La gazza ladra

«Libere&belle», ma quante sono le eredi di Belen

Mauro Coruzzi

Sarà che s’avverte un pelo di freddino autunnale, quello leggero che ti fa prendere il giacchino o la «liseuse» (la mantellina casalinga, magari coi bordi all’uncinetto, roba che non si mette più nemmeno in clinica, anche solo se si va per un controllo, che so, per le vene varicose o per una schiena che tende ad ingobbirsi…), fatto sta che le «smutandate», così definite per l’avversione all’utilizzo della biancheria, sembrano dominare tra tutte, anche in questo avvio autunnale col loro stile sbarazzino.

Che sia una forma di cautelante risparmio, quella di non usare l’intimo? Un incentivo a non disperdere la capacità di acquisto non spendendo nemmeno i quattrini necessari per lavare e igienizzare culotte, slip o tanga che siano? Le tante che platealmente paiono non avere bisogno degli indumenti più prossimi alla pelle, hanno un’illustre e lustrata capofila in Belen Rodriguez, che in un’epoca pre-Covid mostrò agli italiani il panorama suggestivo della sua struttura fisica, svelando quel lepidottero, definito scientificamente un «podalirio», appartenente alla famiglia dei «papilionidi» o più comunemente chiamato farfalla, anzi in questo caso è preferibile il vezzeggiativo ma non riduttivo termine «farfallina» che la magrissima argentina ha tatuato dove, in genere, il sole non dovrebbe battere. Imitatissima, le sue epigone più recenti, altrettanto «smutandate», non paghe di «dar aria», battibeccano e disquisiscono a distanza su chi e perché non dà all’altra almeno un saluto, quasi fosse più importante il bon ton, laddove è talmente evidente l’assenza stessa dello stesso, da far precipitare la querelle in una ridicola dimensione da pollaio.

Dayane Mello, modella brasiliana, frequentatrice, oltre che di passerelle, di reality nostrani, si è arrabbiata come una erinni perché Giulia Salemi, altra praticante del vezzoso stile «senza mutanda ci vado anche in filanda», non l’avrebbe salutata dopo un incontro a una delle recenti sfilate della settimana della Moda a Milano. Scrive sui social la nient’affatto austera ragazza «o je o je de Brazil»: «Io dò una chance, cerco sempre di riprendere i rapporti che si sono persi, dare valore a queste persone…E poi? Li trovi nella foresta, gli dici ciao e questa persona scappa via perché la tua presenza dà fastidio o mette nell’ombra il loro personaggio a causa della tua luce? Sono schifata».

A parte il fatto che non sapevo che una modella fosse un generatore di luce, (è possibile abbonarsi, magari c’è una tariffa promozionale, è eco-sostenibile? Si può utilizzare il superbonus se ne si colloca in casa un convertitore?), le belle&libere per antonomasia (n.d.r. uso questo sostantivo da tempo immemore, ma chi è poi ‘sta “antonomasia”? Boh…) ho la vaghissima idea che tentino di convincerci che la loro personale inclinazione ad attirare l’attenzione più sull’aspetto che su altro, sia, ahinoi, un mezzuccio neanche tanto funzionale, ad attirare ancor di più gli sguardi altrui, che in questi casi, non cercano certo una montessoriana insegnante per bimbi timorati o una severa istitutrice calvinista… Nel frattempo, chiedo scusa ma m’accorgo ora che non ho a portata di mano la mia cintura lombare del Dott. Gibaud… Voi non la usate? Beati! Buona domenica.

Mauro Coruzzi