San Leonardo

Parco Amendola, i residenti contro i «ragazzini terribili»

Roberto Longoni

Per difendersi dalle zanzare tigre e nostrane c'è un ragazzo che ogni tanto accende lo zampirone. Esagerato: il più delle volte sembra che basti altro fumo a proteggere dalle piccole vampire i gruppetti di adolescenti abbarbicati sulle panchine. «Spinelli a qualsiasi ora del giorno e della notte - sottolinea una combattiva residente -. Le zaffate entrano anche nelle nostre finestre aperte». Chiamarlo parco è troppo, cortile troppo poco: lo slargo tra i palazzi non ha nemmeno un nome, se non quello dato da via Amendola, dalla quale è collegato a via San Leonardo. Ma per come i residenti si sentono dimenticati potrebbe chiamarsi slargo dell'oblio: potrebbe starci, visti gli effetti collaterali del consumo di marijuana, hascisc e alcol.

Pare non che non ci sia solo il consumo. C'è chi racconta di strani gesti, tipici del passaggio da una mano all'altra di qualcosa da coprire agli sguardi indiscreti. «Siamo abbandonati a noi stessi - aggiunge un'altra residente -. Basti guardare le staccionate che cadono a pezzi o i giochi malridotti dei bimbi: solo le altalene sono state sostituite, grazie alle nostre lamentele. Questo parco potremmo chiamarlo anche dell'appuntamento e della consegna». Forse meno di anni fa, quando la zona era una succursale meno in vista della grande spacceria di via San Leonardo. «Ma quei due che l'altra notte alle due puntavano una pila a terra chissà che cosa mai cercavano».

Non tutti i giovanissimi frequentatori sono bene accetti dagli abitanti della zona. «Troppa maleducazione, troppo disprezzo delle regole». Come quello che ha ispirato un ragazzino che in sella a uno scooter smarmittato ha trasformato il parchetto in una pista, trapanando le orecchie di tutti, fino a quando pare che non sia rovinato a terra con poco danno per sé ma molto per il frullatore a due ruote. Ciò che altrove può passare in secondo piano, qui, viste le dimensioni ridotte dell'area, procura fastidi moltiplicati.

I palazzi si affacciano vicinissimi all'area occupata dai ragazzini terribili: un grido nel parchetto è un grido in cucina o in camera da letto. «E pensare che loro ci vengono volentieri proprio perché è tranquillo: dicono sia meglio di quello dell'Avis di via Milano, dove ci sarebbero troppi cani». Tranquillo: proprio ciò che il più delle volte smette di essere con il loro arrivo. Orari precisi non ce ne sono (così come per il consumo di spinelli): il viavai è continuo fin dal mattino e prende vigore soprattutto dopocena. «Poi, verso le 22 i ragazzi, spesso tra i venti e i trenta, tra i 12 e i vent'anni, si allontanano per tornare qui a concludere la serata o la nottata» spiega un uomo che porta a passeggio un cane.

A quel punto possono cominciare improvvisate partite a calcio o lunghe (e fumose) chiacchierate: attività che comportano sempre una discreta produzione di decibel. «A calcio - interviene un signore - giocano anche se c'è qualche anziano seduto su una delle panchine diventate quattro da quando il Comune ha tolto la quinta più acciaccata: più facile farla sparire che ripararla. Conosco almeno un paio di persone centrate da pallonate». Lui, una piccola vendetta se l'è presa, sequestrando quattro o cinque palloni dei quali non si sa bene come sia venuto in possesso. «Ma non si potrebbe almeno installare un cartello che vieti di giocare a calcio?» conclude.

Quello che proibisca il consumo di alcolici nelle aree pubbliche non servirebbe: è un'ordinanza del Comune a vietarlo. Eppure, il parchetto è disseminato di bottiglie di birra. Nemmeno i vuoti - e non solo di bevande alcoliche, ma anche di tè freddo e succhi di frutta - dovrebbero esserci: visto che l'abbandono dei rifiuti dovrebbe essere a sua volta sanzionato. Dovrebbe, già.

rob.lon.