PROCESSO
Delitto di Gaione, testimonianze choc: «Vitalie era in ginocchio quando è stato accoltellato»
Sequenze rapidissime. Di paura e violenza su un palcoscenico a cielo aperto. È morto nel parcheggio di Gaione, Vitalie Sofroni, colpito al petto da una coltellata dopo che un calcio al collo l’aveva già lasciato senza respiro. «Era in ginocchio quando Gorgan gli ha dato la coltellata», racconta la vicina di casa di Sofroni davanti alla Corte d’assise. C’era anche lei la sera del 5 luglio 2022 in quello spiazzo di via Fontanini quando Gorgan Constantin, 29 anni, moldavo, ha ucciso l’uomo, stessa nazionalità, che aveva avuto la «colpa» imperdonabile di ospitare la sua compagna con la bambina, fuggita da casa perché stanca di botte e soprusi, almeno secondo quanto aveva denunciato.
Era toccato a una ragazzina di 14 anni assistere al blitz di Constantin, che si era arrampicato fino al balcone, nell'appartamento di Sofroni, poco prima dell'omicidio. Figlia dei vicini di casa, quella sera era nell'alloggio in compagnia di Mariana, la compagna di Constantin, e della piccola di 9 mesi. «Abbiamo sentito un rumore e Mariana mi ha detto “guarda chi c'è” - racconta in aula -. Lui è entrato con il coltello e io sono scappata».
Scatta l'allarme. E diventa una corsa tragica verso il baratro. Constantin si allontana a piedi con la compagna e la figlia, mentre la sorella della 14enne chiama Sofroni per avvertirlo di ciò che era appena accaduto. Lui si precipita a casa, insieme a un collega di lavoro, e con la vicina salgono in auto. Fino al parcheggio di via Fontanini. «Sì, un po' si sono picchiati, Vitalie e Gorgan - spiega rispondendo alle domande di Gaetano Sacco, difensore di Constantin -. Ma io ero di spalle e ho visto solo la coltellata quando mi sono girata».
Quel colpo al torace mentre Sofroni ha già le ginocchia piegate. «Ho visto che veniva colpito con un calcio al collo ed era chiaramente stordito, poi la persona che l'aveva aggredita si è allontanata un poco, ma è subito tornata e gli ha dato la pugnalata», spiega una passante che poi, insieme al marito, si è prodigata per tentare di rianimare Sofroni, 39 anni.
Più nebulose, invece, le testimonianze sui maltrattamenti che Mariana avrebbe subito dal compagno. Certo è, invece, come dimostrano le intercettazioni dal carcere, che Constantin, parlando con la zia, più volte ha fatto pressioni affinché la compagna ritirasse la denuncia. Lei, dallo scorso aprile, è tornata in Moldavia. E ieri non si è presentata al processo. Ma per la Corte «ha avuto offerte di denaro e subito minacce per non testimoniare». Tanto che, come richiesto dal pm Ignazio Vallario e dagli avvocati di parte civile Alessandra Mezzadri e Matteo De Sensi, tutte le dichiarazioni della donna raccolte durante le indagini sono state acquisite.
E Constantin? Seduto accanto al suo difensore, ha ascoltato il racconto di quella sera di ferocia senza quasi mai alzare lo sguardo.
Georgia Azzali