EMERGENZA

Povertà in aumento, Caritas: «Offriamo 300 pasti al giorno». E incombe il rischio sfratti

Monica Tiezzi

A Parma c'è chi non ha nulla da mangiare. I poveri che bussano alla porta di Caritas aumentano e si acuiscono i bisogni di chi già si trovava in una situazione di indigenza.

Se prima ci si trovava davanti a persone in difficoltà momentanea, oggi sempre più spesso si parla di povertà strutturale, ossia di una povertà cronica, difficilmente reversibile senza risposte corali.

I pasti offerti dalla mensa
I dati della mensa del povero di via Turchi non lasciano alibi: nel corso di tutto il 2022 sono stati offerti 70.992 pasti, nei primi dieci mesi di questo 2023 invece 72.060: ossia duemila in più. Di questo passo a fine anno i pasti offerti dalla Caritas saranno almeno sedicimila in più rispetto al 2022.

Simile il trend anche per quanto riguarda vestiti e docce, che testimoniano ancora una volta, il forte aumento dei bisogni tra le persone indigenti.

«Aumento palese»
Il vescovo Enrico Solmi è chiaro: «L'aumento del ricorso alla mensa e agli altri servizi Caritas è indice di una situazione palese di aumento della povertà. Questa parola nella bella e ricca realtà di Parma, può suscitare sorpresa, ma i dati sono inequivocabili». Le persone che si rivolgono a Caritas «non sono semplici bisognosi, ma si trovano in gravi situazioni di povertà - precisa il vescovo Solmi -. Tra loro ci sono anche dei parmigiani, sempre più numerosi».

«Duttilità dei regolamenti» Questo incremento dei bisogni «pone delle domande non solo in chiave assistenziale - prosegue monsignor Solmi - ma anche programmatica. Serve attenzione verso le realtà che operano per i poveri in maniera sussidiaria e una duttilità dei regolamenti».

Ventiquattro ore di carità
Maria Cecilia Scaffardi, direttrice della Caritas diocesana, fa il punto della situazione, partendo dall'iniziativa, appena conclusa, delle «Ventiquattro ore di carità». «Come consulta della realtà caritative della diocesi - spiega - abbiamo ripreso questa iniziativa dopo lo stop legato al Covid, coinvolgendo numerosi studenti delle scuole medie e superiori del territorio. Con la collaborazione dei docenti, abbiamo aperto lo sguardo su alcune criticità dell'attuale società e sulle conseguenti possibilità di aiuto. Il problema della povertà infatti è anche legato alla giustizia e ai diritti».

«Tanti hanno fame»
Dai dati di Caritas ad emergere è soprattutto il problema del cibo. «A Parma c'è ancora gente che ha fame e che, pur trovando risposte, ha bisogno di un supporto - spiega la direttrice di Caritas - . I dati testimoniano un aumento dei bisogni a tutto tondo: tutti i nostri servizi sono in crescita, a partire dal centro di ascolto. Lo scorso anno avevamo avuto 9.331 passaggi e a fine ottobre siamo già a 10.618. Lo stesso trend si è verificato per vestiti, docce e soprattutto i pasti della mensa».

A fine anno «i pasti erogati saranno almeno 16mila in più rispetto al 2022 - dichiara -. Ogni giorno tocchiamo quota 300 pasti, senza contare che a mezzogiorno è attiva anche la mensa di Padre Lino».

Problema cronico
Mettere a tavola trecento persone ogni giorno è un costo (i picchi si registrano a fine mese), ma il vero problema è legato alla cronicità del problema. «Le situazioni che si sono verificate a livello mondiale - osserva Maria Cecilia Scaffardi - hanno portato ad un aumento dei costi della spesa quotidiana e ad un allargamento della forbice tra chi vive nel benessere e chi non riesce nemmeno a fare la spesa».

«Andare alla radice»
«Bisogna prendere coscienza del fatto che non siamo davanti a delle emergenze - continua - ma a dei problemi strutturali, che richiedono risposte corali e non interventi tampone. Bisogna andare alla radice e questo ci pone una domanda su che società vogliamo, se a due o più velocità o inclusiva di tutti».

La giornata del povero rappresenta una sollecitazione, «un invito a compiere scelte personali, comunitarie e di città - conclude Maria Cecilia Scaffardi - per fare in modo che tutti stiano meglio».

