco comprensibili motivazioni che ha dato per giustificare questo suo «cambiamento di campo».
Altri campioni come Mourinho, Messi, Lautaro Martinez, Luka Modric e tanti altri non si sono fatti incantare dalle sirene dei petrodollari hanno resistito anche se nel corso della loro carriera hanno cambiato più volte casacca. Si sa i soldi danno potere e hanno la forza di fare cambiare scelte di vita così l’erede al trono saudita è riuscito in pochi mesi a fare tanti acquisti non solo nel calcio ma anche nel golf che è ritenuto lo sport più elitario. Certamente il principe saudita dovrà rivedere alcune leggi che non garantiscono la parità di genere e il rispetto dei diritti umani perché con i soldi non si possono fare dimenticare gli abusi e le tante limitazioni della libertà delle donne arabe.