Il 12 dicembre: protagonista Bollani
Natale insieme, festa in musica (per tutti) al Regio
Per un concerto che vuole essere un dono. «Natale insieme» nel giorno della vigilia di Santa Lucia guarda oltre lo spettacolo: una festa della città, voluta da Fondazione Cariparma.
Una festa per non escludere nessuno, dentro e fuori le mura di quello che per tutti i parmigiani è già un monumento nazionale: il Teatro Regio. Con il «piano solo» di Stefano Bollani Parma tutta si riunisce sotto lo stesso palco: una performance a ingresso libero, su prenotazione, per offrire un posto anche a chi non ha l'abitudine o la possibilità di frequentare il Teatro: giovani, nonni, casalinghe, operai, ma anche gente che va di fretta. Perché il 12 dicembre ci si ferma: il Regio apre le porte al popolo di centro e di periferia, alle comunità dei forti e dei deboli, spesso esclusi dagli eventi.
Ma «Natale insieme» non sarà un'occasione, piuttosto una tappa di un lungo percorso di condivisione, che Fondazione Cariparma in sinergia con Fondazione Teatro Regio stanno «scavando» nel segno di una lingua universale: la musica. Che in questo caso si fa grande con l'arte dell'interpretazione e dell'improvvisazione, la stessa che scorre nel sangue di Bollani. Un'arte trasversale che sa accogliere più spettatori, più culture e idee, sulla linea dell'emozione: è il potere della musica, nel suo significato più alto. Questo ha condiviso Franco Magnani, presidente della Fondazione Cariparma, con Luciano Messi, sovrintendente del Teatro Regio, per accompagnare la città e la provincia in un bel viaggio: di «valore».
La musica svolge un importante ruolo d’inclusione sociale?
Franco Magnani: «La musica è l’arte che unisce per eccellenza, è di tutti e per tutti, è un modo di comunicare universale, per questo non c’è civiltà in cui non sia esistita. La musica unisce i pensieri ed è il modo migliore per intrattenersi. Da anni il nostro personale regalo di Natale alla città mette al centro la musica. Nelle comunità, piccole o grandi che siano, spesso manca la capacità di relazionarsi con gli altri, ma in uno scenario globale così duramente colpito da conflitti, emergenze, fragilità crescenti, crediamo che un momento di autentica convivialità vissuta tutti insieme, possa renderci maggiormente consapevoli di far parte di una grande comunità, inclusiva, solidale, che affronterà unita le sfide del futuro. Con il cuore in mano, offriremo così a tutti la possibilità di venire a vedere Stefano Bollani, uno straordinario interprete».
Luciano Messi: «La musica esercita un importante ruolo di inclusione sociale e lo esercita in maniera potente, con un linguaggio e una capacità di raccontare per riscoprire le emozioni. La nostra Fondazione è un'istituzione che si occupa di musica, ponendo però al centro anche il ruolo sociale del teatro. E questo concerto non sarà solo una performance, ma un momento per condividere un'esperienza. Un momento che rientra a pieno titolo nel manifesto etico del Regio, senza rinunciare a spettacoli di grande valore. La missione è quella di portare la musica fuori dal teatro, per raggiungere anche realtà periferiche e marginali, per una maggiore integrazione tra gli artisti, il personale del Regio e la comunità nel suo complesso».
La musica riesce ad essere anche un ponte tra generazioni?
Franco Magnani: «Ogni spettacolo dal vivo, prima di essere arte, è rito. L’arte tende a conferire senso alle cose, invita a guardare oltre sé stessi, promuove un contatto con la nostra essenza più profonda e permette di mettere in contatto generazioni anche molto distanti tra loro. Oggi è sufficiente avere un telefonino per riprodurre la musica, ciò nonostante non è venuto meno il desiderio di fruirla dal vivo, perché in quelle sette note ognuno di noi può trovare l’infinito che ha dentro e metterlo in connessione con gli altri. La musica è l'espressione del momento e va ascoltata con rispetto, in quanto nelle sue più varie manifestazioni ha sempre rappresentato le persone che hanno vissuto tempi diversi. Ecco perché la musica diventa un'occasione magica di condivisione tra più generazioni».
Luciano Messi: «Alcuni artisti come Stefano Bollani riescono ad essere un ponte naturale tra generazioni. Più in generale, la musica parla a tutti in tutti i momenti storici, ma spesso i giovani non sono raggiunti da questo messaggio. Per cui bisogna affidarsi a musicisti come Bollani, che ha una grande capacità di interagire con i giovani. Certamente c'è bisogno di valorizzare di più la musica e il sistema educativo deve incentivare le attività propedeutiche che avvicinano i giovani alla musica, anche per fornire strumenti di comprensione. Allo stesso modo i teatri devono favorire la partecipazione dei giovani alla produzione della musica, anche quella cosiddetta colta, affinché non rimangano semplici ospiti occasionali. Il Teatro Regio ad esempio dedica programmazioni specifiche per coinvolgere i giovani, a cominciare dalle opere per gli under 30 e con altre iniziative con agevolazioni per l'acquisto dei biglietti, perché anche il fattore economico a volte costituisce una barriera. Sulle ultime generazioni il nostro impegno è massiccio, grazie all'ufficio progetti speciali e educazione, per cui tutte le fasce d'età sono coperte con proposte mirate. Il Teatro Regio poi dà voce anche alla creatività giovanile: basta pensare a Verdi Off e ad altre programmazioni. Si può sempre fare di più, ma il Teatro Regio ha chiara questa missione e la svolge con efficacia».
Da anni la relazione tra Teatro Regio e Fondazione Cariparma è molto stretta. Quali sono i valori che vi accomunano?
Franco Magnani: «Condividiamo la stessa modalità d’approccio al lavoro e al prossimo, sia nei nostri rapporti interni, che con i soggetti esterni. Correttezza, equità, integrità, trasparenza e rigore sono al centro della nostra attenzione, così come il rispetto delle procedure e delle finalità che ci siamo dati, con l’obiettivo primario di "fare bene", per il benessere di tutta la nostra comunità. Avendo poi a Parma la fortuna di avere un teatro come il Regio, potevamo essere solo desiderosi di collaborare insieme e visti i presupposti con un rapporto limpido. Il segreto è lavorare bene e molto in maniera produttiva per rispondere a un domani fatto di necessità sempre in crescita. E quello del 12 dicembre non nasce dalla volontà di organizzare un evento fine a se stesso, ma di fare qualcosa di importante per la città».
Luciano Messi: «Alla base della stretta relazione con Fondazione Cariparma c'è una convergenza di missione per il bene di questa comunità. È un rapporto costruito sul dialogo per mettere a punto una progettazione comune e capire insieme i percorsi più significativi nel rispetto dei reciproci ruoli. Con la Fondazione Cariparma sin dal primo incontro abbiamo condiviso il senso di un lavoro comune, mettendo a confronto le sensibilità e le professionalità. Non dimentichiamoci che la Fondazione Cariparma è un importante osservatorio dei bisogni reali. La nostra soddisfazione di metterci a disposizione per un'iniziativa che non si presenta come un evento, ma come un momento che fa parte di un percorso che si sviluppa nel tempo al servizio della comunità è davvero grande. Aprire il teatro per un'iniziativa di spessore è un modo per sostenere valori in cui crediamo ed è anche un modo per rafforzare l'indispensabile ruolo di contemporaneità del teatro. Le nostre istituzioni devono concorrere al benessere sociale. Ed è proprio per questo radicamento al territorio e per l'attenzione alla comunità che la Fondazione Teatro Regio e la Fondazione Cariparma si sono incontrate».
Mara Varoli