Arnaldo Minuti, una carriera da diplomatico
«L'orgoglio di sentire elogiare Parma in tutto il mondo»
Nicola Corradi
È partito dall’Oltretorrente e da lì in poi la strada è stata lunga. Arnaldo Minuti, classe 1971, nato nella zona dell’Ospedale Maggiore di Parma, da un anno è Console Generale a Boston, una delle città più note degli Stati Uniti.
Un viaggio, quello iniziato con la carriera diplomatica, che in 24 anni lo ha portato in Etiopia, Canada, Messico e Francia, per poi farlo atterrare negli Usa. Fasi di vita diverse tenute insieme da un punto fermo a cui è sempre rimasto fedele: Parma. «Sono nato e cresciuto in città - racconta il Console Generale - Da piccolo frequentavo la parrocchia di Sant’Evasio, dove tra le tante cose ho anche imparato a giocare a calcio, lo sport al quale sono sempre stato legato. Poi ho frequentato il liceo classico Romagnosi: sono stati anni bellissimi, in cui abbiamo studiato tanto, ma abbiamo anche avuto modo di divertirci. Quando è stato il momento di iscrivermi all’Università ho deciso di rimanere a Parma, alla facoltà di giurisprudenza, in centro». Era la Parma degli anni ’90, «una città in cui si viveva molto bene, piena di giovani e a misura d’uomo». Minuti ricorda ancora la bicicletta con cui arrivava alle lezioni attraversando piazzale Santa Croce e la semplicità con cui riusciva a organizzare le giornate.
Una condizione di benessere e felicità che gli ha permesso di sognare in grande, oltre il confine delle Alpi. È proprio in quel periodo, infatti, che in lui nasce l’ambizione della carriera internazionale.
«Durante gli studi ho avuto l’opportunità di fare l’Erasmus a Cardiff, in Galles». Un viaggio che non solo gli fa aprire gli occhi, ma gli permette di conoscere la ragazza che poco tempo dopo sarebbe diventata sua moglie e che ancora oggi segue i suoi passi. «Lei è di Reggio - dice con il sorriso - quindi tra di noi c’è un’innata rivalità. Cosa ci unisce? Tante cose tra cui, ovviamente, il Parmigiano Reggiano». Minuti si laurea in legge nel 1996 e da quel momento in poi, per necessità lavorative, è costretto ad allontanarsi dalla città. Il primo incarico lo ottiene in Etiopia, poi si sposta in Canada e dopo quattro anni torna a Roma, al Ministero degli Esteri. Nel 2011 si trasferisce in Messico, dove si occupa di relazioni politiche con l’Italia e infine, con due bambini al seguito, approda nel 2015 alla sede centrale dell’Unesco a Parigi.
È proprio negli anni passati in Francia che Minuti ha la possibilità di riavvicinarsi a Parma. «Durante l’esperienza all’Unesco - racconta - Parma venne nominata Città Creativa per la Gastronomia. Per me è stata una grande soddisfazione, oltre che un piacere, vedere come la città avesse investito molto in questa sua caratteristica, che nell’immaginario collettivo e all’estero – oltre ad altre ben note eccellenze culturali come la lirica - ha così tanta influenza. Parma è un’espressione tangibile di quello che nelle relazioni internazionali viene definito soft power, cioè l’abilità di una nazione di persuadere o convincere tramite risorse intangibili come la cultura, i valori o la propria storia. Per me è un grande privilegio poter dire di essere nato e cresciuto a Parma, nota e apprezzata nel mondo. Negli Stati Uniti il nostro Paese è amato non solo dagli italoamericani, ma anche dagli americani che non vedono l’ora di visitare l’Italia e conoscono bene le caratteristiche della nostra città».
Ora Minuti rappresenta l’Italia da Boston, dove è arrivato un anno fa e dove rimarrà fino al 2026. «È una città in cui si vede chiaramente l’impronta anglosassone ed europea: è definita il centro culturale ed educativo degli Stati Uniti ed effettivamente è così. Qui c’è uno dei poli universitari più prestigiosi del mondo, basti pensare ad Harvard e al Massachusetts Institute of Technology in cui confluiscono menti e ricercatori incredibili. In questo contesto c’è un’importante e significativa presenza italiana, composta da figure e professionalità di altissimo livello. È veramente un luogo dove, fuori dai confini nazionali, tocchi con mano l’eccellenza italiana attraverso la quale, in stretto coordinamento con l’Ambasciata a Washington e la nostra rete consolare negli Usa, rafforziamo i rapporti con il nostro Paese e ne sviluppiamo di nuovi».