Il produttore

Jeremy Thomas: «Lavorare con Bertolucci? Indimenticabile»

Gloria Sanzogni

È difficile non accorgersene ma, per i più distratti, da qualche giorno, una delle pareti che compongono il Complesso Monumentale della Pilotta è stata adattata a maxischermo perfetto per proiettare le immagini di uno dei capolavori della cinematografia mondiale: «Piccolo Buddha» di Bernardo Bertolucci. Fino al 30 novembre, infatti, tutti coloro che passeranno per la Pilotta, potranno osservare il video mapping del backstage del film realizzato dal fotografo Basil Pao e proposto nell’ambito delle manifestazioni per il trentennale della pellicola dalla Fondazione Bernardo Bertolucci, in collaborazione con Parma Film Festival, Fondazione Solares e Smeg.

L'altra sera, inoltre, al Teatro del Parco situato all’interno della cornice del Parco Ducale, dove è presente fino alla fine del mese, una mostra del backstage del film dei fotografi Alessia Bulgari e Angelo Novi, si è tenuto l’incontro con il premio Oscar Jeremy Thomas che, nel 1993, lavorò al fianco
di Bertolucci nella produzione del film. Intervistato
dal critico cinematografico Marcello Garofalo, l’evento prevedeva una chiac-
chierata con il produttore britannico e la successiva proiezione della versione restaurata di «Piccolo Buddha».

«È un grande onore per un critico cinematografico avere accanto uno dei produttori indipendenti più illuminati della storia del cinema - ha introdotto così Jeremy Thomas, Garofalo -. A lui si devono capolavori diretti da grandissimi registi come Bertolucci, a cui è dedicata questa serata, e insieme a lui proveremo a capire come sia possibile realizzare un cinema pensato in grande, così emozionante per il cuore e così intenso per la mente».

«Bernardo era interessato all’idea della reincarnazione e del viaggio dello spirito attraverso diverse vite e ci è piaciuta subito perché la sfida era traslarla su un bambino occidentale nella contemporaneità della società buddhista - ha spiegato Thomas -. È stato uno dei kolossal più grandi che abbia prodotto e una delle cose più difficili è stata trovare i finanziamenti e girarlo senza le tecnologie che abbiamo oggi. È stato realizzato a Seattle, in tutto il Nepal e in alcune località del Bhutan e nessun film era mai stato girato in quei luoghi prima di allora, per questo tutta l’esperienza fu indimenticabile. All’inizio, poi, doveva chiamarsi solo “Buddha”. Grazie alla mia famiglia ho scoperto il cinema e mi sono appassionato: guardando indietro ai cinquant’anni di film che ho prodotto, posso affermare che ho amato ogni istante di questo lavoro».

Thomas ha, infatti, lavorato come produttore indipendente per registi del calibro di Bertolucci, Wenders, Cronenberg, Glazer, Depp e il nostro Garrone e, alla domanda «C’è qualcosa che accomuna tutti questi autori e che le ha fatto nascere il desiderio di collaborare con loro?», ha risposto soltanto: «I must be mad», «devo essere pazzo».

Gloria Sanzogni