Luca Molinari


  Emergenza: richieste in aumento per i dormitori  

Meno fondi per gli affitti. Incombe il rischio sfratti

Un tavolo di conciliazione fra proprietari e inquilini

Aumentano le richieste di aiuto, diminuiscono i fondi per la povertà stanziati dal Governo. Una situazione che preoccupa il Comune, dice l'assessore alle Politiche sociali, emergenza abitativa, welfare di comunità, contrasto alle povertà e alle fragilità e Politiche per la salute, Ettore Brianti.

Peserà molto - nella capacità di dare risposte alle fasce più fragili, quelle con Isee inferiore ai 7.500 euro, ma anche quelle nella fascia appena superiore a questa cifra - il taglio del fondo affitti e quello per le morosità incolpevoli, grazie ai quali l'anno scorso erano arrivati a Parma due milioni e 600 mila euro.

Per il resto, anche il Comune registra - così come la Caritas - un aumento del disagio. «Nel 2022 abbiamo accolto nel dormitorio femminile “Le Cento lune” di via Saffi, 84 persone, di cui 53 minori. Quest'anno, al 31 ottobre, hanno trovato riparo nel dormitorio già 128 persone, di cui 69 minori - fa notare Brianti - Lo stesso vale per il dormitorio maschile Cant (Casa accoglienza notturna temporanea) di strada Santa Margherita: 134 persone ospitate nel 2022, già 140 al 31 ottobre scorso».

I numeri quasi raddoppiano nel periodo più freddo dell'anno, quello che quest'anno deve ancora arrivare. Nel 2021 a 49 persone è stata data una risposta per l'emergenza freddo notturna, nel 2022 la cifra è salita a 92 e tutto fa pensare ad un ulteriore aumento nei mesi gelidi fra fine e inizio anno.

Mentre i quattro poli sociali della città (Lubiana, San Leonardo, Pablo e Montanara), che nel 2022 hanno dato risposte - fra le più varie ed eterogenee - a 2.759 persone, a fine dello scorso mese hanno già accolto le richieste di aiuto di 2.232 persone.

Il «cuore», così lo definisce Brianti, delle richieste di contributi è per la casa. «Da inizio anno l'impegno del Comune è stato di 750 mila euro per case per adulti e anziani con un Isee sotto i 7.500 euro, anche se possiamo derogare da questo requisito, concedendo l'aiuto anche a chi ha un Isee superiore. Nel 2022 l'abbiamo fatto nel 6% dei casi, quest'anno nel 13% dei casi».

Il problema, ribadisce Brianti, è che nel 2024 mancheranno all'appello gli oltre due milioni e mezzo stanziati dallo Stato.

«Nel 2022 sono stati liquidati due milioni e 600 mila euro ad oltre duemila nuclei familiari, ma il provvedimento non è stato rinnovato. La Regione, che cofinanziava il fondo, non può più coprire quindi richieste numericamente così importanti. Il Comune finora ha fatto salti mortali, aumentando i fondi. Ma se si considera anche che vengono meno le risorse del reddito di cittadinanza, si prospetta un 2024 impegnativo, con gente che busserà a tutte le porte», dice Brianti.

Per evitare la conflittualità fra proprietari di casa e affittuari e scongiurare sfratti «ingestibili», l'assessorato al welfare ha istituito un tavolo - che partirà fra la fine di quest'anno e l'inizio del 2024 - con l'Ordine degli avvocati, le associazioni dei piccoli proprietari di immobili, le associazioni di inquilini legate ai sindacati e il Comune. Il fine: trovare una conciliazione fra le diverse esigenze di chi possiede una casa e di chi l'ha in affitto. «La crisi non nasce solo quando l'affittuario è moroso, ma anche, ad esempio, quando il proprietario vende l'immobile o lo deve ristrutturare. Si tratta di trovare un accordo fra le parti e di integrare, fino ad un limite temporale di 18 mesi, il reddito dell'affittuario per trovare soluzioni abitative alternative o per pagare l'affitto ed evitare sfratti che colpiscono non solo le fasce con i redditi più bassi, ma anche chi arriva ad un Isee di 25 mila euro», spiega l'assessore.

E mentre il Comune prosegue il suo impegno anche sul fronte alimentare (Brianti ricorda la convenzione biennale con l'Emporio solidale per 120 mila euro annui, e quella con la Caritas), sta per partire un numero telefonico dedicato all'emergenza sociale. «Il servizio è già stato assegnato alla cooperativa “Dolce”: l'operatore che risponde prenderà nota della richiesta e la girerà per permettere una presa in carico da parte degli assistenti sociali e degli operatori ed eventualmente anche l'intervento di un automezzo», dice Brianti.

Monica Tiezzi