La sede
Tar, mille nuovi metri di modernità
Un trasloco e un viaggio nel tempo. Dagli stucchi e dagli affreschi di Palazzo Pallavicino alle linee essenziali e ai finestroni della nuova sede del Tar in un edificio che fino a poco tempo fa non esisteva. Anche gli arredi sono diversi: molti, troppo voluminosi, qui non hanno trovato spazio. Da piazzale Santafiora, l'indirizzo del Tribunale amministrativo di riferimento per Piacenza, Parma e Reggio Emilia si è spostato di poche centinaia di metri, fino alla Cittadella della giustizia: sul piazzale interno si affaccia un ingresso, mentre l'altro dà su strada del Conservatorio. Parte della classicità persa nelle forme ritorna nei suoni: è giorno di lauree oltre la via e basta aprire le finestre, perché Bach o Verdi facciano capolino. Chi lavora nella sede del Tribunale amministrativo regionale, a cominciare dal presidente, non se ne dispiace. Ma la nostalgia non manca. Caso, nominato al vertice della Sezione un anno fa, era stato magistrato a Palazzo Pallavicino dal 2003 al 2012. «Per me - dice - è un piacere essere tornato a Parma».
Che si sia entrati in un'altra era lo si capisce già all'ingresso, dove un pannello digitale indica i chilowatt prodotti dai pannelli fotovoltaici: l'edificio è in classe energetica A. Anche per questo il canone attuale è superiore al vecchio: quasi 138mila euro (137 al metro quadro) contro 98mila (115). Ma va ricordato che il contratto precedente risaliva al 2006... I metri quadrati ora sono mille (contro gli 849 di prima) disposti su tre piani ai quali si accede anche con un grande ascensore. Al primo, a sinistra lo spazio aperto del front office, con quattro scrivanie, mentre sul lato opposto si trovano gli studi occupati da altri tre dipendenti amministrativi. Colpisce la loro giovane età. Per completare l'organico ce ne vorrebbero altri due: se e quando arriveranno, lo spazio per loro non mancherà. Così come al terzo piano, dove oltre a quelli del presidente e del segretario generale della Sezione, Maurizio Colica, subentrato a inizio anno a Lucia Guglielmi, si trovano i tre studi dei magistrati previsti. Anche qui si è sotto organico: uno è vuoto. Il secondo piano ospita la sala udienze vasta un terzo della vecchia: i microfoni non servirebbero, se non fosse per le cause in remoto o per la necessità di chiamare gli avvocati nella loro sala. Una cinquantina le sedie, alle pareti litografie in prestito dalla Galleria nazionale e, alle spalle dei giudici, un crocefisso (moderno) di foggia orientale. Troppo largo, il vecchio scranno ad arco di Palazzo Pallavicino non poteva entrare: né qui né negli spazi delle amministrazioni contattate da Colica che si è dato un gran da fare per trovare un posto a un «monumento» ligneo non d'epoca ma comunque particolare. «Abbiamo cercato di riutilizzare tutto quanto possibile - spiega il segretario generale - o di trasferire i mobili ad altre amministrazioni». Due tavoli lunghi e di legno chiaro sono nella sala degli avvocati.
Salta all'occhio, rispetto alla vecchia sede, lo snellimento degli scaffali. «Merito della digitalizzazione - sottolinea il presidente - che ci ha anche permesso di continuare a lavorare anche durante il lockdown». Informatica sempre più fondamentale: lo è stata per non perdere nemmeno un giorno di lavoro durante il trasloco e ora per ricordare che il trasloco è avvenuto. «Continuiamo a inviare mail agli avvocati, specie a quelli delle altre province, per avvisare che ci siamo spostati».
Roberto Longoni