Lutto
Addio al genio creativo di Matteo Valesi
Era l’intelligenza gentile, l’unicità sensibile, lo straordinario silenzioso, Matteo Valesi.
É scomparso improvvisamente a soli 53 anni, lasciando i genitori, il fratello, il figlio Olmo e una schiera di amici che pare infinita. Tutti parlano della sua intelligenza, del suo essere geniale e sensibile da sempre, dai banchi del liceo Romagnosi, fino all’Università con il 110 e lode in Sociologia e nel suo lavoro, prima in Spagna, poi a Lucca, quando ha deciso di salvare l’Antica tipografia Biagini, covo di preziosa cultura e infiniti scambi (tra i suoi clienti Robert De Niro, Sharon Stone, Jodie Foster).
In questi giorni i ricordi si moltiplicano insieme all’affetto. C’è «Matt» in quel lungo viaggio in vespa, nell’amore per il «suo» Parma condiviso con il figlio Olmo, nelle lettere antiche della sua bottega, nella cultura come libertà e ribellione insieme. Lo ricordano i suoi più cari amici: «Dove sei libererai tutti gli animali dalle gabbie, darai un nome a tutti i fiori che incontri, farai esplodere fiori dai missili - scrive Tito Pioli -. Fratello Meo, eri il nostro Fitzcarraldo, quello delle missioni impossibili».
Matteo era «quello fuori dagli schemi, geniale, sei sempre stato un punto di riferimento per me» rivela Marco Galeotti. Commosso anche l’addio dell’amica Eugenia Capone: «Caro Matt, sei stato come un fratello, ora sei il mio angelo - dice, accompagnando le parole a una fotografia che li ritrae insieme sorridenti -. Un giorno ci riabbracceremo, perché l’amore finisce, ma l’amicizia mai. Ti saluto con una delle tue canzoni preferite: Dirty old town dei Pogues».
Matteo, anima in avventura: «Partimmo in due sulla mia vespa, 7600 km di asfalto, miscela, birrette, panorami sconfinati e vento in faccia. Ogni giorno era emozionante proprio come vorremmo che fosse sempre la nostra vita» racconta Gianmaria Dazzi. Matteo, anima gentile: «Le tue lettere sono anche il tuo tratto, una pre/disposizione gentile dei caratteri al foglio e del tuo carattere alle persone - scrive Cesare Pastarini, che aveva raccontato qualche anno fa dell’Antica tipografia Biagini sulla “Gazzetta” -. Sai di essere un artista, ma non lo hai mai detto a nessuno». Anima unica. Perché, come ha scritto il giornalista Luca Sommi nel suo ricordo, riportando le parole con cui Max Jacob definì Erik Satie: «Lui è un mammifero la cui specie annovera un solo esemplare: lui».
Anna Pinazzi