Emergenza immigrati
A Martorano centro quasi pronto. Ma i residenti: «Qui manca tutto»
Ormai - dopo le fogne e l'impianto idraulico - manca solo l'allaccio elettrico, poi sarà pronto il centro di accoglienza profughi a Martorano, nell'ex industria conserviera Columbus.
La Protezione civile ipotizza che fra poco più di una settimana circa venti container (da quattro posti letto ciascuno) potranno essere occupati dai profughi attualmente ospitati al Cornocchio, una cinquantina. I moduli hanno un paio di letti a castello, due armadietti, impianto di raffreddamento e riscaldamento. Niente bagni, sistemati in container separati.
Le perplessità sulla decisione della Prefettura però restano. Se ne fanno portavoce gli abitanti della frazione, che fanno presente quanto sarà importante l'impatto di un'ottantina di immigrati su una popolazione, quella della piccola frazione, che non arriva a 150 abitanti.
Ma parla anche il sindaco di Montechiarugolo Daniele Friggeri, il cui comune è ad un passo dall'insediamento. «Resta la contrarietà sulla scelta del luogo e sulla tipologia di accoglienza - dice Friggeri - Non concordo con la scelta governativa di concentrare gli immigrati in grandi centri dove si registra minore densità abitativa. In questo caso poi c'è la vicinanza con Monticelli Terme, che confidiamo non venga messo in discussione come riferimento termale dell'Emilia. Se ci saranno ripercussioni in questo senso, ci faremo sentire in ogni sede senza lesinare critiche».
Sulla qualità dell'accoglienza agli immigrati insiste Enrico Cavalca, portavoce di una rappresentanza di residenti di Martorano: «Siamo a oltre quattro chilometri da Sant'Ilario, Monticelli e San Prospero e ad oltre otto chilometri dalle porte di Parma. L'ex Columbus è in aperta campagna, niente bar o generi alimentari. A sindaco e prefetto abbiamo chiesto marciapiedi e luci sulla strada che va verso la via Emilia: presto alle 17 sarà buio, questa gente non ha mezzi per muoversi, e le corse dei bus per la città sono poche. Più che un centro di accoglienza, un centro di isolamento».
Intanto una decina di abitanti ha aderito al neonato comitato locale dell'Associazione controllo di vicinato.
«Se c'è un aspetto positivo in tutta questa vicenda, è che finalmente ci siamo conosciuti fra vicini di casa - dice Novella Verti, impiegata, che vive in un rustico ristrutturato - Abbiamo ragionato su quello che sta accadendo e, nei limiti delle nostre possibilità e della legalità, abbiamo deciso di tutelarci. Non si tratta di fare ronde, ma di segnalare, su una chat, eventuali persone e movimenti sospetti».
L'iter burocratico per accreditare il gruppo è partito e ora si attende che vengano formati dalla polizia locale i due amministratori dell'associazione. Chi fosse interessato all'iniziativa, dicono i promotori, può visitare il sito acdvparma.it dove troverà e-mail e recapiti telefonici.
«Siamo preoccupati per il numero di persone che arriveranno, ma soprattutto perché al momento non ci risulta ci siano progettualità, com'è invece per i centri di accoglienza che già esistono sul territorio, ad esempio il centro di don Valentini in strada Sant'Anna, o idee di integrazione. Le associazioni locali non sono state coinvolte in questo intervento, ci si limita a piazzare queste persone in mezzo al nulla», dice Verti.
«A Martorano passano solo due bus per la città, al mattino e alle 12. Non ci sono marciapiedi e solo poche luci. La strada provinciale è ad alto scorrimento, con il rischio che avvenga qualche incidente, con tanti pedoni a passeggio. E manca, anche per noi residenti in realtà, un'area verde ad uso comune e un punto di aggregazione. Neanche noi viviamo la frazione, limitandoci a dormirci», elenca Verti.
Così, quella che poteva rivelarsi un'opportunità per il territorio - con l'implementazione degli scarsi servizi esistenti - rischia di diventare un boomerang, fa notare Verti. Che racconta un episodio che dice come lo spirito di accoglienza faccia parte del dna di tanti, e soprattutto dei più piccoli: «I miei due figli, quando ho spiegato loro la situazione, hanno raccolto con entusiasmo giocattoli e abiti “per i bambini in arrivo”», dice.
r.c.