Il ritratto della 37enne scomparsa
I grandi amori di «Titti»: Luca, le sue bimbe e il basket
«Titti era una che sapeva fare gruppo, riusciva a fare squadra». Che in uno sport come il basket, la passione di una vita per la trentasettenne scomparsa l'altra notte in un terribile incidente stradale, è quanto di più bello si possa dire di un'atleta. Mentre calcava i parquet della pallacanestro, alla Magik Parma, Tiziana Oieni aveva anche conosciuto Luca Lombardi, l'uomo che sarebbe diventato suo marito. Anche lui play, anche lui a Fidenza e alla Magik, dalla loro unione sono nate due bambine, una di due anni e una che quest'anno ha cominciato la prima elementare, a cui Titti dedicava tutta se stessa. Oltre alla famiglia, che assorbiva la maggior parte del suo tempo, lavorava come segretaria in un poliambulatorio.
Dopo aver vissuto per anni a Fidenza, e aver vestito la casacca della squadra di basket femminile borghigiana, Tiziana una quindicina di anni fa si era trasferita a Parma, dove ora viveva nel quartiere di Fognano, per studiare - si era laureata in Economia nel nostro Ateneo - e lavorare. Ma nella sua vita c'era sempre stata la pallacanestro, in cui si era distinta non solo in campo ma anche come allenatrice giovanile. A Parma era stata sempre nella Magik dove era stata allenata per anni da Daniele Lopez. «Ho potuto contare sul suo apporto sia come giocatrice che come allenatrice - spiega commosso il tecnico - dal momento che, oltre ad essere allenatore, ero anche direttore sportivo. Con lei abbiamo fatto la serie C, siamo stati promossi in B e poi abbiamo disputato le finali per salire in A2. Sono stati anni molto belli perché abbiamo raggiunto quel traguardo facendo giocare tutte ragazze del territorio».
E Titti che tipo di giocatrice era? «Piccola ma “codigna” come si dice dalle nostre parti - risponde Lopez -. Era un vero play, di quelle che non mollavano mai. In campo e fuori. Nessuno le ha mai regalato niente, quello che era e che aveva l'ha costruito lei».
Era di grande bontà, ma possedeva anche temperamento e personalità. Inoltre, era appassionata delle cose semplici della vita, come le uscite in compagnia con gli amici oppure le gite in montagna. «Le nostre famiglie erano amiche - conclude Lopez - e spesso uscivamo insieme con i bambini. Il “vecchio” gruppo del basket non si è mai perso di vista, nonostante lei e altre avessero smesso di giocare alcuni anni fa. Era una persona d'oro e non riesco a pensare che non sia più con noi».
«Una ragazza d'oro». La descrive così anche Davide Malinverni, presidente di quella Magik in cui Titti ha giocato tanti anni. «Brava come giocatrice e brava allo stesso modo anche con i bambini che allenava - continua il patron della società di via Abruzzi -. In campo era un grande difensore, grintoso, si attaccava alle caviglie delle avversarie e non le mollava. Metteva ordine nel gioco, come deve fare chi nel basket ricopre il suo ruolo. Nella vita, inoltre, si era sempre impegnata».
Malinverni racconta quando, arrivando in palestra, ancora prima di vederla sentiva la voce della Titti. «Sapeva comunicare agli altri la sua grinta» conclude.
Un altro che nel mondo del basket, specie quello femminile che nella nostra città vanta una lunga e gloriosa tradizione, ha incrociato il suo cammino con quello di Titti è Walter Antonini.
Il presidente dell'Anmic, nel 2009 l'ha infatti allenata alla Magik e sottoscrive i giudizi lusinghieri, sotto il profilo sportivo e umano, espressi da Lopez e Malinverni.
«Carattere solare e in campo grinta fuori dal comune - spiega - aveva un'ottima visione di gioco e in quella squadra costituiva un punto fermo. Inoltre, passava molto tempo in palestra e sapeva fare gruppo». Antonini, da sempre un pilastro nel mondo del volontariato, l'ultima volta che l'ha incontrata, in via Farini con la sua bambina, le ha proposto di impegnarsi proprio in quel settore. «Aveva la personalità giusta per aiutare gli altri».