Monchio

Al via la demolizione della sciovia dei Biancani a Pratospilla

Silvio Marvisi

È iniziata la demolizione della sciovia dei Biancani a Prato Spilla, un impianto arrivato a fine vita ma riguardo cui si poteva forse fare ancora qualcosa. Scenario purtroppo già visto nel 2000 quando è stata demolita la seggiovia del Passo del Bocco, a quanto pare in una situazione paradossale. Vale la pena ricordare che la sciovia dei Biancani parte dal punto più alto, dopo il percorso della seggiovia che parte dal polo turistico. Così a Prato Spilla resta poco, il polo turistico si sta impoverendo sempre più mentre, per assurdo, il turismo è in forte aumento ma mancano le possibilità ricettive. Interviene al riguardo l’assessore ai Lavori Pubblici di Monchio delle Corti Gianni Ilari.

Qual è la situazione a Prato Spilla? «Sono iniziati i lavori di demolizione della sciovia dei Biancani qualche giorno fa. È stata rimossa una cabina e alcuni pali, smontato l’impianto elettrico e la fune d’acciaio».

Quanto costa la demolizione? «Circa 80mila euro, con i restanti 120mila ottenuti dalla Provincia su concessione della Regione Emilia Romagna, si potrebbero fare diverse cose utili a ridare vita al turismo. Gli undici incontri con la Provincia alla ricerca di un dialogo non hanno portato a nulla. Avevamo proposto di “dare” qualcosa a Prato Spilla prima di “togliere”».

Perché demolire? «L’impianto è arrivato a fine vita nel 2016 e da lì sono state fatte diverse proroghe perché è in buona salute stando alle perizie fatte recentemente. Come amministrazione nel 2022 abbiamo chiesto un anno di tempo per entrare nella gestione e la possibilità di fare investimenti. Con quei 120mila euro avremmo fatto sia l’area camper che una parte della riqualificazione ma non abbiamo mai ottenuto una risposta».

Come amministrazione avete fatto un progetto? «A fine agosto abbiamo presentato un’idea per recuperare l’intero polo turistico. Al momento sarebbe utile creare l’area camper, quest’estate ne sono stati mandati via tanti perché mancavano le strutture adeguate, una piazzola con punti acqua ed elettricità sarebbero sufficienti».

Quali sarebbero le conseguenze? «Con 500mila-600mila euro si potrebbero creare una ventina di posti di lavoro sistemando la stazione turistica attuale, così che possa lavorare tutto l’anno. Al momento mancando la seggiovia anche l’attrazione della zip line quest’anno è rimasta chiusa, è costata circa un milione di euro».

Cosa si poteva fare per la differenza fra le due cifre? «Si tratta di un preventivo di massima per recuperare l’area, al finanziamento della Regione avremmo potuto aggiungerne altri, parlare con il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, tentare altre strade. Tutto è caduto nel silenzio totale».

Quali sarebbero le priorità? «Alcune sistemazioni esterne così che il polo turistico non cada a pezzi».