PARMA
Via Liguria, parla la proprietaria della palazzina: «La mia casa occupata? Liberata dopo 11 anni di battaglie»
«Il normale ladro che ti si infila in casa arriva, ruba e se ne va. Chi invece ti prende la casa, te la occupa e poi rimane lì. E tu ogni giorno devi fare i conti con la sua presenza. È davvero devastante».
Paola Cerino Canova sa bene di cosa parla: lei ha visto «i ladri» entrare nella sua abitazione di via Liguria il 28 aprile del 2012 e per ottenere lo sgombero ha dovuto aspettare 11 anni. «Solo il 9 novembre scorso le forze dell'ordine hanno liberato l'immobile. Ma non ho la forza neppure di avvicinarmi per vedere come è ridotto».
Una reazione molto umana, comprensibile, per una persona che per tutti questi anni ha lottato per ottenere giustizia. «Ma quello che mi ha ferito di più è stato non ottenere nessuna risposta». Solo da pochi giorni, infatti, la palazzina è sotto sequestro, chiusa e sigillata. Ma il peso di quegli anni di pec e carte bollate lanciate nel vuoto continua a farsi sentire. «Quella era la casa dell'affetto, della famiglia, per me ha sempre avuto un valore speciale. Anche se per le vicende della vita poi sono dovuta andare a vivere lontano, quella palazzina ha sempre rappresentato un riferimento, lì hanno abitato i miei familiari», spiega ricordando però che un giorno, appunto del 2012, al mattino presto qualcuno arrivò pronto a far saltare i cancelli e le porte. «C'erano state avvisaglie e così avevamo provveduto a staccare tutte le utenze, a sigillare le vie d'accesso, bloccare i cancelli esterni con catene. Ma non è servito».
La palazzina venne infatti occupata e, almeno per i primi tempi, Paola Cerino Canova continuò a pensare di poterne tornare in possesso a breve. «Mi era stato promesso che appena avessimo trovato un acquirente le forze dell'ordine sarebbero intervenute per uno sgombero. Ma ben presto questa ipotesi svanì». Sì, perché di colpo calò il silenzio. E questo, nel pacato racconto della proprietaria, è l'aspetto più doloroso. «Ho continuato a scrivere, a fare esposti, segnalazioni. Ma senza nessun esito, non ricevevo ormai neppure un riscontro. Mentre chi era all'interno, senza nessun titolo, ha addirittura ottenuto la residenza nella mia casa».
Paradossi della burocrazia? Pare proprio di sì: come quelli legati al progressivo degrado di un'abitazione ormai «fantasma». «Nel 2017 i vigili del fuoco sancirono la pericolosità di quella casa in cui erano ammassate bombole per il gas senza controllo. Di fatto era una polveriera e, anche per questo, penso cosa hanno dovuto sopportare i vicini. Ma ancora ero da sola, senza strumenti». Al punto che da parte del Comune, di recente, arrivò persino un verbale in cui si intimava di mettere in sicurezza la palazzina. «Lo so, pare assurdo: ma io non potevo neppure entrare ma me ne sarei dovuta occupare. E chissà come sarebbe andata a finire se non ci fosse stato l'interessamento del mio legale, l'avvocato Massimo De Matteis e del consigliere comunale Priamo Bocchi che si sono presi a cuore la mia situazione. E grazie al loro impegno, finalmente, lo sgombero è stato svolto e devo ringraziarli di cuore».
Ora, lo abbiamo detto, la casa è sotto sequestro ed è ancora presto per capire quale sarà il suo destino. Ma per la proprietaria è tempo, finalmente, di tornare a respirare. «Sono stati anni dolorosi, non si può capire quanto ci si può anche ammalare per le ingiustizie subite. E non a caso uso questo termine: quando nella casa abitavano ancora le mie zie, per diverso tempo abbiamo ospitato persone in difficoltà, in modo assolutamente gratuito ma legale, di nostra volontà. Non c'è mai stato insomma egoismo da parte nostra. Ma vederla profanata e devastata per anni è stato una pugnalata tanto che ora, davvero, non so neppure se voglio rivederla. Mi è stata rubata per troppi anni. Ora, preferisco ricordarla com'era quando era la mia casa».