IL PROCESSO

Delitto di Gaione, Gorgan: «Chiedo perdono, non volevo fare male»

Georgia Azzali

Il capo sempre reclinato. Seduto accanto al suo avvocato, in quell'aula gelida del tribunale, Constantin Gorgan non ha mai incrociato lo sguardo dei familiari di Vitalie Sofroni. L'amico che gli aveva dato un lavoro come corriere nella ditta del fratello e che poi lui ha ucciso nel parcheggio di strada Fontanini. Doveva pagare, Vitalie, 39 anni, moldavo, per aver ospitato per un paio di giorni Mariana, la sua compagna, fuggita da casa con la bambina di 9 mesi perché stanca, almeno così ha raccontato, delle sue violenze. Mai un sussurro, Gorgan - 29 anni, moldavo - fino a quando ha preso la parola davanti ai giudici. «Mi dispiace, ma non volevo fare del male. Chiedo perdono alla famiglia di Vitalie, a mia figlia e a Mariana. Vorrei tornare indietro, ma purtroppo non si può».

Dichiarazioni spontanee. Perché Gorgan aveva già parlato a lungo mesi fa, durante l'interrogatorio davanti al gup. La voce è ferma, ma pare incresparsi quando evoca la figlia, 2 anni appena. «Lei è tutto per me, volevo solo prendere lei. Se avessi voluto fare del male a Vitalie, lo avrei fatto prima, quando è venuto a casa mia a riprendere il furgone, e non scappavo dalla strada principale. Mi spiace, perché se non avessi dato uno schiaffo a Mariana, non sarebbe successo nulla», dice davanti alla Corte d'assise, presieduta da Alessandro Conti.

Solo una sberla. E' la versione di Gorgan, quella che sta portando avanti dalla sera stessa dell'arresto, il 5 luglio 2022, dopo aver chiamato lui stesso le forze dell'ordine per dire che aveva appena ucciso un uomo. Ma per la procura Mariana subì violenze psicologiche e fisiche, tanto che Gorgan è accusato di omicidio in occasione di maltrattamenti e con l'ulteriore aggravante della premeditazione. Ci sono le parole di Mariana, che non si è presentata al processo, ma il pm Ignazio Vallario ha ottenuto che le sue dichiarazioni venissero acquisite perché avrebbe subito minacce da Gorgan, come emerge da alcune intercettazioni telefoniche dal carcere. Eppure, del suo dramma pare che pochi sapessero. «Quando è arrivata da Vitalie, la prima sera ha dormito a casa nostra, visto che c'era posto, perché mia moglie lavorava quella notte - spiega il vicino di casa e collega di Vitalie rispondendo alle domande di Alessandra Mezzadri, difensore di parte civile -. Io ho visto Mariana quel giorno per la prima volta e mi ha fatto vedere una sua foto sul telefonino: aveva del sangue sul labbro e sulla guancia».

Ma da quando Mariana subiva? Il pm Ignazio Vallario e il difensore Gaetano Scotto incalzano il vicino di casa: «A me ha detto che era successo un paio di volte», risponde. Mentre Mihail Sofroni, aggiunge: «Mio fratello mi aveva detto che Gorgan aveva cercato di buttare giù dal ponte Mariana e la figlia. Ma tra Vitalie e Mariana non c'era nulla. Gli avevo anche mandato un messaggio quando avevo saputo che lei era andata a casa sua, ma lui mi aveva risposto che Mariana poteva essere sua figlia. E che lui l'aiutava perché quello che stava succedendo a lei poteva capitare anche a sua figlia, che ha solo qualche anno in meno di Mariana».

Eppure, Vitalie si era mostrato generoso con Gorgan: l'aveva inserito nella ditta di trasporti del fratello e gli consentiva di utilizzare il furgone per tornare a casa dopo il lavoro, visto che non aveva l'auto. Il camioncino che poi Vitalie e il collega vicino di casa erano andati a riprendere, perché avevano saputo che Gorgan ci andava in giro anche il fine settimana e alcune volte sarebbe stato visto ubriaco. «Siamo andati a casa sua verso le 10,30 di sera, ma lui era già a dormire, ci aveva detto la moglie al telefono. Non ci sono state botte, niente. La questione si era risolta».

Un punto cruciale. Perché invece Gorgan aveva parlato di minacce. E così aveva giustificato il coltello con cui era uscito quella sera. Prima di fare irruzione in casa di Vitalie, in via Montanara, quando lui non c'era, portandosi via la compagna e la bambina. Fino alla coltellata, pochi minuti dopo, nel parcheggio.

Georgia Azzali