IL SEQUESTRO DI TOMMY

Conserva, fuori dal carcere, 10 giorni di permesso premio: (Video) "Mi dispiace per quello che è successo"

Georgia Azzali

I capelli scuri raccolti. E quello sguardo severo. Diciassette anni di carcere. Ma Antonella Conserva sembra la stessa donna di allora. Solo qualche segno sul volto ti fa capire quanto tempo è passato. Ti riporta a quelle settimane buie e feroci quando tutti cercavano Tommaso Onofri, sfilato dal seggiolone di casa la sera del 2 marzo 2006 e ritrovato sepolto il 1º aprile nel boschetto di via del Traglione. Oggi ha 50 anni, Antonella Conserva. Era la donna dell'orco, di quel Mario Alessi condannato all'ergastolo per aver ucciso Tommy. Ma anche lei, secondo i giudici, faceva parte, insieme a Salvatore Raimondi, del gruppo che organizzò il rapimento.

Ventiquattro anni, la sua pena. Ma dietro le sbarre c'è già dalla sera del 1º aprile 2006, quando fu arrestata insieme agli altri due. Ora, però, è a casa, nel rustico della famiglia, a Bocca d'Enza, dove vivono ancora il padre e il fratello, mentre la madre, Cosima Faggiano, se ne è andata negli anni scorsi. Dieci giorni di permesso premio, concessi dal magistrato di Sorveglianza, ormai agli sgoccioli, perché il rientro nel carcere di Mantova è questione di ore. Non è la sua prima uscita dal carcere: tra dicembre 2019 e gennaio 2020, quando era rinchiusa a Bollate, aveva ottenuto i primi benefici. Tre permessi, però, di non più di 12 ore ciascuno, tutti passati a Milano.

In quei giorni i familiari l'avevano raggiunta. Ora è lei che è tornata nella casa in riva all'argine. Lì dove ora vive anche il figlio, 23 anni ormai, l'altra vittima di questa storia di dolore e violenza. Non poteva e non doveva capire perché mamma e papà fossero improvvisamente scomparsi. In quei primi giorni gli era stato raccontato che suo padre e sua madre erano partiti per lavoro: un grosso cantiere in cui Alessi, muratore, avrebbe dovuto lavorare, e Antonella Conserva l'aveva accompagnato. Con calma, poi, psicologi e assistenti sociali gli avevano rivelato il perché di quell'assenza che non aveva fine. Anni di affidamento ai servizi sociali e poi di comunità protetta, ma sempre mantenendo il legame con i nonni e lo zio. E con la madre, che andava anche a trovare in carcere.

Antonella, la donna che, secondo i giudici, non solo fece parte della banda dei rapitori, ma che potrebbe aver avuto «le prime intuizioni criminose». Eppure lei ha sempre urlato di non aver mai saputo nulla del piano. Aveva anche sperato di tornare libera quando la Cassazione ordinò un secondo giudizio d'appello, ma poi arrivò la condanna a 24 anni che la Suprema Corte confermò il 13 marzo 2012. E ora sceglie il silenzio. Anche una sola parola calibrata male potrebbe bastare per far revocare il permesso, ma soprattutto pregiudicare le valutazioni per futuri benefici.

«Preferisce rimanere in silenzio. e io la capisco - sottolinea il fratello -. Avrebbe voluto essere ascoltata allora, quando aveva detto e ripetuto che era stata ingannata. Non sapeva nulla dei piani di Alessi».

Uniti nella buona e nella cattiva sorte, Mario e Antonella. Fino a quando, poco prima del processo d'appello, nel 2009, l'abisso tra loro l'aveva scavato lui. Per più di tre anni l'aveva sempre tenuta lontana dall'inferno, ma poi aveva deciso di trascinare anche lei. Per i giudici, che hanno condannato definitivamente la Conserva, però, erano state sufficienti le parole di Raimondi, l'altro complice, il grande accusatore della donna, che disse di averle telefonato subito dopo aver lasciato Alessi in via del Traglione. Lei, secondo l'accusa, avrebbe dovuto prendere in consegna il bambino, che però poco prima era stato soffocato e colpito con una vanghetta. «Dovevo andare a prendere Mario dopo che aveva avuto un appuntamento di lavoro in zona», aveva invece spiegato lei.

Non le hanno mai creduto. Ma quelle parole ormai sono forse un'eco lontana anche per lei. Sta pensando agli ultimi anni in cella. E soprattutto a benefici come l'affidamento in prova o la semilibertà. Nel primo caso, con 4 anni residui da scontare, il detenuto, dopo il sì del tribunale di Sorveglianza, è di fatto una persona libera, pur avendo alcune prescrizioni da rispettare. Antonella Conserva avrebbe ancora 6 anni e mezzo da espiare, ma la buona condotta e la partecipazione a percorsi riabilitativi e formativi consentono di poter contare sulla liberazione anticipata, ossia 45 giorni di sconto ogni 6 mesi. Quando era nel carcere di Bollate, aveva lavorato nel laboratorio di sartoria che produceva anche borse. Potrebbe essere un punto di partenza per reinventarsi un futuro. Pesa il passato, però. Un'ombra che si allunga da 17 anni. Anche se suo figlio non l'ha mai vista. Non ha mai creduto che lei fosse la donna della banda.

La mamma di Tommy

«Questa è la legge, per noi invece fine pena mai»

Non ha mai voluto lasciare quella casa, Paola Pellinghelli. E' il casolare del buio, perché suo figlio Tommaso è sparito da lì: non aveva ancora 18 mesi, eppure non hanno avuto pietà del suo pianto disperato. Ma il rustico di Casalbaroncolo è anche lo scrigno dei ricordi che la tengono viva. Si è piegata tante volte, ma poi si è sempre rialzata, anche perché c'era l'altro figlio da proteggere: Sebastiano, 25 anni. «La Conserva a casa in permesso? Purtroppo sappiamo che questa è la legge - dice -. E presto immagino anche che sarà libera. Siamo noi vittime a vivere l'ergastolo».

Non c'è perdono, almeno finora. Non c 'è riconciliazione possibile con chi ti ha portato via un figlio. «Ma in verità, per me, Alessi, la Conserva e Raimondi non esistono. Certo, provo una profonda amarezza quando sento parlare di permessi o di libertà, però sono arrivata alla conclusione che alla fine faranno i conti con la loro coscienza, ammesso che ce l'abbiano».

Ma lei in questi lunghi anni di sofferenza e domande rimaste senza risposta, ha acquisito una consapevolezza nuova. Ha capito che anche le più grandi tragedie possono avere qualcosa da insegnare. «Ora lo posso dire: ho imparato ad essere meno egoista e a valutare le cose per il valore che hanno. Mi capita di sorridere di fronte a situazioni che una volta mi facevano arrabbiare o preoccupare. Sono anche convinta che Tommaso abbia avuto 18 mesi per diventare un'anima speciale e che ora stia bene».

Riesce anche a convivere con l'assenza di Sebastiano che, dopo la laurea dello scorso anno in Scienze motorie, ha deciso di andare a vivere in un'altra città con la fidanzata. «Anche lui ha sofferto tantissimo e forse solo ora sta facendo i conti con quello che è successo. Ma per la prima volta, il 6 settembre, giorno in cui Tommy avrebbe compiuto 19 anni, ha scritto sui social: “Ovunque tu sia, buon compleanno”».

Georgia Azzali