Diocesi
Lorenzo Beltrame ordinato diacono
L'emergenza migranti, i femminicidi, ma anche la custodia del creato. Il vescovo Enrico Solmi ieri pomeriggio in San Francesco del Prato, ha aperto la propria riflessione sulla nuova lettera pastorale partendo dalle questioni più «calde» dell'ultimo periodo.
Durante l'assemblea degli operatori pastorali, monsignor Solmi ha ricordato la contemporanea beatificazione, a Piacenza, di don Beotti, sacerdote ucciso dai nazisti insieme a un altro prete e a un seminarista del seminario di Parma, Italo Subacchi.
«Guardare a chi soffre»
Il primo invito, per questo nuovo anno pastorale, è stato quello di guardare a Dio, al Signore che ci viene incontro in chi soffre. «Con Papa Francesco siamo addolorati per la gente che fugge dalla miseria, dalle guerre, dai cambiamenti climatici - ha affermato -. Da un lato diciamo con forza che debbono essere liberi di restare, come liberi di partire, ma vorremmo in forme sicure, concordate, facendo di quanto ora è un’eccezione la via consueta».
«Corridoi di umanità»
Il riferimento è ai corridoi umanitari, definiti «Corridoi di umanità tra i migranti e l’Europa, che deve essere capace di andare oltre all’egoismo e diventare un po’ di più un convergere di popoli», «superando il rischio di essere una grande banca addirittura intrusiva nei valori più radicati nel cuore di tanti».
La situazione attuale è di «estrema emergenza». Anche «la nostra Chiesa - ha sottolineato - sta rispondendo nelle forme che le sono concesse. Come ho detto già all’inizio del mese di marzo, guardiamo con generosità alle nostre strutture, già cariche di tante forme di carità, per vedere se è possibile trovare luoghi di accoglienza». L'invito è quello di farlo in forma concordata con la Caritas e la supervisione dell’Ufficio tecnico.
«Vogliamo esserci»
La Chiesa non può «supplire a quanto le istituzioni sono chiamate a fare, ma vogliamo esserci nei modi e nelle forme possibili - ha rimarcato il vescovo - . Anche favorendo una cultura di serio discernimento e uno sforzo pedagogico su questi temi e non cedendo a polemiche spesso sterili e tendenziose».
«Cambiare stile di vita»
Questo grave problema «richiede - ha osservato - una ricerca seria delle cause, spesso nascoste nell’ingiustizia globale, nello sfruttamento, nel furto di materie prime, nella democrazia che non si vuole fare crescere e in forme di guerra e guerriglia silenti per noi, dolorosissime per chi le patisce. Un appello forte va fatto al nostro stile di vita che gode, anche in forma involontaria, di queste circostanze».
«Custodire il creato»
In questo caldo settembre «sentiamo la responsabilità verso il pianeta». «La custodia del creato è “vocazione” che Dio chiede all’umanità e non può essere disattesa - ha dichiarato - . Il dimenticare o il rallentare questa tutela è offesa a Dio».
L'amore è sempre dono»
L'invito è stato anche quello a vivere la pace nel mondo, a partire dall'Ucraina, ma anche nel cuore e nella relazione uomo – donna «così vulnerata dal venir meno del senso vero dell’amore. Non è mai possesso violento, ma sempre dono che prende tutta la persona - ha spiegato -. Quando è così tragicamente frainteso, intrecciandosi con il maschilismo più bieco, porta alla violenza e alla morte. Come Chiesa sentiamoci chiamati ancora a tutelare l’amore, a operare per la dignità e il rispetto della donna, a educare all’amore vero, in tutte le sue dimensioni e occasioni».
Le «sfide» della lettera
La lettera pastorale quest’anno è una lettura spirituale della cosiddetta «Madonna ritrovata» nella Cripta della Cattedrale, che si conclude con «un sogno di Chiesa» legato a tre temi concreti: il Polo per gli adolescenti, i giovani e le famiglie per dare unità alla cura pastorale di questi soggetti; il Polo diocesano formativo, per formare quanti operano nella pastorale; il Nuovo assetto della diocesi, da tempo in atto per una rinnovata presenza della Chiesa nel territorio.
Luca Molinari