L'INGANNO AL RISTORATORE

Gentile e generoso, ma truffatore: a processo il finto nipote di Berlusconi

Georgia Azzali

Faccia tosta. Fantasia. Ma anche una buona dose di pazienza. Doti fondamentali per i truffatori di tutte le epoche. E lui, giovane, eppure con una consolidata esperienza nel settore, aveva dimostrato di possederle tutte. A cominciare dal nome con cui si era presentato in un prestigioso ristorante della città: aveva detto di essere Davide Berlusconi, niente meno che figlio di Paolo e nipote del cavaliere. E d'altra parte poteva anche essere credibile, se si considera che il nostro finto cliente vip per la sua prima cena nel locale aveva speso da solo 400 euro allungando una carta di credito platinum. Così affidabile, poi, che era riuscito a convincere il titolare del ristorante ad affidarsi a lui per acquistare un particolare modello di Rolex difficilmente reperibile, ma che, date le sue conoscenze, avrebbe avuto con un ottimo sconto. Il piano è fallito per un imprevedibile colpo di fortuna del ristoratore, ma il sedicente Berlusconi junior - al secolo un 40enne milanese pregiudicato - è finito sotto processo per tentata truffa. Processo cominciato e in realtà presto finito perché ieri, davanti al giudice Pavarani e al pm Sicilia, il ristoratore, considerando che non ha perso soldi e a distanza di anni non ha avuto più problemi, ha deciso di rimettere la querela.

Ma ripartiamo da quell'incontro alla fine dell'estate del 2017. Verso la metà di settembre sul sito del locale era stata registrata la prenotazione per un tavolo per due persone. Il giorno successivo era arrivato un giovane uomo elegante dai modi garbati: si era presentato come Davide Berlusconi scusandosi per il fatto di essere solo e poi aveva anche ordinato una bottiglia molto prestigiosa.

Un vino da degustare con calma, tanto che era rimasto nel locale ben oltre l'orario di chiusura. Non dimenticando di far passare il messaggio più importante: lui era il nipote di Silvio Berlusconi. Così, alla fine del servizio, il titolare si era avvicinato e aveva cominciato a conversare con l'ospite illustre. Chiacchiere tra il serio e il faceto, finché il discorso era finito sulla passione del ristoratore per gli orologi.

Così soddisfatto della cena che il giorno dopo il finto Berlusconi si era presentato anche per pranzo, che poi il titolare gli aveva offerto. Ed era tornato di nuovo alla carica con la storia degli orologi, sottolineando il fatto che lui aveva conoscenze alla Rolex Italia.

Si erano salutati scambiandosi i numeri di telefono. Così era cominciata la pioggia di messaggi e foto di orologi. Due mesi e mezzo dopo avevano cenato insieme a Milano. E il fantomatico Berlusconi si era presentato con alcuni regali sia per lui che per la moglie.

Ricco e generoso, il finto rampollo. Bravo a preparare il terreno per far scattare la truffa. Tanto è vero che qualche giorno dopo il ristoratore gli aveva chiesto di poter acquistare quel Rolex che avrebbe fatto fatica ad avere velocemente. E lui aveva risposto in tempi brevissimi dicendo, non solo che aveva contattato direttamente l'ad della Rolex Italia, ma anche che aveva già inviato un bonifico di 6.650 euro per il pagamento. «Tranquillo, appena vengo a Parma, mi darai i soldi», gli diceva.

Tante. Troppe premure. E i primi sospetti da parte del ristoratore. Ma il caso ha fatto saltare tutto: quando l'uomo si è ripresentato nel locale, dalla tasca della giacca, che la moglie del ristoratore stava sistemando nel guardaroba, è scivolato fuori il passaporto. Con tanto di sorpresa: era sua la foto sul documento, peccato, però, che il nome fosse un altro. Nemmeno lontano parente di Berlusconi.

Georgia Azzali