INTERVISTA

Dalla musica alla docu-serie per Netflix: i progetti made in Parma di Charlie Rapino

Matteo Scipioni

Con lui non è mai una chiacchierata semplice e lineare. Charlie Rapino è un vulcano nel senso più letterale del termine. Con lui si parla di tutto. Se l'argomento dell'intervista è il suo nuovo lavoro di successo, si finisce per spaziare a trecentosessanta gradi parlando di tutto. E di cose da dire ne ha tante.

Non potevamo non incontrarlo nel «suo» Oltretorrente, nella suggestiva cornice della Giovane Italia, baluardo e vigile silenzioso di questa porzione della città dove Graziano Mallozzi è nato e cresciuto prima di spiccare il volo per Los Angeles e, soprattutto, Milano e Londra. Addenta una fetta di torta fritta con l'immancabile prosciutto e gira gli occhi al cielo: «Peccato non averla tutti i giorni a Londra...». Questo quartiere è casa sua, la sua capitale degli affetti. Non si poteva non parlare del suo grande amico, il Kampah (Flavio Campagna), anche lui figlio dell'Oltretorrente: «Mi manca tantissimo, con lui ho perso un fratello...».

Si chiacchiera di tutto, si diceva, Charlie ha una lunga vita vissuta nel mondo dello spettacolo (tra i tantissimi ruoli è stato direttore artistico della Sony Music), tante storie, tanti aneddoti e racconti di ogni tipo: Maradona, Elvis, intelligenza artificiale, Dubai, Londra, Los Angeles, Parma, festival di Sanremo, si parla di cucina come di streaming, di cocktail come di pittura: «Morgan, caro amico mio e del Kampah dice che sono l'Enrico Cuccia della musica, reggo le fila della musica» e scoppia a ridere.

Difficile, con lui, viaggiare con la bussola. Charlie, motivo o meglio scintilla dell'intervista, è il produttore della docu-serie di Netflix che sta avendo un successo planetario, quella su Robbie Williams, artista che lui conosce molto bene.

Già, Rapino è stato l'uomo dietro al successo dei Take That. «Vuoi sapere come è nata la serie? Ero al Groucho club di Londra con il mio amico Damiano (Vukotic) e parlavamo del Ridley Scott Creative Group (Rapino è responsabile della sezione musicale) - racconta -. “Vorrei fare un docu-film”, mi chiede, “chi avresti di interessante da proporre?”. Non ci penso un attimo, Robbie è personaggio non solo stra-famoso, ma anche eclettico. E' lui l'uomo adatto, penso. Prendo il telefono e lo chiamo. Nemmeno un secondo per pensarci che accetta».

E poi, tra i tanti aneddoti: «A casa sua ha materiale sconfinato, tantissima roba che abbiamo dovuto selezionare. Ma il lavoro che ne è uscito è un capolavoro».

E spiega: «Lui (Robbie) in mutande che guarda se stesso, la sua vita e scoppia anche a piangere nel vedere che razza di persona è stato...».

Una docu-serie numero uno in 23 paesi: «Oggi tutto è diverso da una volta, come puoi fare un disco puoi fare anche un film».

A ritmo coinvolgente e senza tregua mica si ferma a questo: «Adesso faremo uscire un'altra docu-serie su Miriam Makeba».

Poche anticipazioni perché a breve c'è Sanremo, e di quello inizia a parlare: «Con la Artist First e Claudio Ferrante andremo al Festival con  Alfa».

Si passa subito a parlare di altro, distratti anche dai non pochi giovani che vogliono un selfie con lui. In questo caso incide anche l'essere un volto televisivo noto come coach del talent show Amici di Maria De Filippi. E anche qui ha messo una firma non male: lui è stato insegnante di Emma Marrone. «Il mondo della musica è cambiato, completamente: una volta si faceva il tour per promuovere il disco, adesso si fa il disco per promuovere il tour». Non poco, nella rivoluzione musicale, ha influito lo streaming. Non possiamo non chiedergli se è vero che alcuni artisti comprano i clic: «No, i dati sono veri - risponde - queste piattaforme, come Spotify in primis, mica sono degli sprovveduti. Se alcune playlist sono sospette o alcuni dati sono poco limpidi se ne accorgono immediatamente». Adesso Charlie Rapino segue anche, con una delle sue creature, lo sviluppo del metaverso, l'intelligenza artificiale: «Non possiamo certo stare a guardare ciò che succede davanti a noi. Mi spiego: il mondo della musica è lì e si vede passare davanti il treno dell'intelligenza artificiale. Devi decidere se prenderlo ora o rincorrerlo più avanti...». E poi? «I cantanti così rischiano di diventare eterni. Si tratta solo di un problema di legge, cioè come proteggere gli artisti dal punto di vista legale. Ma anche, per così dire, regolamentare le attività dell'intelligenza artificiale». Insomma in questo momento «siamo in pieno fermento, dove andremo a finire non lo so. Difficile certo sarà tornare indietro».

Il momento parla tanto di Taylor Swift, protagonista musicale assoluta: «Il suo produttore, Max Martin è il più grande in circolazione, l'ha portata dal country ad evolversi in continuazione. Un successo meritatissimo il suo». E Parma? «Non lo sapevi che è la capitale della musica?». Come... «Ci siamo io, Paul Sears (manager di Benny Benassi) e Giacomo Coveri (il Solito Dandy)» e scoppia a ridere. Ma a ripensarci non ha detto una cosa così fantascientifica.

Matteo Scipioni